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La cecoslovacca ČZ 350/420 da Gran Premio, una precorritrice della Ducati Desmosedici?
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La cecoslovacca ČZ 350/420 da Gran Premio, una precorritrice della Ducati Desmosedici?

Maggio 24th, 2022 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Il marchio cecoslovacco ČZ nasce nel settembre del 1919 a Strakonice (capoluogo dell’omonimo distretto della Boemia Meridionale) come fabbrica di armi: ČZ sta infatti per “Česka Zbrojowka”, che significa, appunto, “Fabbrica di armi cecoslovacca”.

Nel 1932 la ČZ viene convertita alla produzione di motoveicoli. Inizialmente sono solo delle semplici biciclette a motore ma, a partire dal 1935, viene avviata la produzione di motociclette vere e proprie; degna di essere menzionata una 500 bicilindrica due tempi chiaramente ispirata ad una DKW dell’epoca; dopo la fine della seconda guerra mondiale la ČZ veniva nazionalizzata e fusa con la connazionale Jawa.

Per quanto riguarda la produzione stradale, la ČZ produceva veicoli di cilindrata medio-bassa di 250cc al massimo, un buon successo ebbero le monocilindriche 2 tempi 125/175 messe in produzione nel 1968; disponibili sia in versione stradale denominata “Sport” che scrambler denominata “Trail”, erano caratterizzate da una meccanica semplice ed un layout generale alquanto spartano ma al contempo robuste ed affidabili, caratteristiche imposte dalla dirigenza filosovietica.

Purtroppo, con l’avvento delle innovative moto giapponesi, nel 1970 la ČZ incominciò a perdere quote di mercato, in particolare negli USA e nei paesi dell’Europa Occidentale, per cui la dirigenza decise di concentrare l’attività commerciale nell’ambito dei paesi aderenti al COMECON (il Consiglio di mutua assistenza economica, un’organizzazione economica e commerciale degli Stati Socialisti istituita nel 1949 e sciolta poi nel 1991 a seguito del disfacimento del Blocco Orientale).

Ma il disgregamento dell’Unione Sovietica determinò anche l’inizio della crisi del gruppo Jawa/ČZ perciò, nel tentativo di dare ossigeno alle finanze del gruppo, nel 1993 venne siglato un accordo con la Cagiva per la produzione su licenza di alcuni modelli della casa italiana ma nel 1997 la sopravvenuta crisi finanziaria della casa varesina portò alla fine dell’accordo e le officine di Strakonice vennero riconvertite alla produzione di componentistica per la casa automobilistica Skoda.

Fin qui la storia dell’attività industriale della ČZ, ma in queste note vogliamo attirare la vostra attenzione sull’attività agonistica a cui la casa cecoslovacca incominciò a dedicarsi nei primi anni del dopoguerra impegnandosi sia nel fuoristrada, dove ottenne i maggiori successi, che nelle competizioni in circuito.

L’impegno nelle competizioni nacque sulla spinta dell’arrivo in ČZ di Jaroslav Walter, uno dei figli del fondatore della Walter & Co. GmbH, un costruttore di motociclette operativo dal 1903 al 1942.
Tra il 1948 ed il 1982 la casa cecoslovacca conquistò 15 “Sei Giorni” nella Regolarità (l’attuale Enduro) mentre nel Campionato del Mondo di Motocross con le sue potenti 250 e 500 2 tempi conquistò complessivamente 7 titoli iridati negli anni ‘60 con Joel Robert (3 titoli) Victor Arbekov (1 titolo) e Paul Friederichs (3 titoli), determinando così la fine del motore 4 tempi nelle discipline del fuoristrada.


Se la produzione stradale, pilotata dalla governance sovietica, tarpava le ali della creatività progettuale dei tecnici cecoslovacchi, nelle competizioni invece veniva lasciato ancora ampio spazio per realizzazioni tecnicamente più sofisticate.

Nel 1954, la ČZ progetta una 125 monocilindrica 4 tempi da Gran Premio dotata di distribuzione bialbero comandata da alberello e coppie coniche a cui seguirono anche delle 250 e delle 350. E’ l’ inizio di una serie di moto da corsa a quattro tempi caratterizzate da questo tipo di distribuzione, nettamente ispirate alla “scuola italiana” (leggi MV, Gilera, Ducati, ecc.).

Nel 1969 l’impegno della ČZ nei gran premi fece un deciso balzo in avanti facendo debuttare al Gran Premio di casa a Brno la meravigliosa Typ 860, una 350 quattro cilindri a V di 90°; oltre all’angolazione e al numero dei cilindri, anche la disposizione dei cilindri stessi era del tutto simile a quello di molte Ducati e delle prime Desmosedici, con quelli anteriori disposti quasi orizzontalmente e quelli posteriori leggermente inclinati verso dietro, quella caratteristica configurazione che in Ducati veniva definita ad “L”.

Storicamente interessante ricordare che più o meno in contemporanea la consociata Jawa schierava la sua interpretazione di una 350 da Gran Premio, la Typ 673 2 tempi alimentato a disco rotante, raffreddamento a liquido, 4 cilindri a V stretta di 18°, ma sarebbe più corretto definirla ad U in quanto ogni cilindro aveva il suo albero a gomiti con gli alberi collegati al centro da un treno di ingranaggi.

Le fasi di progettazione e sviluppo della GP cecoslovacca, curate dall’ingegner Frantisek Pudil, erano iniziate nella seconda metà degli anni ‘60, tra il 1965 ed il 1967.
Il motore era un 4 tempi raffreddato ad aria, 4 cilindri a V90°, alesaggio per corsa 50×40, distribuzione bialbero a 16 valvole con quelle di ammissione in titanio, lubrificazione a carter secco, cambio a 8 marce, per 52 CV a 13.000 giri.
Il propulsore era incastonato in un originale telaio in tubi a doppia culla rialzata, ruote da 18 pollici, molta accessoristica era di provenienza italiana, freni e sospensioni in particolare. Peso di 140 Kg.

Nel 1971 venne allestita anche una versione da 418cc per la classe 500; questa 500 GP pesava circa 37 kg in più rispetto alla MV mentre produceva circa 20 CV in meno. La potenza era infatti di 73 CV a 13.600 giri /min per una velocità massima stimata di circa 260 km/h ed un peso di 142 kg. Nel 1973 furono montati un freno a disco anteriore e l’accensione Bosch prima che il programma fosse cancellato poco più in avanti.

La Type 860 era generalmente la moto più competitiva subito dopo la MV Agusta di Giacomo Agostini, ma purtroppo i tempi lunghi di gestazione portarono la ČZ a schierare una moto con una tecnologia di base arretrata di almeno un paio di anni, se non addirittura obsoleta.
Ulteriori sviluppi nel biennio 1969/70 resero il V4 cecoslovacco più competitivo, ma l’affidabilità rimaneva un problema.

Il progetto del motore era fondamentalmente valido, ma soffriva la mancanza di fondi adeguati per lo sviluppo e dei materiali avanzati di cui potevano invece disporre le aziende occidentali e quelle emergenti giapponesi.
Inoltre, lo sviluppo della interessante 4 cilindri cecoslovacca venne ulteriormente penalizzato dalla pesante crisi politica cecoslovacca conseguente all’invasione della Cecoslovacchia da parte dei paesi aderenti al Patto di Varsavia, ufficialmente nota come Operazione Danubio, volta a stoppare sul nascere il processo di liberalizzazione avviato da Alexander Dubček (segretario nazionale del PCC (Partito Comunista di Cecoslovacchia) con la Primavera di Praga e a rafforzare la supremazia dell’ala autoritaria all’interno del PCC tanto che, ad esempio, inizialmente il motore era destinato ad essere alimentato da un impianto di iniezione della inglese Lucas, ma la nomenklatura filosovietica impedì alla ČZ di spedire il motore in Inghilterra per le prove al banco!

Ciononostante, la ČZ V4 dette dei cenni di competitività in entrambe le cilindrate come nel GP di Cecoslovacchia (Brno) del 1971 con il pilota cecoslovacco Bohumil Staša, portabandiera della ČZ, ottenne un prestigioso secondo posto nella gara delle 350 vinta da Jarno Saarinen su Yamaha e successivamente, nel GP di Austria del 1972, mancò il successo per un soffio: Staša con la ČZ 500 stava conducendo la gara in testa davanti alla MV di Giacomo Agostini, quando fu costretto al ritiro a pochi giri dalla fine; inoltre tra il 1971 ed il 1972 le 4 cilindri cecoslovacche colsero 24 successi in gare non valide per il Campionato del Mondo.

Purtroppo, nonostante i promettenti exploit, nel 1973 la ČZ fu costretta dalla dirigenza filosovietica ad abbandonare la velocità in favore del cross, disciplina finanziariamente meno impegnativa, demandando momentaneamente alla consociata Jawa l’impegno nelle gare di velocità.
Ma i pur flebili legami con la Ducati non si fermano alla configurazione del motore; sembra infatti che la ČZ abbia studiato un motore, rimasto a livello di prototipo, dotato di una distribuzione desmodromica a 2 alberi sovrapposti simile a quella che Taglioni aveva realizzato nel 1960 per un motore 8 cilindri raffreddato ad aria destinato alla Formula 1.

              
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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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