L’aeronautica alle origini di Ducati: la nascita della Ducati come produttore di motocicli è legata anche alla Caproni di Arco di Trento.
Una storia un po’ contorta, quella della Caproni, che nel dopoguerra verrà scissa in tre diverse società: la Caproni di Milano Taliedo, la Caproni di Arco di Trento, che nel tempo assumerà la denominazione di Aerocaproni prima e di Aeromere poi, ed infine la Caproni Vizzola.
La Società Aeronautica Caproni nasce nel 1910; ben presto diventa la massima industria italiana del settore, tanto che prima della seconda guerra mondiale arriva a contare 15 stabilimenti che danno lavoro a migliaia di dipendenti.
Nel 1946, a seguito del divieto di produzione di materiale bellico (l’Italia era tra le nazioni sconfitte), la società venne fortemente ridimensionata e frazionata in tre stabilimenti situati a Milano-Taliedo, VizzolaTicino (Varese) e Arco di Trento; condividendo la scelta di tante altre industrie, come la stessa Ducati, l’Aermacchi, la MV Agusta e in minima parte la CANSA, cercò di sopravvivere dedicandosi ad altre attività produttive, con particolare attenzione al campo motociclistico.
In realtà nella storia della Caproni vi era già stato un precedente in campo motociclistico che risaliva al periodo prebellico quando il gruppo aveva acquisito la CNA (Compagnia Nazionale Aeronautica) di Roma che proprio in quel periodo aveva dato vita alla Rondine 500 4 cilindri sovralimentata; la moto però non rientrava negli interessi industriali della Caproni e fu perciò ceduta alla Gilera che nel dopoguerra si ispirò alla Rondine per dare vita alla plurivittoriosa 500 4 cilindri da Gran Premio.
La Caproni di Milano-Taliedo è la prima a spingersi sulla strada della produzione di veicoli a due ruote con un motorino a 2 tempi con cambio a comando idraulico. Ma il progetto non decollò, l’azienda fu costretta a chiudere e lo stabilimento sarà acquisito dalla Bianchi che produrrà le proprie moto in quella sede fino alla chiusura, avvenuta nel 1965.
L’Aerocaproni ed il telaio Capellino per il Cucciolo Ducati.
Nel 1945 il gruppo Ducati, già noto ed apprezzato per i suoi prodotti d’avanguardia nelle costruzioni radioelettriche e meccaniche di precisione, decide di ampliare il campo delle sue attività e si rivolge al mercato della due ruote motorizzate iniziando la costruzione del motore ausiliario Cucciolo rilevandone tutti i diritti di produzione dalla torinese SIATA.
Come abbiamo ricordato nei predenti capitoli di questa storia, al Salone di Milano, nel settembre del 1946, viene presentato il T1. Nello stesso anno l’ingegnere genovese Alfredo Capellino, figlio di quel Gian Luigi Capellino anch’egli progettista presso la SIATA e la IMN di Napoli, progettò un telaio elastico (una ricercatezza alquanto esclusiva per quei tempi e quella categoria di motoveicoli), destinato ad ospitare il Cucciolo; il progetto venne poi ceduto alla Caproni di Arco di Trento che nel frattempo aveva assunto la ragione sociale di Aerocaproni.
Il Cucciolo trovò così il miglior telaio a cui abbinarsi per dare vita ad una vera e propria motocicletta in miniatura conosciuta con la sigla CCC (Ciclo Capellino Caproni); il piccolo 4 tempi veniva montato sul telaio elastico Capellino-Caproni anche a Borgo Panigale.
Ma nel 1948 l’Aerocaproni, alla ricerca di una totale autonomia produttiva, realizzò un 50cc 4 tempi dal quale nascerà, nel 1950, il Capriolo 75, motoleggera ben nota agli appassionati dell’epoca, caratterizzata dalla camma facciale ma contemporaneamente la produzione per conto terzi proseguì con la costruzione dei primi telai della Ducati 60. La collaborazione con la Ducati terminerà poi nel maggio del 1950.
Ducati continuò a produrre il 60 con il telaio disegnato da Capellino; senza alcun dubbio si può affermare che il contributo di questo geniale e attivissimo genovese è stato fondamentale nella fase embrionale della storia motociclistica Ducati; insieme a Giovanni Florio (creatore del T3) può dunque essere considerato il “padre” della prima moto realizzata interamente da Ducati.
In Aerocaproni al Capriolo 75 faranno seguito il Capriolo 150 con motore boxer ed i modelli 75, 98 e 125 ad aste e bilancieri. L’attività dell’Aerocaproni, divenuta nel frattempo Aeromere, ebbe un significativo successo anche in campo sportivo in particolare nelle gare di gran fondo con il Capriolo 75. La produzione terminerà nel 1963 a causa della crisi del mercato motociclistico causata dall’avvento delle utilitarie a 4 ruote.
Un accenno anche alla produzione motociclistica della Caproni Vizzola: nel 1952, veniva avviata anche negli stabilimenti di Vizzola una produzione di moto con il marchio Caproni Vizzola che adottava motori NSU Lux 200 2 tempi e Max 250 4 tempi su telai costruiti in casa. Nel 1957 queste moto furono dotate di motori della FBM di Minarelli e Franco Morini; purtroppo non ebbero particolare successo e pertanto la Caproni Vizzola fu costretta ad interrompere la produzione di moto nel 1959 per riprendere la produzione in campo aeronautico. Nel 1977 sarà assorbita dalla Agusta-Westland Elicotteri e dopo qualche anno lo stabilimento sarà destinato ad ospitare il museo del volo di Volandia.