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Daytona 1967: La storica parata delle tre Ferrari alla 24 ore
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Daytona 1967: La storica parata delle tre Ferrari alla 24 ore

Gennaio 30th, 2023 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Nel 1966 la Ferrari, pur disponendo di una ottima Sport prototipo quale era la 330 P3, aveva dovuto subire una bruciante sconfitta da parte della Ford che l’aveva battuta a Daytona, a Sebring e, dopo sei anni di incontrastato dominio, anche nella storica 24 ore di Le Mans dovendosi “accontentare” di affermarsi nelle pur prestigiose 1000 Km di Monza e di SPA; ma, a rendere ancor più dolorosa la sconfitta, la Ford riuscì ad aggiudicarsi anche il titolo mondiale per costruttori.
Henry Ford II riusciva finalmente a conquistare le prime pagine dei giornali del lunedì che tanto aveva invidiato alla casa di Maranello.

Dopo che il Drake aveva respinto le oltraggiose (a suo parere) offerte di acquisto della Ford, tra la Ferrari e la casa americana Ford dal 1964 si era acceso un vero e proprio scontro sportivo che, nel terzo anno della storica sfida ad armi economicamente impari, nel 1966 aveva portato al trionfo la Ford.

Molti pensavano che ormai, con la immensa disponibilità economica di cui disponeva e con l’esperienza triennale maturata sul campo, la Ford avesse costretta alla resa il piccolo costruttore di Maranello.
Ma sia i media che la Ford, come tutti gli addetti ai lavori, non avevano tenuto conto della caparbietà di Ferrari e del genio tecnico di Forghieri.

Il geniale tecnico intervenne su tutti i punti deboli della P3 e sfornò l’arma totale, una delle più belle, se non la più bella in assoluto, SportPrototipo di tutti i tempi, la 330P4, equipaggiandola con il V 12 bialbero di 4 litri a tre valvole per cilindro che erogava 450CV, derivato dal 3 litri che aveva trionfato in Formula 1 a Monza con Scarfiotti e Parkes e con un cambio progettato e realizzato in casa. Venne rivista anche l’aerodinamica, studiata nelle gallerie del vento di Pininfarina e del Politecnico di Stoccarda.

Con i sofisticati 4000cc della P4 la Ferrari si proponeva di controbattere i possenti motori da 7000cc derivati dalla serie della Ford GT40 MKII.
La nuova vettura fu approntata in tempo per prepararsi minuziosamente allo scontro e, nonostante il costo elevato della trasferta, nel dicembre del 1966 la Scuderia Ferrari decise di effettuare una giornata di test direttamente a Daytona, sede della prima gara della stagione.
La 24 ore di Daytona si sarebbe svolta nelle giornate del 4 e 5 febbraio del 1967; lo squadrone Ford era composto da ben sei GT40 MKII contro le due sole Ferrari ufficiali, più una terza P3 adattata alle specifiche P4 denominata ufficialmente 412 P, che venne affidata alla N.A.R.T. di Luigi Chinetti. Alla gara erano presenti anche la Chaparrall e il team ufficiale Porsche.

La sera del 5 febbraio 1967 la Ferrari portava a compimento una delle più belle imprese della sua storia agonistica imponendosi nella 24 ore di Daytona battendo la concorrenza della poderosa armata Ford.
La pole venne conquistata dalla GT40 guidata dalla coppia Foyt/Gurney; al suo fianco si schierarono in prima fila la Chaparral di Phil Hill e Mike Spence e la prima delle Ferrari, la 412P dell’equipaggio formato da Pedro Rodriguez e Jean Guichet.

Dopo le prime battute di gara le Ford accusano i primi problemi di affidabilità tanto che dopo appena due ore di gara la Ferrari si trova senza contendenti alla vittoria finale.

Allo scoccare delle 24 ore di gara, la Ferrari 330 P3/P4 (telaio P3 e motore P4) di Bandini e Amon si aggiudicava la gara dopo aver percorso 666 giri del tracciato di Daytona, pari a circa 4000Km, seguita al secondo e terzo posto da altre due Ferrari, la P4 di Parkes e Scarfiotti e la 412P della N.A.R.T.

La Ford GT40 MkII da 7000cc prima classificata, ad un misero settimo posto, fu la numero 1 pilotata da Bruce McLaren e da Lucien Bianchi preceduta sul traguardo anche dalla MkI con motore da 4700 cc di Jacky Ickx e Richard Thompson iscritta dal team di John Wyer.
La piccola fabbrica italiana aveva sconfitto il colosso statunitense a casa sua; ancora una volta Davide aveva sconfitto il gigante Golia.


Fu, quella, una vittoria totale poiché vide tre vetture del Cavallino Rampante passare in parata sulla linea del traguardo, una coreografia studiata dal giornalista Franco Lini, il nuovo Direttore Sportivo arrivato a Maranello al posto del dimissionario Eugenio Dragoni.
Si narra che, per enfatizzare il successo dell’industria del vecchio continente in terra americana, Huschke Von Hanstein, il direttore sportivo della Porsche, avesse preso accordi con Lini per accodare alle tre Ferrari due vetture della costruttore tedesco, la 910 di Hermann-Siffert e la 906 di Spoerry-Steinemann.

La foto iconica, una delle più famose nella storia dell’automobilismo, fa il giro del mondo, diffusa dalle agenzie di stampa americane così quella parata trionfale finì sulle prime pagine dei più importanti quotidiani sportivi e non.

Nel 1968 la Porsche vittoriosa ripeterà l’arrivo in parata con le sue 3 vetture imitata dall’Alfa Romeo che si aggiudicò la vittoria nella classe 2 litri.
Bandini e Amon si ripeteranno alla 1000 Km di Monza e a fine stagione la Scuderia Ferrari, pur non riuscendo a vincere una controversa Le Mans dove arrivò seconda alle spalle della nuova arma Ford, la MkIV, si aggiudicherà il Campionato Costruttori.

Un breve cenno alla storia della prestigiosa 24 ore americana.
La tradizione delle gare riservate alle vetture a ruote coperte sul “Daytona International Speedway” nasce nel 1962 con l’organizzazione di una 3 Ore valida per il campionato mondiale Sport; nel 1964 la gara viene trasformata in una 2000 chilometri per poi adottare il definitivo formato di 24 ore a partire dalla stagione 1966 su pressione della Ford che voleva preparare al meglio il suo assalto alla 24 ore di Le Mans.

Nel 1972, a causa della crisi energetica, la gara venne ridotta a 6 ore, mentre nel 1974 per gli stessi motivi venne cancellata del tutto.
La gara di Daytona viene disputata interamente dentro ad un circuito chiuso senza perciò ricorrere, a differenza di Le Mans, all’uso di strade pubbliche sfruttando alcune porzioni dell’anello dell’alta velocità comprese curve sopraelevate ed un tratto stradale interno al circuito. A differenza della 24 ore francese la corsa si svolge in inverno, perciò le fasi notturne di gara sono molto più lunghe.
Oltre alla spettacolare vittoria del 1967, la Ferrari ha vinto a Daytona in altre occasioni:
– nel 1963 Pedro Rodriguez vince la 3 ore con la 250 GTO della NART;
– nel 1964 Phil Hill/Pedro Rodriguez vincono la 2000 Km con la 250 GTO della NART;
– nel 1972 Jackie Ickx/Mario Andretti vincono la 6 ore con la 312 PB;
– nel 1998 l’equipaggio composto da Mauro Baldi, Giampiero Moretti, Arie Luyendyk e Didier Theys vince con la 333 SP della Doran-Moretti Racing.
Due vetture stradali della Ferrari sono state battezzate “Daytona” in onore della strepitosa vittoria del 1967: la 365 GTB/4,erede della 275 GTB/4, prodotta tra il 1968 ed il 1974

e la Ferrari Daytona SP3 del 2021, seconda vettura che entra a far parte del segmento “Icona” a edizione limitata, i cui stilemi rendono omaggio a quelle leggendarie Sport Prototipo.

              
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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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