Vincenzo Marciano è un artigiano di grande esperienza e abilità capace di riprodurre su commissione qualsiasi auto d’epoca; la sua attività ha la sede Ponzano, in provincia di Pisa, una località vicina a Pontedera. Marciano da giovane lavorava alla Pistoni Asso, ma già allora nel tempo libero si era dilettato a costruire una piccola vetture sport artigianale.
Nelle sue intenzioni la 268A, una GT tipicamente all’italiana, avrebbe dovuto rappresentare l’anello mancante tra le Alfa Romeo Giulia TZ2, che montava un motore 4 cilindri in posizione anteriore, e la 33 Stradale che invece montava un 8 cilindri in posizione posteriore.
Il nome dell’auto, Marciano 268A, venne definito in base alle caratteristiche e al posizionamento del motore, 2600cc 8 cilindri in posizione Anteriore, precedute dal nome del costruttore.
L’idea era nata al carrozziere toscano quando, verso la fine del 1972, era entrato in possesso di una Alfa Romeo Montreal incidentata dalla quale recuperò l’intero gruppo propulsore, motore e cambio, che venne poi momentaneamente accantonato.
Ma, mentre realizzava lavori per i clienti, Marciano riuscì a procurarsi anche la strumentazione di un’Alfa Romeo, i cerchi da 13 pollici in magnesio di una Alfa Romeo GTAm, il parabrezza di una Ferrari 250 LM, la fanaleria di una Ferrari 250 GTO e il differenziale di una Jaguar E.
Avendo a disposizione questo materiale, Marciano ritenne di poter concretizzare la sua idea pertanto progettò e costruì un telaio in tubi al “25CrMo4” su cui assemblò il tutto.
I componenti mancanti, come bracci delle sospensioni, mozzi, radiatori, serbatoio, vennero realizzati artigianalmente.
Il motore venne modificato con l’installazione di 4 carburatori Weber doppio corpo da 40 in sostituzione dell’originaria iniezione meccanica Spica; vennero realizzati ex novo anche i collettori di aspirazione, gli alberi a camme e gli scarichi.
Il tocco finale fu la carrozzeria, in alluminio realizzata a mano ovviamente dallo stesso Marciano.
Il progetto venne completato solamente alla fine degli anni ’80 perché nelle attività di officina la priorità spettava necessariamente ai lavori su commissione.