Il giornalista Massimo Falcioni così definì il campionissimo: “Non aveva la bruciante staccata alla baionetta di Pasolini, la versatilità tecnica e la martellante azione agonistica di Hailwood, la cattiveria agonistica di Read, l’irruenza prepotente e famelica oltre ogni regola di Saarinen: Ago aveva – nell’esaltazione di una pignoleria maniacale per i particolari – il dono della sintesi del meglio dei suoi avversari e sapeva gestire con il massimo profitto ogni situazione. Non era pilota alla Hailwood fortissimo su qualsiasi moto, dimenticandosi cilindrata e marca: Ago voleva la moto “per lui”.
Giacomo Agostini condivide con il solo Graeme Crosby (che è stato pilota del team Marboro Agostini nel 1982) il record di essere stati gli unici due piloti che hanno vinto il Senior TT dell’Isola di Man, la Daytona 200 e l’Imola 200.
Tempo fa un sito inglese riportava che Giacomo Agostini è stato il primo pilota del campionato del mondo di motociclismo a firmare un contratto a sei cifre in sterline, quasi $US 250.000 (probabilmente quello con Yamaha del 1974).
La prima e l’ultima vittoria con una 2 tempi Nella lunga vita agonistica di un plurivincitore come Agostini ci sono molte probabilità che si verifichino curiose coincidenze; al riguardo ricordiamo che per Agostini quella del Nurburgring nel 1976 con la MV 500 non fu l’ultima vittoria in assoluto perché durante la stagione successiva Ago vinse la sua ultima gara iridata conquistando il gran premio conclusivo della Formula 750, sul circuito di Hockenheim, in sella alla Yamaha TZ 750 2 tempi. In questa caso la curiosità dell’evento risiede nel fatto che anche la prima vittoria assoluta con una moto a 2 tempi Agostini l’aveva ottenuta con la stessa moto, anche se da 700cc, conquistando trionfalmente la Daytona 200 nel 1974.
Il folgorante debutto di Agostini nel motomondiale con la MV Ho più volte rimarcato che a mio modestissimo parere non si rende giustizia al reale valore di Giacomo Agostini se lo si attribuisce principalmente, se non addirittura esclusivamente, al suo pur prestigioso record di 15 titoli mondiali. Numeri non contestabili ma che nella loro freddezza non “raccontano” le imprese, a volte epiche, dell’Ago nazionale. Questo mio convincimento, probabilmente male interpretato o forse mal esposto da me, mi ha procurato la sgradita fama di essere un denigratore dell’asso di Lovere al punto che qualche tempo fa mi son sentito in dovere di scrivere delle note al riguardo ricordando le diverse imprese nelle quali a mio parere Agostini ha dimostrato il suo talento di campione assoluto del motociclismo e la sua versatilità riuscendo a vincere con moto dalle caratteristiche tecniche profondamente diverse battendo campioni blasonati. Ma, nel rileggere quelle mie note, mi son reso conto di aver trascurato l’impresa che forse più di ogni altra esprime incontrovertibilmente il talento naturale di Agostini: il felice, ma anche sfortunato per l’epilogo, debutto iridato nella classe 350 del motomondiale 1965 con la altrettanto debuttante MV Agusta 350/3 (che aveva fatto una prima apparizione in pubblico durante le prove della Coppa d’oro Shell sul circuito di Imola). Fino ad allora Agostini aveva partecipato estemporaneamente a soli 3 Gran Prix iridati (Nazioni ‘63, Germania e Nazioni ‘64) con la Morini 250 ed era dunque il primo campionato che Agostini avrebbe corso per intero. Ebbene quell’anno Agostini arrivò a un soffio dal titolo iridato della 350 contendendoselo con Jim Redman, già tre volte campione del mondo della classe.
Il 24 aprile 1965, sul circuito corto del Nurburgring, si svolgeva il Gran Premio della Germania Ovest; era la seconda tappa del Campionato del Mondo ma la classe 350 era al debutto stagionale in quanto non era stata messa in calendario nel precedente Gran Premio degli Stati Uniti; la MV Agusta affidava al giovane Giacomo Agostini la debuttante 350 3 cilindri da lui stesso sviluppata durante la stagione invernale. Dopo le prime battute Hailwood, suo compagno di marca in sella alla vecchia 4 cilindri più pesante e meno maneggevole, deve cedere il passo mentre Redman, su Honda, nel tentativo di resistere all’italiano, cade al 18esimo giro. E’ il trionfo per Agostini che conquista la sua prima vittoria nel Mondiale. Non si poteva sperare in un esordio migliore della prima vittoria iridata in carriera. Con questa vittoria si apre la prolungata epoca della mitica accoppiata Agostini-MV 3 cilindri. In quel 1965 la classe 350 vivrà tutta la stagione sul duello fra Agostini e Redman. Dopo la vittoria iniziale Agostini sarà ottimo terzo al debutto nel difficile Tourist Trophy, sarà ancora terzo ad Assen, cadrà nei Gran Premi della DDR (Sachsenring) e di Cecoslovacchia (Brno) ma riuscirà a vincere ancora a Monza e nel Gran Premio di Finlandia a Imatra. Con 4 vittorie per Redman e 3 vittorie più un paio di podi per Agostini, i due contendenti arrivano all’ultimo GP, in Giappone, a parità di punti, 32; pertanto per la conquista del titolo basterà che l’uno finisca davanti all’altro, in qualunque posizione. Nella gara decisiva, in casa della Honda a Suzuka, Agostini domina la corsa finché rimane vittima di una banale avaria di natura elettrica che lo relega al quinto posto e malgrado Hailwood, avendo avuto via libera, vada a vincere con la vecchia 4 cilindri mettendo dietro Redman, il titolo sfuma per Agostini. Nel mondiale Agostini finirà onorevolmente al 2º posto in classifica alle spalle di Redman al suo quarto titolo della 350.
Nell’immaginario collettivo la figura di Giacomo Agostini è legata a due soli marchi, la MV Agusta e la Yamaha, e a due sole cilindrate come la 350 e la 500 nelle quali ha conquistato i suoi 15 titoli mondiali. Ma Agostini, come abbiamo ricordato in altre occasioni, sporadicamente ha portato in pista anche la Suzuki 500 e si è cimentato anche nella 750 con la Yamaha facendo la sua bella figura con i trionfi di Daytona e Imola nel 1974 e con la conquista della sua 123esima vittoria iridata. Ma Agostini in rarissime occasioni si è cimentato anche con la 250: molti infatti ricorderanno i suoi esordi nel mondiale con la Morini monocilindrica, poi, passato in MV, disputò una sola gara con la 250 varesina, vincendola, il 20 febbraio 1966 sul circuito Vistahermosa ad Alicante, in Spagna, ed infine il 27 luglio 1976, ormai a fine carriera, sul circuito di Misano portò in gara la Morbidelli 250 in occasione del “Pesaro Mobili” concludendo la gara al secondo posto dietro ad Uncini.
La carriera di Agostini si è evoluta all’insegna della transizione delle due classi maggiori del motomondiale, 350 e 500, dal 4 al 2 tempi Agostini, infatti, nel 1973 è stato l’ultimo pilota a vincere un campionato del mondo della 350 con una moto (MV Agusta) a 4 tempi, nel 1974 è stato il primo pilota a conquistare il titolo mondiale della 350 con una moto (Yamaha) a 2 tempi, ed infine nel 1976 si è aggiudicato l’ultima storica vittoria di una 350 a 4 tempi vincendo il Gran Premio d’Olanda ad Assen con la MV. Nella classe regina nel 1975 ha conquistato con la Yamaha il primo storico Campionato del Mondo con una 500 a 2 tempi – il primo anche con una moto giapponese – e si è aggiudicato l’ultima storica vittoria di una 500 a 4 tempi vincendo il Gran Premio di Germania al Nurburgring con la MV nel 1976. E con questa vittoria si chiuse l’epopea della MV Agusta. il 25 settembre 1977 Agostini vinceva la sua ultima gara iridata, la famosa 123esima, conquistando il gran premio conclusivo della Formula 750, sul circuito di Hockenheim, in sella alla Yamaha TZ 750. Alla fine della stagione il campionissimo annunciava il ritiro dal motociclismo per dedicarsi alle monoposto; aveva 34 anni e, in 13 anni di partecipazione al motomondiale, aveva dato, e ricevuto, tutto quel che poteva al motociclismo.
Spesso si discute sulla presunta fortuna che avrebbe assistito Agostini nel corso della sua carriera e che gli avrebbe perciò consentito di raggiungere il prestigioso risultato dei 15 titoli iridati e di 123 Gran Premi vinti. Ricordando che Enzo Ferrari, famoso per i suoi aforismi spesso paradossali, affermava che “fra un pilota bravo e uno fortunato io scelgo quello fortunato…”, effettivamente non si può negare che Agostini abbia beneficiato di fortunose circostanze che potrebbero aver influenzato positivamente la sua sfolgorante carriera; ma è anche opinione abbastanza diffusa che la fortuna consiste nell’avere l’intuito, l’abilità ed il talento per cogliere le circostanze a noi favorevoli, insomma il classico caso dell’uomo giusto al momento giusto. Da varie letture avrei individuato quattro di queste fortunose circostanze:
1) la lunga attesa della MotoBi 175 che lo indusse a convergere sulla Morini; dalla MotoBi probabilmente sarebbe passato “naturalmente” alla Benelli e non alla MV Agusta;
2) L’incidente di Grassetti, primo destinatario dello sviluppo della MV 3 cilindri, a Cervia-Milano Marittima nel 1963; una eventuale conferma di Grassetti in MV avrebbe definito un ampio ventaglio di destinazioni possibili per Agostini alternative alla MV: rimanere alla Morini o andare in Benelli, Gilera oppure Honda;
3) Il ritiro alla fine del 1967 della Honda dai Gran Premi che pagò Hailwood per non disputare i Gran Premi iridati con moto di altri costruttori (con la sola eccezione con la Benelli al GP delle Nazioni alla fine della stagione 1968) lasciando così campo libero alla MV Agusta ed al suo vessillifero Agostini;
4) la tragica fine di Saarinen che molto probabilmente gli aprì le porte della Yamaha.
Ovviamente sono tutte ipotesi che non potranno mai avere prove a carico o controprove; come sempre con i “SE” ed i “MA” non si fa la storia, non dimenticando che anche altri piloti di successo non avrebbero potuto negare di aver beneficiato di circostanze, a volte anche drammatiche, a loro favorevoli.