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1993, quando Kenny Roberts riuscì laddove Mike Hailwood aveva fallito
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1993, quando Kenny Roberts riuscì laddove Mike Hailwood aveva fallito

Marzo 13th, 2023 Fabio Avossa Pillole di storia

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Come molti appassionati ricorderanno, Hailwood, nel parlare della Honda RC181, la 500 4 tempi del biennio 1966/67, la definì “dannatamente terrificante” dichiarando di aver chiesto invano modifiche al telaio. Non a caso la RC181 era soprannominata “Bronco” per come si dimenava anche in rettilineo alla stregua di un cavallo selvaggio.

A causa della scarsa tenuta di strada Hailwood fece realizzare su sua iniziativa personale dei telai alternativi da specialisti inglesi ed italiani; in entrambe le occasioni la casa giapponese gli proibì di usarli nelle gare del Mondiale per comprensibili motivi di immagine al punto da imporgli di ribattezzare la moto realizzata in Inghilterra “HRS (Hailwood Reynolds Special)” con la quale Mike vinse a Imola e ancora in qualche gara in Inghilterra, in particolare a Snetterton.

Ma ciò che non riuscì a Mike, ovvero convincere la Honda ad accettare la collaborazione di uno specialista di telai e magari a ripensarci sul ritiro dal Motomondiale partecipando almeno al Campionato del 1968, riuscì molti anni dopo a Kenny Roberts nei confronti della Yamaha.
Siamo nel 1993; erano gli anni in cui per rimpolpare le griglie fornendo ai privati moto competitive a prezzi accessibili, la Yamaha si rese disponibile a fornire i propri motori a due telaisti individuati nella francese ROC e negli inglesi della Harris; la realizzazione del telaista francese si rivelò più sofisticata, ma anche più costosa.

Quell’anno la Yamaha aveva affidato al team di Kenny Roberts le sue moto ufficiali che utilizzavano telai molto più rigidi di quelli dell’anno precedente.
Già dai test i piloti denunciarono alcuni problemi tra cui la scarsa maneggevolezza; mentre Rainey inizialmente riuscì a guidare “sopra i problemi”, Cadalora non riuscì proprio ad adattarsi alla guida muscolare che richiedeva il nuovo telaio.

Nonostante la grande capacità di adattamento di Rainey, il risultato del Gran Premio d’Olanda, con l’americano sesto in prova e quinto al traguardo a 20 secondi dal vincitore Schwantz, indusse Roberts ad una decisione drastica: acquistò dalla ROC due telai sui quali montò i motori ufficiali e le iscrisse al campionato come ROC Yamaha.
I risultati arrivarono ben presto: Rainey vinse in Spagna e fu terzo al GP di San Marino, in Inghilterra Cadalora vinse davanti a Rainey mentre l’americano si affermò in Cecoslovacchia; a Misano, teatro del drammatico incidente occorso a Rainey, vinse Cadalora.

La Yamaha per riparare alla brutta figura si arrampicò sugli specchi dichiarando che la ROC aveva costruito il suo telaio su specifiche della casa di Iwata.
Alla fine del Campionato nell’albo d’oro tutte le vittorie ottenute da Rainey e Cadalora non verranno registrate a carico della ROC Yamaha ma nella storia rimane solo il nome del costruttore giapponese.

              
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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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