La DKW aveva la propria sede Zschopau (Sassonia), nella zona della Germania occupata alle forze di occupazione sovietiche alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Qui, nel 1939, era stata messa in produzione la motoleggera RT 125 (RT sta per “ReichsTyp”), una 2 tempi monocilindrica dalle caratteristiche al contempo semplici ed innovative.
I bassi consumi, la leggerezza, la semplicità costruttiva, e di conseguenza i bassi costi di produzione e la facilità di manutenzione, la rendevano il mezzo di trasporto autonomo ideale per una società che doveva risollevarsi dagli effetti deleteri della seconda guerra mondiale.
Perciò la fabbrica venne letteralmente saccheggiata e vennero trasferiti in Russia macchinari e progetti e anche una parte della mano d’opera qualificata.
Repliche della RT 125 vennero costruite in Russia ed in Polonia e poi, nel 1948, ne venne ripresa la produzione, affidata alla MZ, nell’originario stabilimento di Zschopau, situato in quella che era diventata la Germania Orientale, inizialmente con il marchio IFA ed in seguito con il marchio MZ.
Rimanendo in ambito del territorio tedesco, ma nell’area di competenza delle truppe alleate anglo/americane, a Inglostadt, in Baviera, venne ricostituita la DKW avvalendosi della collaborazione di alcuni tecnici ex dipendenti della fabbrica di Zschopau che avevano scelto di stabilirsi nella zona occidentale della Germania.
E anche in altri paesi occidentali la motoleggera tedesca venne apprezzata per le sue caratteristiche di semplicità ed efficienza.
Entrata in possesso dei progetti originali della RT125, la Harley Davidson si cimentò nella produzione di una replica, la Model S 125.
Anche alcuni produttori italiani si ispirarono alla RT125, tra i più noti ricordiamo la Bianchi e la Moto Morini e l’importatore italiano della DKW, Bruno Cavani di Bologna, che ne allestì una propria versione con motori originali DKW montati su un telaio prodotto in Italia.
E alla RT 125 si ispirò anche la Yamaha per la sua prima motocicletta, la YA-1 125 Dragonfly.
Ma la replica di maggior successo fu senza alcun dubbio l’inglese BSA Bantam, allestita anche nelle cilindrate 150 e 175, di cui si dice siano stati prodotti non meno di 250.000 esemplari.