Il 6 ottobre 2022 si è spento Phil Read, sette volte Campione del Mondo di motociclismo, primo nella storia a conquistare il titolo in tre diverse classi (125, 250, 500), cui aggiunse il mondiale TTF1 in prova unica nel 1977, quando aveva ormai compiuto 38 anni. Phil Read, il “principe della velocità”.
La fine è sopraggiunta mentre dormiva serenamente nella sua casa di Canterbury in Inghilterra. Era nato a Luton il 1° gennaio del 1939. Da molto tempo combatteva contro il cancro e pativa per le sue condizioni finanziarie precarie dovute ad investimenti sbagliati tanto da vivere in condizioni disagiate al punto di dover chiedere aiuto agli amici.
Negli ultimi anni era stato più volte ricoverato in ospedale a causa del cancro e di vari malanni fisici; più recentemente, pur essendo guarito dai sintomi del COVID19, il suo fisico ne era uscito ulteriormente colpito tanto da essere costretto ad un nuovo ricovero per l’aggravarsi del male che lo affliggeva ormai da tempo e che lo porterà alla fine.
Con lui se ne va un valido, forse l’ultimo, rappresentante di quella prestigiosa scuola inglese del trentennio che va dagli inizi del Motomondiale (1949) fino alla fine degli anni ‘70 – che produsse talenti come Duke, Lomas, Surtees, Mc Intyre, Hartle, Graham, Hailwood, Sheene – e di quella generazione di piloti del periodo epico del motociclismo che il giornalista Ezio Pirazzini descrisse come “I giorni del coraggio”.
Per i suoi meriti sportivi gli venne conferito il titolo di M.B.E. (Member of the Order of the British Empire /Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico). Nel 2002 gli è stato conferito dalla Dorna lo status di “Leggenda del MotoGP”.
Elegantissimo e compassato nel suo stile di guida, è stato sempre un personaggio scomodo dentro e fuori le piste.
In pista era decisamente un duro, spesso al limite della correttezza, ma al contempo non oltrepassava la soglia del rischio estremo, non a caso ha avuto pochissimi incidenti; i suoi sostenitori italiani, giocando con la pronuncia del suo nome, gli affibbiarono l’appellativo di “fil di ferro”. Implacabile con gli avversari in pista, polemico con tutti.
Un guascone dal sorrisetto ironico eternamente stampato sul volto, ma con l’aplomb tipicamente inglese girava a bordo della sua Rolls Royce indossando T-shirt e jeans. Da buon inglese faceva spesso vita notturna non disdegnando qualche bicchiere di troppo.
Gli avversari lo temevano, forse lo ammiravano ma certamente non lo amavano; è stato sicuramente un sostenitore del principio che il primo avversario è il tuo compagno di team, e a farne le spese sono stati principalmente Bill Ivy e Giacomo Agostini.
Il campione bergamasco, contattato telefonicamente da Moto.it, lo ha ricordato così: “Eravamo insieme due settimane fa in Olanda per una rievocazione, lui non ha girato, faceva fatica a camminare ed era molto dimagrito, ma al solito era brillante e pieno di battute. Mai avrei immaginato che sarebbe morto oggi. Che pilota era? Non si faceva amare, era disposto a tutto, una volta mi ha spinto fuori pista di proposito, voleva vincere anche quando non era fattibile. Mai ci siamo tolti il saluto, però. Nonostante l’astio che si era creato anche nel team MV, ci rispettavamo a vicenda”.
Ma forse, più che per le sue performance sportive, Read era famoso per alcuni suoi comportamenti decisamente fuori dagli schemi; numerosi gli aneddoti che hanno costellato la sua vita dentro e fuori dal paddock. Non disdegnava di prestarsi a pubblicità a dir poco spregiudicate, come da immagine copertina.
Memorabili le “risse” con Ivy dentro e fuori le piste a suon di calci alle rispettive automobili.
Quella brutta vicenda con la Benelli al TT del 1969. Al Gran Premio della Germania EST (DDR), a Hockenheim, Pasolini cade fratturandosi una clavicola; al successivo Gran Premio di Francia la Benelli ingaggia Walter Villa (ritirato) ed Eugenio Lazzarini (settimo). Visto il risultato non proprio esaltante per la gara successiva, il Tourist Trophy, la Benelli si rivolge a Phil Read e Kel Carruthers a cui vennero promessi 9.000.000 di lire come premio al pilota che avesse vinto la corsa; purtroppo a causa del “caratterino” di Read già durante le prove i rapporti tra pilota e team cominciarono ad incrinarsi.
In gara Carruthers parte a razzo; al rifornimento Read incita il box a rallentare l’australiano: “Rallentate Carruthers!, per accordi presi con Nardi Dei (N.d.A. – Innocenzo Nardi Dei era il DS della Benelli) devo vincere io! “. In seguito Nardi Dei ha sempre escluso che esistesse una clausola del genere. Ma nessuno degli uomini del box, mangiata la foglia, si sognò, giustamente, di rallentare Carruthers. Fatto sta che ad un certo punto Read, chi dice per errore, chi dice volutamente, inserisce una marcia bassa a 200 km/h mandando in frantumi il motore.
Carruthers invece vince, una vittoria che darà poi il via alla sua corsa al titolo. Nardi Dei salda i 9.000.000 a Carruthers pattuiti e, anche se non previsto nell’accordo, stacca l’assegno di 9.000.000 anche a Read nonostante il suo ritiro alquanto dubbio, al limite del sabotaggio; questa generosa concessione farebbe pensare che in realtà nell’accordo con l’inglese ci fosse effettivamente quella clausola che lo avrebbe privilegiato rispetto a Carruthers.
A fine corsa Read, pur avendo ricevuto il sostanzioso compenso, stese con un cazzotto Nardi Dei; non ne sono noti i motivi ma è ipotizzabile che questo increscioso episodio sia nato dal mancato rispetto del presunto accordo che avrebbe dovuto privilegiare Read rispetto a Carruthers.
Anche in questo caso non mancò la vendetta di Read che ovviamente non fu riconfermato: in settembre, al Gran Premio delle Nazioni a Imola, durante le prove Read fece montare alla sua Yamaha bicilindrica altre 2 espansioni fasulle; il tentativo era quello di far credere al team Benelli che aveva a disposizione la temuta 4 cilindri e costringerli così ad interventi estremi sulla loro moto. Ovviamente poi corse con la bicilindrica e vinse battendo proprio Carruthers.
La vendetta nei confronti della Yamaha che lo aveva “licenziato”. Nel 1968 fece doppietta con le Yamaha 125 e 250, ma quel trionfo gli costò il posto in Yamaha. I fatti andarono così: secondo gli ordini di scuderia quell’anno Ivy e Read avrebbero dovuto spartirsi i titoli, Read nella 125 e Ivy nella 250. Ma Read, una volta assicuratosi il titolo della 125 mise in atto tutte le sue astuzie per indurre Ivy all’errore; al Gran Premio delle Nazioni, prima “concesse” ad Ivy la vittoria nella 125 poi lo attaccò nella 250 inducendolo ad un dritto alla Parabolica; la gara finì con Read davanti ad Ivy e il titolo andò a Read. Questo comportamento gli varrà l’esclusione dall’elenco dei piloti/clienti privilegiati. Ma non demorde, acquista due Yamaha private standard con cui nel biennio 1969/70 partecipa a numerose gare di livello internazionale; nel 1971 rientra nel mondiale a tempo pieno e quell’anno si concretizza la sua vendetta. Con la sua Yamaha 250 privata conquista il suo quinto titolo mondiale sconfiggendo il Campione in carica, pilota ufficiale Yamaha, Rodney Gould.
Il 29 luglio 1973 si disputa sul circuito di Imatra il penultimo Gran Premio dei 12 previsti per il Campionato del 1973. Nella gara delle 350 succede il “fattaccio” per il quale molti appassionati ricorderanno questo Gran Premio: la lotta per il titolo tra Ago e l’idolo locale Teuvo Lansivuori si risolve con la caduta del finlandese provocata da una manovra ai limiti della regolarità di Phil read, team mate di Agostini , che tirò dritto in una curva praticamente “accompagnando” fuori il finlandese. Con questa vittoria Agostini ottenne il suo sesto titolo iridato consecutivo in 350.
Il 30 marzo 1975 sulla griglia di partenza della prima gara del mondiale, al Castelet in Francia, sulla tabella portanumero della MV 500 di Phil Read, campione del mondo in carica, campeggiava un inconsueto numero zero. Come era possibile? All’epoca i numeri non erano personali e venivano assegnati a caso gara per gara, spesso rispettando la successione con la quale pervenivano le iscrizioni. In quel Gran Premio capitò che il numero 1 venisse assegnato a Lansivuori ed a Giacomo Agostini il 2; irritato per questa assegnazione Read chiese che gli venisse assegnato il numero zero con questa motivazione: «Il campione del mondo sono io! Se non mi date l’1 io mi prendo il numero che viene prima, cioè lo zero».
Nel 1976, quando era ormai a fine carriera, si verificò l’episodio che forse più dei suoi sette titoli ne ha tramandato la fama. Durante la gara di apertura della stagione, che si svolgeva classicamente sull’Aerautodromo di Modena, cadde alla prima curva nel tentativo di evitare Bonera che gli era caduto davanti ma purtroppo egli stesso venne investito; dopo essere stato rianimato venne ricoverato all’ospedale di Modena. Appena si riprese non volle ascoltare le raccomandazioni dei medici che suggerivano di rimanere sotto osservazione e di rispettare almeno 2 settimane di riposo; aiutato da qualche amico fuggì dall’ospedale alla guida della sua Rolls Royce indossando la sola pelliccia di lupo acquistata in Alaska (sotto era praticamente nudo) e gli stivali. La settimana successiva era in già sella alla sua Suzuki 500 sul circuito di Imola; in seguito scoprirà di avere una costola rotta.
Nel 1977, l’anno in cui conquistò il titolo TTF1 con la Honda, ottenne anche la vittoria nel Senior TT e avrebbe potuto realizzare una clamorosa tripletta se non avesse rimediato una frattura della clavicola nel corso delle prove del Classic TT.
Nel 1982, a 43 anni, partecipò ancora una volta al Tourist Trophy.
Nel 1999 compiva 60 anni, il limite massimo d’età per poter partecipare al Manx GP nelle Classic, ossia il TT per moto storiche; si iscrisse senza alcun allenamento alla Senior e, alla guida di una moto non si sa bene dove rimediata, giunse a ridosso della top 15 tra 90 partenti.
Read ha avuto una carriera spettacolare che lo ha visto impegnato per ben 16 stagioni nel Campionato del Mondo
A 17 anni, emulo del suo idolo Geoff Duke, debutta in patria e l’anno dopo, nel 1958, arriva la prima vittoria a Mallory Park, battendo il più quotato 30enne scozzese volante Bob Mc Intyre. Nel 1961 approda al Mondiale e compie l’impresa di battere con una Norton privata nel “Junior TT” dell’Isola di Man Gary Hocking sulla MV Agusta 4 cilindri. E’ stato un vincente in tutte le cilindrate dalla 125 alla 1000, meno che nella 350, e ha pilotato con disinvoltura moto di ogni tipo – mono e pluricilindriche a 2 e 4 tempi – e di svariati costruttori quali Ajs, Bsa, Emc, Matchless, Norton, Gilera, Yamaha, Benelli, Ducati, MV Agusta, Suzuki, Honda; ha gareggiato, spesso battendoli, contro tutti i più grandi campioni della sua epoca: Agostini, Hailwood, Hocking, Ivy, Redman.
Read ha ottenuto i risultati più smaglianti con le Yamaha pluricilindriche 2 tempi 125 e 250 e con le possenti MV Agusta 500 4 tempi. Nel suo palmarès vanta la partecipazione a 145 Gran Premi, 52 vittorie iridate, 121 podi e otto vittorie al Tourist Trophy inglese.
Ha scritto un importante capitolo, il primo, della storia della Yamaha essendo stato nel 1964 il primo pilota a conquistare un titolo iridato per la casa di Iwata.
Con Max Biaggi condivide un record relativo alla classe 250 del Motomondiale, classe ormai estinta e sostituita dalla Moto2, un record che perciò rimarrà nella storia: nei 61 anni in cui si è disputata la classe 250 (1949 – 2009), Phil Read (Inghilterra) e Max Biaggi (Italia) sono gli unici due ad aver conquistato 4 titoli:
– Read 1964, 1965, 1968, 1971 Yamaha
– Biaggi 1994, 1995, 1996 Aprilia; 1997 Honda.
Nel 1974, quando si stava ormai affermando la superiorità del 2 tempi rispetto al 4 tempi, ha avuto il grande merito di essere stato l’unico pilota nella storia ad aggiudicarsi il mondiale della classe 500 con la MV Agusta 4 tempi battendo Agostini alla guida di una 2 tempi di pari cilindrata.
Ma soprattutto verrà ricordato per essere stato il pilota che , conquistando il titolo iridato della 500 nel 1973, bissando il successo nel 1974, mise fine al dominio di Giacomo Agostini che durava da ben sette stagioni.
L’ultima gara disputata da Read fu il TT del 1982 all’età di 43 anni.
Nel 1969 il pilota inglese si interessò alla nascita di una 500 da Gran Premio inglese e annunciò la costituzione della Read Weslake Developments Ltd., con sede a Luton, per sviluppare le moto complete da vendere ad un prezzo stimato di 1200 sterline. Ma poi il progettto sfumò.
Ritiratosi alle corse, si dedicò al commercio (barche e abbigliamento sportivo), ma senza mai abbandonare le moto, tanto da essere spesso presente nelle rievocazioni storiche.
Con una nota diramata attraverso i canali ufficiali del Motomondiale la MotoGP gli ha voluto dedicare un ultimo saluto e mostrare la propria vicinanza alla famiglia: “Tutti in MotoGP sono rattristati nell’apprendere della scomparsa di Phil Read. Sette volte campione del mondo, Phil ha contribuito a elevare il nostro sport a un nuovo livello. Il suo impatto sulla comunità motociclistica non sarà mai dimenticato. I nostri pensieri sono con la sua famiglia e i suoi amici. Riposa in pace, Phil“.
Anche la Yamaha ha voluto ricordarlo “La famiglia Yamaha Racing è incredibilmente rattristata dalla notizia che Phil Read, il primo campione del mondo di corse su strada Yamaha, è morto stamattina nel sonno a casa a Canterbury, in Inghilterra“.