Nel 1949 si disputa il primo Campionato del Mondo della storia; la scena è dominata da piloti e costruttori italiani ed inglesi che si dividono il campo: agli italiani vanno le cilindrate più “piccole”, 125 e 250, mentre gli inglesi affermeranno nella 350 e nella 500.
Ma è nella classe 125 che si verifica una superiorità monopolistica da parte degli italiani che saranno gli unici a prendere punti vincendo tutti i Gran Premi, occupando tutte le posizioni da podio (e non solo) e, ovviamente, sarà un binomio italiano che si fregerà dell’iride.
Un successo strabiliante certamente favorito anche dal fatto che la presenza massiccia, quasi esclusiva, di moto e piloti italiani si coniugava con una serie di circostanze come la superiorità della tecnica italiana, il numero ridotto di gare, l’assegnazione dei punti iridati limitata ai soli primi 5 che tagliavano il traguardo dei Gran Premi, che quell’anno furono solamente tre: Svizzera (Bremgarten), Olanda (Assen) e il Gran Premio delle Nazioni a Monza (le 125 non erano presenti al Tourist Trophy, al Gran Premio del Belgio e all’Ulster).
Nello Pagani su FB Mondial si laureò Campione del Mondo con le vittorie in Svizzera e Olanda; secondo e terzo in classifica finirono i portacolori della Moto Morini Renato Magi e Umberto Masetti, il futuro bi-Campione del Mondo della 500. La gara di Monza andò a Gianni Leoni (FB Mondial) che si classificherà al quinto posto della classifica finale. Quarto in classifica un giovane Carlo Ubbiali che nel corso degli anni diventerà uno specialista della categoria conquistando ben sei titoli a cui aggiungerà tre titoli della 250.
La vittoria nel campionato costruttori andò a tre costruttori italiani con la Mondial che precedette la Moto Morini e la MV Agusta.
Gli italiani sfiorarono il clamoroso record anche nel 1950, un record inficiato da un solo punto ottenuto dall’olandese Gijs Lagerweij giunto sesto ad Assen (nel 1950 l’assegnazione dei punti iridati fu infatti estesa fino al sesto posto).
Ai più titolati binomi di piloti e macchine nostrane si aggiunse quello di Carlo Gobetti alla guida di non meglio identificata Moretti (su cui spenderemo qualche parola nel seguito) che occupò la sesta posizione al Nazioni; meno connotabile la 11esima posizione dell’italiano Gastaldi in quanto non risulta dagli annali su quale moto avesse disputato il Gran Premio.
Rispetto a questo trionfo dei colori italiani rileviamo che al Bremgarten gli olandesi Dick Renooy e Tonnie Heinemann, entrambi su moto Eysink, occuparono la settima e nona posizione mentre lo svizzero Hans Haldemann si piazzò al decimo posto in sella ad una Puch.
Un cenno alla poco conosciuta Eysink: l’azienda venne fondata da DH Eysink ad Amersfoort, in Olanda, nel 1886. L’azienda iniziò a costruire automobili nel 1897 mentre la produzione di motociclette iniziò un anno dopo, nel 1898. Dopo la guerra vennero prodotte moto a due tempi fino a 250cc con motori Villiers; risulta che la produzione di motociclette si sia fermata nel 1956.
In definitiva in quel Campionato del 1949 furono tutti italiani, alla guida di moto italiane, i piloti che finirono nelle prime 10 posizioni della classifica generale; ricordiamoli qui brevemente uno per uno.
Nello Pagani (Milano 11 ottobre 1911 – Bresso 18 ottobre 2003); in realtà il suo nome di battesimo era Cirillo ma gli fu affibbiato il nomignolo Nello. Laureandosi Campione del Mondo con la FB Mondial 125 diventa di conseguenza il primo italiano iridato nella storia del Motomondiale. Quell’anno arrivò anche secondo nella classifica generale della classe 500 con la Gilera, di un solo punto dietro all’inglese Leslie Graham, u a cui venne assegnato il titolo in virtù di una cavillosa interpretazione di un dettaglio del regolamento riguardante l’assegnazione di un punto per il giro più veloce in gara. A lui dedichiamo, doverosamente, la foto di copertina.
Nella seconda posizione di classifica troviamo Renato Magi (nato nel 1913 – † 17 aprile 1951) con la Moto Morini. Purtroppo la sua carriera ebbe vita breve. Erano gli anni in cui le case andavano a caccia dei record di velocità: nel 1951, durante uno di questi tentativi che si svolgeva sulla Fettuccia di Terracina (il nome della SS7 tra Cisterna di Latina e Terracina) a circa 100 km a sud-est di Roma, Magi, alla guida di una MV Agusta, alla quale era passato già dall’anno precedente, a circa 180 km/h perse il controllo della moto, probabilmente a causa di una raffica di vento laterale; la moto scivolò sull’asfalto prendendo fuoco mentre il pilota veniva proiettato in aria andandosi a schiantare contro un albero, subendo fratture alle costole e ad una gamba ma, purtroppo, anche gravi lesioni al cranio. Magi morì poco dopo essere stato ricoverato all’ospedale di Latina.
Terzo nel Mondiale con la Moto Morini si classificò Umberto Masetti (Parma 4 maggio 1926 – Maranello 29 maggio 2006), il pilota che viene considerato il primo divo del motociclismo. Quella fu l’unica esperienza di Masetti nella classe cadetta perché già dall’anno successivo passerà alle cilindrate superiori laureandosi Campione del Mondo della 500 nel 1950 e nel 1952, in entrambi i casi alla guida della Gilera 4 cilindri.
A seguire troviamo il primo pluri iridato della storia (6 titoli in 125, 3 titoli in 250) Carlo Ubbiali (Bergamo, 22 settembre 1929 – Bergamo, 2 giugno 2020 ) che portò la sua MV Agusta al quarto posto.
Al quinto posto si piazzò Gianni Leoni ( Como, 1º marzo 1915 – Belfast, 15 agosto 1951) con la Mondial. La sua carriera purtroppo fu breve perché due anni dopo fu vittima di un incidente alquanto atipico nel corso delle prove libere del Gran Premio dell’Ulster su circuito di Clady: Leoni, Geminiani e Lorenzetti, i tre piloti ufficiali della Moto Guzzi nella classe 250, stavano provando quando gli ultimi due decisero di fermarsi ai box. Leoni, che li precedeva, non se ne accorse e qualche chulometro dopo, non vedendo arrivare i compagni di squadra, rallentò l’andatura e poi, preoccupato di un possibile incidente, decise di invertire il senso di marcia per andare a trovarli. Nel frattempo Geminiani, dopo una breve sosta, aveva ripreso la pista, forzando l’andatura per raggiungere il compagno. I due si scontrarono frontalmente nel percorrere la stessa curva cieca, rimanendo uccisi.
La sesta piazza iridata andò a Oscar Clemencich (alcune fonti riportano Clemencigh), classe 1919 di Monfalcone (Friuli Venezia Giulia) ma di origini serbe, come si evince dal cognome, anche lui pilota dello squadrone FB Mondial. Nel 1950 è al via del circuito cittadino di Ospedaletti; a causa della pioggia battente Clemencich, perde il controllo della sua Gilera. Morirà durante il trasporto in ospedale per le gravi lesioni riportate.
Segue al settimo posto Celeste Cavaciuti, altro alfiere Mondial. Anche lui perse la vita, vittima della sua passione sportiva, nel 1953 durante una gara di sidecar.
All’ottavo posto troviamo un altro pilota della FB Mondial, Umberto Braga, classe 1914 di Gonzaga (Lombardia).
Nono nella generale si classificò Franco Bertoni, classe 1929 di Varese, su MV Agusta.
Al decimo posto troviamo infine Giuseppe Matucci, classe 1921 di Firenze, anche lui su MV Agusta.
Ma ritornando alla moto Moretti con cui Carlo Gobetti conquistò il sesto posto a Monza, la ricerca su questo marchio ha portato alla individuazione di due costruttori di moto con questo marchio.
Il primo è la nota carrozzeria Moretti, fondata da Giovanni Moretti nel 1925, che iniziò la sua attività come costruttore di auto per poi presentare la prima realizzazione motociclistica l’anno successivo; oltre ad alcuni modelli stradali di motoleggere e motocarri, produsse anche alcuni modelli da competizione dotati di un telaio in lamiera stampata a culla aperta.
Il secondo è Primo Moretti di Camporotondo (Macerata), uno dei primi concessionari Moto Guzzi. Nei primi anni trenta inizia a costruire motociclette in proprio sulle quali monta i famosi motori Rudge Python a quattro valvole in testa. Il telaio è costruito da Moretti, la forcella è milanese FIT (Fabbrica Italiana Telai), ruote, mozzi, freni e altre parti sono anch’esse di produzione italiana. Moretti partecipa con la sua moto ad alcune gare, ma una gestione non troppo oculata dell’azienda obbliga a interrompere l’attività della piccola fabbrica nel 1936-37, dopo una produzione complessiva di circa 10-15 esemplari.
In conclusione escluderei il secondo perché ha interrotto la produzione circa 12 anni prima del Campionato del Mondo 1949 mentre sul web ho trovato la foto di una moto dove sembra di intravedere un telaio dalle caratteristiche quantomeno simili a quelle descritte nella storia della Moretti auto.