Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno del 1966 il mondo del motociclismo internazionale era ancora sotto l’effetto dello shock causato dal gravissimo incidente del 25 agosto al Tourist Trophy (le gare quell’anno si svolsero in un periodo diverso dal solito a causa degli scioperi dei marittimi britannici che ne aveva impedito lo svolgimento nel consueto periodo tra maggio e giugno) che avrebbe posto la parola fine alla carriera agonistica del 2 volte Campione del Mondo Tarquinio Provini, il portabandiera della Benelli.
Inizialmente la casa di Pesaro manifestò intenzioni di ritiro ma poi, a malincuore ma nel contempo rasserenata dalla notizia che Provini era fuori pericolo, ci ripensò e in vista della stagione 1967 convocò per un test sul circuito di Modena un gruppo di piloti promettenti che comprendeva Ballestrieri, uno juniores già in orbita Benelli essendosi ben distinto alla guida delle monocilindriche 4 tempi aste e bilancieri della MotoBi, la cugina della casa di Pesaro, e i più noti seniores Bergamonti , che si era distinto alla guida della Paton, e Pasolini in forza all’Aermacchi dove svolgeva il triplice compito di meccanico, collaudatore e pilota.
Il test decretò che sarebbe toccato a Pasolini, allora 28enne, l’ambìto ma arduo compito di sostituire Provini alla guida delle 4 cilindri Benelli ed in particolare di portare al debutto l’inedita 500cc, non ancora a cilindrata piena.
Il debutto, sia del pilota che del nuovo bolide pesarese, venne organizzato per la gara di chiusura della stagione tricolore che si sarebbe svolta a Vallelunga il 30 ottobre 1966, gara di chiusura della stagione di gare italiane a partecipazione internazionale.
E finalmente quel giorno arrivò; era finita l’attesa degli appassionati spettatori, che forse con un pizzico di maliziosa curiosità aspettavano al varco la prova dell’occhialuto riminese alle prese con moto molto più impegnative delle monocilindriche aste e bilancieri di Varese.
Un anticipo di quella che sarebbe stata una giornata trionfale per la Benelli arrivò con la vittoria di Amilcare Ballestrieri che si issò sul gradino più alto del podio con la 250 4 cilindri pesarese.
Ma a scatenare l’entusiasmo dei tifosi accorsi sul circuito romano fu la strepitosa, e per certi versi sorprendente, vittoria di Pasolini ai danni di Giacomo Agostini, fresco vincitore del suo primo titolo iridato con la MV 500; alle spalle di Pasolini si piazzarono Remo Venturi con la Gilera 500 4 cilindri e Silvio Grassetti con la Bianchi bicilindrica, con Agostini costretto al ritiro per una caduta.
Il giorno della gara Pasolini è emozionato ma anche consapevole di essersi ben preparato, ma non conosce bene Vallelunga perciò, per prendere confidenza con la pista, prende il via anche nella 250 in sella ad un muletto, ma resta in gara solo per i primi sette giri.
Poi i piloti si schierano per la gara della 500, la classe regina.
Allo start Pasolini è pronto ad aprire il gas con decisione e nell’impeto dello scatto sbanda vistosamente costringendo Agostini ad allargare aprendo la strada a Venturi che si mette subito in scia al riminese seguito da Agostini. Al terzo giro Agostini passa Venturi e si lancia all’inseguimento di Pasolini.
A questo punto il confronto tra i due potrebbe diventare un corpo a corpo; Agostini forza e al giro successivo stabilisce il record della pista in 1’40”5 ma Pasolini è a proprio agio con la nuova arma della Benelli e costringe Ago a forzare il ritmo finché al quinto giro, nell’affrontare la curva di raccordo tra il piccolo ed il grande circuito, nella foga della rincorsa il pilota bergamasco cade urtando contro le balle di paglia. L’ambulanza accorre immediatamente ma per fortuna Agostini, che ha subito solo leggere contusioni e qualche abrasione, ritorna sulle proprie gambe ai box.
E neanche un improvviso scroscio di pioggia riesce a frenare l’impeto di Pasolini che, incurante del ritiro del suo più quotato avversario, vuol dimostrare che la sua imminente vittoria non dipende dalla caduta del campione della MV; il riminese mantiene un ritmo elevatissimo tanto da indurre il suo box di intimargli di rallentare perché ormai Venturi, Bergamonti e Grassetti che inseguono sono ad una distanza tale da non poterlo minimamente impensierire.
E quando Pasolini taglia solitario il traguardo alla media di 119,917 Km/h, il sole, quasi a festeggiare il nuovo binomio vincente del motociclismo, torna a splendere; e il pubblico e la stampa gli tributarono tutti gli onori che spettano ai vincitori indiscussi e gli veniva così riconosciuto quel talento di guida che fino ad allora solo gli addetti ai lavori avevano visto in lui.
L’indomani i giornali si sperticarono in lodi per il pilota e per il nuovo bolide messo in campo dalla Benelli; vogliamo ricordare in particolare le parole che scrisse il giornalista Fidia Mengaroni sul quotidiano Paese Sera; “ La giornata del 30 ottobre rimarrà a fondamento della carriera di Renzo Pasolini che, alle prese con una macchina sconosciuta, sensibile, difficile, in una pista in cui il pilota ha un notevole peso, con avverse condizioni di tempo, ha trovato tutto facile e semplice ed ha costretto il grande Agostini e la grande MV ad un inseguimento che pensiamo sarebbe stato lungo e difficile per le qualità di ripresa della Benelli e per l’impegno e la bravura di Pasolini”.
Come abbiamo visto la gara di Vallelunga chiudeva la stagione italiana delle gare con titolazione internazionale, quasi una coda della mitica Mototemporada romagnola, dopodiché i motori avrebbero taciuto fino al 19 marzo dell’anno successivo con la disputa della classica di Modena.
E la conferma che quello del nuovo binomio Pasolini-Benelli non fosse stato un fuoco di paglia arrivò già dalla prima gara della stagione successiva quando, il 19 marzo 1967, sul circuito di Modena Pasolini porterà nuovamente alla vittoria la Benelli battendo ancora una volta Agostini: questa conferma dava il via alla italianissima rivalità Agostini/MV-Pasolini/Benelli che si sviluppò prevalentemente sugli stretti e tortuosi cittadini della Mototemporada romagnola, molto meno sui più veloci ed impegnativi circuiti del Mondiale dove la Benelli non era in grado di fornire a Pasolini moto all’altezza di quelle della MV Agusta che disponeva di risorse finanziarie e tecniche superiori in quanto poteva godere del proprio sofisticato background aeronautico.
Solo un ingrato destino porrà la parola fine a questo dualismo il 20 maggio 1973 a Monza, quando le rinnovate Aermacchi-HD 250/350 bicilindriche 2 tempi, dove Pasolini era ritornato dopo aver lasciato la Benelli non senza qualche polemica, sembravano poter alimentare ancora le ambizioni iridate di Pasolini.