C’è stato un tempo in cui nel Campionato del Mondo di motociclismo il titolo delle cosiddette “classi medie”, la 250 e la 350, aveva spesso una rilevanza superiore a quello della “classe regina”, la 500, se non altro per il maggior numero di partecipanti di rango, sia nell’ambito dei piloti che in quello dei costruttori. A conferma di ciò vi invito scorrere l’albo d’oro del Motomondiale.
Ebbene nonostante questo elevato livello di competitività, ricordiamo tre piloti che, sia pure in circostanze leggermente diverse, si sono laureati Campioni del Mondo da privati.
Hermann Paul Müller (Bielefeld, 21 novembre 1909 – Ingolstadt, 30 dicembre 1975), Campione del Mondo classe 250 nel 1955.
Nel 1955 la NSU allestì una moto da competizione, la Sportmax 250 monocilindrica derivata dalla Max 250 di serie, destinata ai piloti privati; fra questi la casa selezionò i più dotati ai quali offrì assistenza diretta (pertanto li si potrebbe definire semi ufficiali o privati assistiti): John Surtees, Sammy Miller, Hermann Muller e Hans Baltisberger. In classifica generale Muller finì davanti a fior di piloti e moto: Sandford (Guzzi), Lomas (MV), Taveri (MV), Masetti (MV).
Phil Read (Luton, 1° gennaio 1939 – Canterbury, 6 ottobre 2022), Campione del Mondo classe 250 nel 1971.
Alla fine del 1968 la Yamaha annunciava il ritiro dalle competizioni ma nel contempo allestì delle moto da affidare a piloti privilegiati; tra questi non rientrava Read che si era inimicato i vertici sportivi della casa giapponese per non avere rispettato gli ordini (anzi gli accordi) di scuderia “scippando” un titolo al suo compagno di marca Bill Ivy; pertanto Read fu costretto a barcamenarsi con ingaggi sporadici di Benelli e Ducati e a partecipare a gare non titolate con delle Yamaha acquistate da privati. Ma, nel 1971, Read concretizzò la sua vendetta. Con la sua Yamaha privata (ben curata da un pool di tecnici esperti quali Ferry Brouwer, Eric Cheney, Helmut Fath e Rod Quaife) rientrò a tempo pieno nel mondiale conquistando il suo quinto titolo mondiale (il quarto della 250), con tre successi di tappa (Germania, TT, Olanda), sconfiggendo il Campione in carica, pilota assistito (ufficiale?) Yamaha, Rodney Gould seguito al 3°, 4° e 5° posto da Saarinen, Dodds e Braun.
Jon Ekerold è nato l’8 ottobre 1946 a Johannesburg (Sud Africa); è stato Campione del Mondo della 350 nel 1980.
Quell’anno, assente il campione in carica Kork Ballington passato alla 500, la stagione della classe 350 si basò sul confronto tra Anton Mang, su Kawasaki KR350 ufficiale, la dominatrice della classe in quegli anni (che negli annali figura come Krauser, lo sponsor del pilota) e il pilota sudafricano Jon Ekerold che disponeva di una privatissima (anche se iscritta direttamente dalla casa riminese) BiMoTa YB3 (che montava un motore Yamaha TZ350 montato appunto su un telaio Bimota) affidata alle cure di Helmut Fath e Harald Bartol. La sfida si risolse a favore di Ekerold che ottenne tre vittorie contro le due di Mang; Ekerold ebbe la certezza matematica del titolo battendo Toni Mang sul vecchio Nurburgring in una gara epica decisa all’ultima staccata. Alle spalle dei due si classificarono Baldè (Kawasaki), Cecotto (Yamaha), l’australiano Jeffrey Sayle (Yamaha). In effetti potremmo annoverare tra questi campioni anche Johnny Cecotto che si laureò Campione del Mondo della classe 350 nel 1975 battendo il pilota ufficiale della Yamaha, il pluricampione Giacomo Agostini, con una Yamaha della Venemotos, scuderia venezuelana sorretta dal potente importatore Yamaha Andrea Ippolito.
Anche se l’argomento di questa nota si limitava all’ambito delle medie cilindrate, ci preme ricordare anche Eugenio Lazzarini che, non avendo avuto rinnovato il contratto dalla Kreidler, nel 1980 si laureò Campione del Mondo della classe 50 con una artigianale IPREM battendo i piloti ufficiali Kreidler (Dorflinger, Hummel e Tormo).
A quei tempi c’erano maggiori possibilità per un privato di vincere qualche Gran Premio; la differenza tra un mezzo ufficiale ed uno privato (specie se assistito) non era abissale mentre l’allestimento di un team efficiente non era particolarmente impegnativo se si pensa che i team ufficiali erano costituiti al massimo da una decina di persone. Inoltre, aspetto non certamente trascurabile, molti privati erano assai competitivi!
Per questi motivi in quegli anni c’erano maggiori probabilità che si potesse realizare una impresa del genere, ma quella di questi tre Campioni rimane comunque scritta nella storia.