All’inizio del 1977 i destini di due giovani piloti americani molto promettenti, Pat Evans e Randy Cleek coetanei nati nel 1955, si incrociarono ad Imola; entrambi, infatti, si erano iscritti alla prestigiosa 200 miglia italiana che si sarebbe disputata il 3 aprile.
Purtroppo quella manifestazione fu fatale per entrambi: Pat Evans morì nel corso della prima manche, invece Randy Cleek morì in un incidente stradale nei pressi di Imola, durante il ritorno in albergo.
Nella prima manche Pat Evans era in terza posizione quando, a causa di un grippaggio alla curva del Tamburello, fu sbalzato dalla moto e andò ad impattare contro le balle di paglia riportando gravi traumi alla testa.
Su questo triste evento nacque una polemica innescata dal giornalista Giancarlo Cevenini di Motosprint il quale riteneva che Evans si sarebbe potuto salvare se avesse indossato un casco in fibra di vetro anziché uno in ABS imposto al pilota dallo sponsor.
Il pilota fu portato all’ospedale di Bologna, dove morì il 6 aprile; non aveva ancora compiuto 22 anni.
Randy Cleek, finì solo ventiquattresimo nella prima manche; andò un po’ meglio nella seconda dove raggiunse l’ottavo posto. Dopo i festeggiamenti Cleek si diresse in auto all’hotel di Riolo Terme, circa 13 km a sud di Imola.
A bordo dell’auto, un FIAT 132 noleggiata, oltre a Randy viaggiavano Kurt Williams Keifer, dirigente dello sponsor Bel Ray, e Giuseppe Geraci, un americano di origine italiana che fungeva da interprete per Cleek.
Quando mancavano circa 4 chilometri all’arrivo, mentre percorrevano la SS306 la 132 finì fuori strada e andò ad impattare contro un muro di cemento; a causa della violenza dell’urto l’auto fu sbalzata in aria per poi ricadere sulla carreggiata andando a colpire un’Autobianchi A112 che proveniva dal senso opposto sulla quale viaggiavano una giovane coppia e la loro figlia di pochi anni. Nell’impatto rimasero uccisi tutti gli occupanti delle due auto. Non è stato mai chiarito chi fosse alla guida.
Anche Randy, come Pat, non aveva ancora compiuto 22 anni.
In quegli anni i piloti americani incominciavano a dominare nella classe regina del Campionato del Mondo di motociclismo, a partire da Pat Hennen, Steve Baker e Kenny Roberts; purtroppo Randy Cleek e Pat Evans, nonostante le buone premesse, non riuscirono a contribuire all’epopea americana nel motomondiale.
Ricordiamo brevemente le figure dei due sfortunati piloti.
Pat Evans (El Cajon, 28 aprile 1955 – Bologna, 6 aprile 1977), una delle tante meteore del motociclismo vittime della loro passione.
Come il padre di Mike Hailwood, anche il padre di Evans, Dave, sognava un futuro nelle gare di velocità in pista, anche se in verità Pat prediligeva le gare su piste sterrate.
E come il padre di Hailwood, anche Dave comprò al figlio ancora adolescente parecchie moto competitive con le quali Pat si mise in luce disputando fino a 6 gare nel corso di una sola giornata; alla sua prima gara Pat arrivò secondo per poi collezionare ben 47 vittorie di fila.
Dopo le prime gare in America e qualche partecipazione alle Transatlantic Match Races (una serie di gare che mettevano a confronto piloti del Regno Unito con i piloti americani), nel 1976 decise di debuttare nel motomondiale. La prima gara a cui prese parte fu il Gran Premio di Francia nella classe 250 con una Yamaha.
In quella occasione il giovane Evans fu protagonista suo malgrado di un singolare (e imbarazzante) episodio: in prova Evans aveva registrato il secondo miglior tempo; il giorno della gara, poco prima della partenza, due piloti francesi, Offenstadt e Fau, lo accusarono di barare perché sospettato di gareggiare con una 350 e quindi cercarono di estrometterlo dalla griglia.
Ma perché i due francesi avevano maturato quel sospetto, che risultò solo in parte fondato, anzi alimentato da un equivoco?
In effetti Evans il venerdì aveva girato con una 350 per memorizzare il circuito, in attesa dell’arrivo della 250; correttamente aveva avvertito gli altri piloti, che diedero il loro consenso, ma non i commissari. Alla fine, non essendoci prove che avesse usato una 350 anche durante le qualifiche del sabato, i commissari diedero il via libera alla sua partenza. Evans poi si ritirò al 5º giro per un problema meccanico.
Comunque, un po’ per le notizie che lo avevano accompagnato dall’America, un po’ per le prestazioni che aveva mostrato al suo debutto europeo, riuscì ad ottenere alcuni ingaggi importanti. Al Bol d’Or, su Yamaha TZ 700, dominò per i primi tre quarti d’ora segnando il record sul giro, ma a causa di problemi meccanici il team fu costretto al ritiro. Alla successiva 400 miglia di Thruxton la coppia formata da Jean Claude Chemarin e Pat Evans, chiamato in sostituzione dell’infortunato Christian Leon, giunse al secondo posto su una Honda 941 ufficiale, con un solo minuto di distacco da Huguet/Ruiz, anch’essi su Honda ufficiale.
Alla 200 Miglia di Daytona del 1977 partì in 13ª posizione e prese subito il comando della corsa ma, probabilmente per l’eccessivo entusiasmo, perse il controllo della moto e cadde alla quarta curva concludendo poi in ottava posizione. Quell’anno Evans avrebbe dovuto prendere parte all’intera stagione di Formula 750 e alleTransatlantic Match Races.
Ma il 3 aprile, alla 200 miglia di Imola, il destino aveva disposto diversamente.
Randy Cleek (Shawnee, 27 luglio 1955 – Imola, 3 aprile 1977) salì per la prima volta in sella ad una minimoto a soli 4 anni.
A 10 anni, con il supporto di suo padre (molto più discreto del padre di Evans), Cleek prese parte principalmente a competizioni di speedway e cronoscalate distinguendosi sin dalle prime gare; nel 1973 ebbe i primi approcci con le gare di velocità e anche qui si mise subito in evidenza finendo due volte nella top 10 tra i nazionali AMA Junior; nel 1974 arrivarono i primi podi e le prime vittorie.
Nello stesso anno prese parte alle prime gare internazionali, giungendo secondo alle Marlboro International Motor Race Series subito dietro Pat Hennen. Nel 1975 venne scelto come riserva della squadra che avrebbe preso parte alle Transatlantic Match Series; nel 1976 partecipò alla 200 miglia di Daytona che finì all’ottavo posto; in seguito prese parte a diverse gare sui circuiti europei, Italia compresa. Prese inoltre parte alle gare del campionato statunitense, e grazie a una serie di ottime prestazioni conquistò la vittoria finale nella categoria velocità dell’AMA Grand National Championship.
Per quel tragico 1977 Cleek si era posto come obiettivo, oltre alla vittoria nell’AMA Grand National Championship, la partecipazione alle gare europee iridate, in particolare a quelle della F750, che veniva elevata al rango di Campionato del Mondo proprio quell’anno. La prima prova della stagione fu la 200 Miglia di Daytona dove Cleek, partito 14º, ottenne il 10º posto nell’unica manche disputata, ottenendo così il suo primo punto iridato.
Poi partì per venire in Europa; la prima gara a cui partecipò fu la 200 miflia di Imola …