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L’8 marzo 1953, dopo i campionati mondiali di Motociclismo e di Formula 1, a Sebring si inaugura il Mondiale Marche, oggi conosciuto come WEC
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Piloti, storie e glorie

L’8 marzo 1953, dopo i campionati mondiali di Motociclismo e di Formula 1, a Sebring si inaugura il Mondiale Marche, oggi conosciuto come WEC

Luglio 3rd, 2022 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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La 12 ore di Sebring del 1953 inaugurava il  Campionato del mondo Sportprototipi istituito a partire da quell’anno.

Alla gara, che si sarebbe disputata l’8 marzo, vennero iscritte 81 vetture suddivise in otto classi definite in base alla cilindrata del motore, partendo dalla classe minima con cilindrata massima di 750 cc fino alla “ Sport oltre 8.000 cc”; solo 54 vetture riuscirono a qualificarsi per partecipare alla gara.

La maggior parte delle vetture e dei team partecipanti erano americani mentre erano assenti i più blasonati marchi europei come Ferrari, Maserati, Mercedes, Jaguar, OSCA.
A dare un connotato internazionale alla gara, e di conseguenza al neonato campionato, si iscrissero l’inglese Aston Martin e la francese DB (Deutsch-Bonnet) motorizzata Panhard. Sia David Brown che Renè Bonnet, i proprietari dei due marchi, si recarono in Florida per assistere alla gara anzi, Bonnet partecipò anche come driver.
Le Ferrari, Jaguar e OSCA presenti erano tutte gestite da team americani, senza nessun carattere di ufficialità.
L’organizzazione stimò che all’evento fossero presenti circa 12.500 spettatori, richiamati dalla novità del nuovo campionato e incoraggiati da un favorevole clima mite anche se leggermente nuvoloso.
Il via venne dato a mezzogiorno e la bandiera a scacchi venne sventolata a mezzanotte per coprire le 12 ore.
Allo start l’Aston Martin DB3 di Geoff Duke e Peter Collins si porta in testa e conduce per i primi 32 giri per poi perdere il comando quando si è scontrata con una Jaguar ed è stata costretta a ritirarsi per i danni subiti. A quel punto è l’americana Cunningham C4-R motorizzata Chrysler numero 57 di Phil Walters e John Fitch che si porta in testa alla corsa per non lasciarla più fino alla fine.
L’equipaggio della Cunningham concluse la cavalcata vittoriosa coprendo una distanza di 173 giri pari a 908,9 miglia (1.462,73 Km), con una velocità media di 75,338 mph (121, 244 Km/h). Al secondo posto, ad un giro, si piazzò l’Aston Martin di Parnell e Abecassis, al terzo la Jaguar C Type di Jonston e Wilder.
Tra le piccole cilindrate ricordiamo l’ottima performance delle piccole OSCA con il quinto posto assoluto della MT4 1350 del team Cunningham con lo stesso titolare al volante in coppia con Lloyd e il nono posto della MT4 1100 di Simpson e Colby che si aggiudicarono le rispettive classi Sport fino a 1500cc e Sport fino a 1100cc.
Durante la gara si verificarono due incidenti spettacolari, per fortuna senza vittime: una Allard Cadillac J2X si è incendiata per una perdita di carburante, tuttavia il pilota Anthony Cumming è riuscito ad uscire illeso dall’auto in fiamme; un altro concorrente, Randy Pearsall, è a sua volta uscito illeso dal cappottamento della sua Jaguar XK120.

              
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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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