Il 20 maggio 1948 la rivista Motociclismo pubblica un articolo con il commento alla prima edizione del Gran Premio di Monaco motociclistico riservato alla classe 500: “L’anello del circuito di Montecarlo si sviluppa su 3.100 metri, con un susseguirsi di curve, contro curve, curve velocissime e saliscendi, una cosa davvero snervante”
“Le continue vittorie dei corridori italiani e delle macchine italiane cominciano ad impensierire un po’ tutti coloro che nell’ambito internazionale si interessano di motociclette. Quello che sorprende è la gran copia di uomini di valore di cui dispone il vivaio italiano, per cui a qualsiasi gara, se l’uomo di punta deve cedere, subito saltan fuori i rincalzi in grado di tenere a bada i migliori piloti internazionali”.
L’articolo non manca di evidenziare che il circuito presenta una difficoltà imprevista: il percorso accidentato causato dalla gara delle auto disputata il giorno precedente che ha visto vincitore il nostro Nino Farina alla guida della Maserati 4CLT.
“Al via scattano come dardi il 4 volte Campione d’Italia Nello Pagani, con una Gilera Saturno, e l’inglese Anderson con un Guzzi Gambalunga”
Ma quei tempi l’affidabilità delle moto lasciava molto a desiderare per cui molte moto accusarono inconvenienti meccanici.
“Ed ecco balzare subito alla ribalta un altro pilota italiano, Aldo Brini, che, con una Gilera Saturno da lui minuziosamente trasformata e preparata passa al comando, dal 19° giro in poi dispone degli avversari come vuole e per oltre 40 giri mena la danza su quel carosello estenuante.”
Al traguardo Brini (Gilera n° 40) sarà primo davanti a Francesco Gambi, secondo con la Norton n° 44.
Nel corso di quel Gran Premio, a causa di una caduta alla Santa Devota, perse la vita il pilota inglese Linnecar; forse per questo drammatico episodio da allora le motociclette non hanno più calcato l’asfalto del toboga monegasco.