L’inaugurazione ufficiale del circuito di Imola avvenne il 25 aprile 1953, in una splendida giornata primaverile, con la disputa del Gran Premio Coni, prova del Campionato Italiano di motociclismo riservata alle classi 125, 250, 500 Grand Prix; i primi vincitori furono, rispettivamente, Emilio Mendogni (Morini), Enrico Lorenzetti (Guzzi) e Umberto Masetti (Gilera).
Il collaudo della pista era avvenuto il 19 ottobre 1952 con i piloti Ascari, Farina e Villoresi con le Ferrari, Bertocchi con la Maserati e poi Masetti sulla Gilera e Lorenzetti sulla Guzzi.
Ma la narrazione sulla nascita del circuito di Imola, oggi intitolato ad “Enzo e Dino Ferrari”, noto anche come circuito del Santerno dal nome del maggiore affluente del Reno che scorre in quei pressi o anche “Piccolo Nurburgring” per il caratteristico andamento a saliscendi misto-veloce, non può prescindere da qualche nota biografica del suo ideatore/inventore, quel Francesco “Checco” Costa, forse più noto, ai più giovani, come il padre del dott. Claudio Costa, il noto “medico dei piloti” ideatore della Clinica Mobile, e di suo fratello Carlo, il primogenito, per anni storico speaker ufficiale del circuito “paterno”.
“Questa idea, come fragile creatura, fu accolta, aiutata, cullata e nutrita da tanti, ma solo uno ne fu padre per sempre: Checco Costa”.
(cit. Claudio Costa)
Francesco Costa (Imola, 7 aprile 1911 – Imola, 30 luglio 1988) coltivò fin da giovane la passione per i motori. Nel 1936, appena venticinquenne, venne nominato segretario generale del Moto Club Imolese; l’anno seguente gli fu affidata l’organizzazione della terza edizione di una gara di motocross che si disputò il 18 aprile 1937 all’interno del parco delle Acque Minerali come le due precedenti. Nel 1946 fu eletto presidente del Moto Club Imolese; in quel periodo si dedicò anche alle gare di velocità che, data la assoluta scarsità o inagibilità di circuiti permanenti, venivano organizzate su circuiti cittadini; la prima gara, denominata “GP Città di Imola”, si svolse il 21 luglio 1946. Non abbandonò il primo amore, il fuoristrada, organizzando il I° Gran Premio internazionale di motocross e altre numerose competizioni di motocross: cinque gare nazionali, cinque internazionali, nove prove valevoli per il campionato mondiale e cinque per quello europeo.
Ma il sogno di Costa era la realizzazione di un circuito permanente per le gare di velocità; gliene offrono l’opportunità quattro amici imolesi appassionati di corse (Alfredo Campagnoli, Graziano Golinelli, Ugo Montevecchi e Gualtiero Vighi ) che pensano di ad un circuito permanente nell’area racchiusa fra la sponda destra del fiume Santerno , il Parco delle Acque Minerali e le colline circostanti.
“In una notte dell’estate del 1947 questo gruppo di pionieri, camminando nel viale delle Acque Minerali, una stradina che congiungeva le Acque Minerali al ponte sul Santerno, disegnò un piccolo circuito: via dei Colli, raccordo dalla Tosa alla Piratella, viale delle Acque Minerali.”
(da un ricordo di Claudio Costa)
L’idea venne sottoposta all’approvazione di Ferrari (di cui poteva vantare l’amicizia) e dei fratelli Maserati, all’epoca titolari della O.S.C.A., che diedero parere positivo; anche Giovanni Canestrini, segretario generale dell’Automobile Club d’Italia, dette il suo parere favorevole.
“Il mio primo contatto con Imola risale alla primavera del 1948. […] Valutai fin dal primo momento che quell’ambiente collinoso poteva un giorno diventare un piccolo Nurburgring per le difficoltà naturali che il costruendo nastro stradale avrebbe compendiato, offrendo così un percorso veramente selettivo per uomini e macchine. Da questo mio parere i promotori di Imola si sentirono confortati. Nel maggio del 1950 si cominciò a costruire. Ero presente alla cerimonia della prima pietra, che fu posata dall’avvocato Onesti con il saluto del CONI e un contributo di 40 milioni che credo sia stato il primo gesto dell’Ente nei confronti dell’automobilismo sportivo. Un piccolo Nurburgring – mi ripetevo quel giorno volgendo lo sguardo intorno – un piccolo Nurburgring, con pari risorse tecniche, spettacolari e una lunghezza di percorso ideale. Questa mia convinzione si è realizzata attraverso i decenni che da allora sono trascorsi.”
(da un ricordo del 1980 di Enzo Ferrari)
Con questo imprimatur dalle parole si passò ai fatti: il 25 novembre 1947 veniva fondato l’Ente Sport e Turismo Imola (ESTI) per la realizzazione e gestione del nascente circuito.
Costa, in qualità di presidente del Moto Club Imolese, viene coinvolto e mette tutto il proprio entusiasmo e la propria passione nel progetto curando personalmente il disegno delle curve mentre per i lavori di pavimentazione si avvale della consulenza dell’Istituto Sperimentale Stradale del Touring Club.
La prima pietra venne posta il 6 marzo 1950 in presenza del presidente del CONI Giulio Onesti, di Enzo Ferrari e, ovviamente di Checco Costa; il 18 e 19 ottobre del 1952 veniva eseguito il primo collaudo tecnico; la gara inaugurale del circuito si svolse il 25 aprile 1953 fra due ali di folla acclamanti (le cronache dell’epoca registrarono un’affluenza di circa 60.000 spettatori).
“Sapeva vedere lontano Checco: forse perché era figlio dei campi, aveva il senso di un orizzonte che non finisce mai. E soprattutto sapeva vedere “avanti”, molto avanti. Perché abbinava le sue passioni alla genialità; le sue speranze alla concretezza; la sua apparente lucida follia alla più disarmante facilità nel trasformarla in fatti reali. E sarebbe nulla se, nel suo ineguagliabile percorso di vita e di lavoro, non avesse abbinato tutto questo a un candore e a un entusiasmo quasi infantili, a un’onestà e un rigore praticamente inimitabili. Checco era un bambino coi baffi da adulto; un cucciolo saggio e responsabile, un Peter Pan che aveva trasformato l’Isola che non c’è in un Castello che solo lui poteva immaginare”.
(da una prefazione di Marino Bartoletti per il volume “Checco Costa a Imola, passione moto” di Angelo Dal Pozzo e Claudio Ghini – Bacchilega Editore)
Nasceva uno dei pochi tracciati (che Costa definì auto-motodromo) in cui si corre in senso antiorario e che in breve, per merito dell’intraprendenza organizzativa del suo ideatore, diventerà famoso a livello internazionale.
Nel seguito, con grande intuito, Costa ebbe l’acume e l’intuito di avvalersi del supporto finanziario di sponsor e del supporto pubblicitario dei media e della televisione per promuovere tutte le sue iniziative.
Egli era ben consapevole del fatto che in Italia tradizionalmente i due massimi campionati del mondo, Formula 1 e Motomondiale, trovavano la loro sede naturale nel circuito di Monza, ma con le sue idee seppe portare a gareggiare sul circuito di Imola i migliori piloti del mondo, ottenendo spesso un successo di pubblico superiore a quello delle stesse gare iridate.
In riva al Santerno hanno gareggiato i più grandi campioni del motorismo internazionale; spesso erano loro stessi che chiedevano a Costa di poter partecipare alle gare da lui organizzate.
A lui, infatti, si deve l’idea di formule di gara a partecipazione internazionale come la “Coppa d’Oro Shell” motociclistica; la “Conchiglia d’oro Shell” riservata alle 4 ruote; una gara di Formula 1 fuori Campionato nel 1963; nel 1969 riuscì a trasferire ad Imola il Gran Premio delle Nazioni sottraendolo alla sua “naturale” sede di Monza (cosa che scatenò una vibrante polemica del conte Agusta e conseguente forfait del team MV Agusta); la “200 Miglia” motociclistica, nota anche come la “Daytona d’Europa”; nel biennio 1978/79 promosse la “Coppa delle Nazioni” di motociclismo a squadre; negli anni a seguire riuscirà a far diventare il circuito di Imola sede stabile di gare iridate sia della Formula1 che, in particolare, del motociclismo.
E queste manifestazioni hanno sempre attratto grandi folle di appassionati come dimostrato dalle iconiche “colline della passione” della Tosa e della Rivazza straripanti di tifosi accalcati, incuranti del sole che picchia e della polvere o della pioggia e del fango.
Francesco Costa morì il 30 luglio 1988 investito, ironia della sorte, da una moto mentre girava in bicicletta.
Su circuito di Imola, nel lungo periodo che va dal 1953 al 1988 in cui Checco Costa fu alla guida del Moto Club Imola nonché padre putativo del circuito, vennero disputate 23 edizioni della Coppa d’Oro, 12 della 200 Miglia, 7 GP delle Nazioni (1969, 1972, 1974, 1975, 1977,1979, 1988) alternandosi con la tradizionale sede di Monza e con i circuiti di Misano e del Mugello e 2 Gran Premi di San Marino (1981 e 1983) nonché un centinaio di altre gare motoristiche tra cui un Gran Premio d’Italia di Formula 1 nel 1980 e varie edizioni del Gran Premio di San Marino di Formula 1 che venne messo in calendario la prima volta nel 1981.
Dunque la storia “operativa” del circuito di Imola inizia quel 25 aprile del 1953 con la disputa della gara di campionato italiano riservata alle classi 125, 250 e 500.
Da notare come, nei primi anni di attività del tracciato, le strade su cui si snoda il circuito erano aperte alla circolazione quando non erano destinate ad ospitare qualche manifestazione sportiva; l’impianto verrà trasformato in circuito permanente solo a metà degli anni ‘60.
Queste le prime significative tappe dell’attività del circuito di Imola.
Il 25 aprile 1954, esattamente un anno dopo la gara inaugurale, nasce la “Coppa d’Oro Shell”, prima manifestazione a carattere internazionale da disputarsi in gara unica (al di fuori del calendario iridato) il 25 aprile di ogni anno; la gara era dotata di un montepremi superiore a quello di qualsiasi altra corsa che si disputava all’epoca in Italia: 12 milioni di lire. La partecipazione dei più accreditati campioni dell’epoca e la folta presenza di pubblico ne decretarono immediatamente il successo tanto che fu disputata ininterrottamente per circa vent’anni, dal 1954 al 1971. Era la manifestazione che di fatto costituiva un’anteprima del Campionato del Mondo. I vincitori di quella prima edizione furono Alano Montanari (Moto Guzzi 250), Enrico Lorenzetti (Moto Guzzi 350) e Umberto Masetti (Gilera 500).
Quello stesso anno, il 20 giugno 1954, approda ad Imola anche l’automobilismo a carattere internazionale con il Gran Premio“Conchiglia d’Oro Shell” riservato alle vetture Sport fino a 2000cc (per vedere gareggiare le Formula 1 sul circuito del Santerno si dovrà attendere il 1963) che vedrà in pista un duello Ferrari/Maserati; il vincitore fu Umberto Maglioli alla guida di una Ferrari 500 Mondial seguito dai piloti Maserati Ferruccio Musitelli e Luigi Musso. La gara verrà replicata anche nei due anni successivi.
E finalmente, il 21 aprile 1963, le monoposto di Formula 1 sbarcano ad Imola per disputare una gara non titolata vinta dall’asso scozzese Jim Clark alla guida della Lotus; per l’occasione venne ripescata la denominazione di “Conchiglia d’Oro Shell”.
Sorprendentemente il pubblico accorso rimarrà deluso per l’assenza della Ferrari dopo che era stat promessa la presenza di una monoposto affidata alla guida di John Surtees.
Il 7 settembre del 1969 il Motomondiale approda per la prima volta sul circuito del Santerno con il “Gran Premio delle Nazioni” sottratto alla tradizionale sede del circuito di Monza, come abbiamo visto con gran dispetto del conte Agusta.
Il 1972 è l’anno di una grande idea di Checco Costa che inventa la “Daytona d’Europa”, la mitica 200 miglia di Imola che riunì il meglio del motorismo mondiale dalle due sponde dell’Atlantico. Costa si teneva infatti costantemente informato sugli eventi sportivi d’oltreoceano e rimase particolarmente colpito dalle gare riservate alle superbike, moto derivate dalla serie che erano in grado di erogare potenze comparabili con quelle delle 500 GP, anche se meno sofisticate nella struttura generale. Raccolse molte informazioni sulla organizzazione e sui regolamenti tecnici e sportivi interessandosi particolarmente alla più prestigiosa di quelle gare, la “200 miglia di Daytona”, dopodiché si mise al lavoro per organizzarne una versione europea. Riuscì a convincere i piloti europei ed i piloti americani, che all’epoca vivevano in uno splendido isolamento senza avere nessun contatto con il mondo motoristico europeo, a confrontarsi tra loro. Come è noto a tutti gli appassionati la prima edizione si tenne il 23 aprile 1972; il primo vincitore fu Paul Smart con la Ducati 750 desmodromica ufficiale. La competizione riscosse subito un grande successo sin da quella prima edizione; il pubblico partecipò in massa: diverse edizioni registrarono oltre 150.000 presenze. In pochi anni la 200 miglia italiana divenne un appuntamento obbligato per tutti i piloti dell’epoca; verrà replicata per 13 edizioni dal 1972 al 1985 con una breve interruzione nel 1979, anche con formule diverse da quella iniziale.
Nel 1979 la Formula 1 torna ad Imola anche se ancora una volta come gara non titolata; la gara, denominata “Gran Premio Dino Ferrari” (già dal 1970 l’autodromo era stato intitolato allo scomparso figlio di Ferrari) prende il via il 16 settembre e vede la presenza di tutti i team partecipanti al campionato mondiale. Il vincitore sarà Niki Lauda su Brabham.
Ma, appena un anno dopo, la F1 iridata si insedia stabilmente a Imola, dove rimarrà per oltre 25 anni; a settembre del 1980 vi si disputa il 51° Gran Premio d’Italia valido per il Campionato del Mondo, gara vinta da Nelson Piquet con la Brabham.
Nel 1981 nasce il Gran Premio di San Marino di Formula 1, frutto di un escamotage. I vertici della Formula 1 avevano infatti stabilito che ogni Nazione potesse ospitare un solo Gran Premio pertanto l’Italia avrebbe dovuto operare una scelta tra Monza ed Imola; volendo salvarli entrambi venne trovata la soluzione di attribuire alla Repubblica di San Marino la paternità del Gran Premio di Imola da disputarsi in una “enclave sportiva” all’estero (l’Italia), una soluzione simile a quella adottata precedentemente per il Gran Premio di Svizzera del 1975 che si corse sul Circuito di Digione-Prenois in Francia causa il divieto di disputare gare di velocità in territorio svizzero a seguito del terribile incidente della 24 ore di Le Mans del 1955. l’Italia iniziò così a ospitare ogni anno due prove del Campionato Mondiale di F1: il GP di San Marino a Imola in primavera e il GP d’Italia a Monza in settembre. Imola ha ospitato il Gran Premio d’Italia di Formula 1 nel 1980 e tutte le 26 edizioni del Gran Premio di San Marino di Formula 1 dal 1981 al 2006.
La Formula 1 è poi ritornata ad Imola dopo 14 anni, nel 2020, l’anno del COVID19; nato per esigenze indotte dall’emergenza pandemica, il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna ha riscosso un successo tale per cui sarà nel calendario della Formula 1 fino al 2025 (per il momento). L’Italia avrà perciò di nuovo due gran premi di F1: Monza e, appunto, Imola.
Nel 1988 muore Enzo Ferrari e, in suo omaggio, l’autodromo viene ridenominato “Enzo e Dino Ferrari”.
Dopo 8 anni, a partire dal 1996 fino al 1999, torna il Motomondiale con il Gran Premio Città di Imola. In totale l’autodromo di Imola è stato teatro di prove del Motomondiale in occasione di sette edizioni del Gran Premio d’Italia (1969, 1972, 1974, 1975, 1977, 1979 e 1988), di due edizioni del Gran Premio di San Marino, nel 1981 e nel 1983 e 4 delle sopraccitate quattro edizioni del Gran Premio Città di Imola.
Dal 2009 Imola ospita il Gran Premio d’Italia del WSBK, il mondiale riservato alle derivate di serie.
Nel corso degli anni l’Autodromo ha ospitato diverse competizioni nazionali e internazionali tra le quali il Campionato del Mondo Turismo, i Campionati Italiani ACI-CSAI, la 200 Miglia Revival, la Le Mans series, il CIV, l’International GT Open, il Ferrari Challenge, il Mondiale di Motocross.
Ma l’autodromo di Imola non ha ospitato solo i motori: è stato anche sede dei Mondiali di ciclismo 1968, vinti da Vittorio Adorni, e 2020, vinti dal francese Julian Alaphilippe; dei Campionati italiani su strada 2009, vinti da Filippo Pozzato; e di due arrivi di tappa del Giro d’Italia nel 2015 e nel 2018.
Purtroppo la storia del circuito è segnata anche dagli incidenti e quasi sempre il teatro di questi incidenti che hanno causato, oltre alla morte di Ayrton Senna, grandi spaventi ad altri piloti con esiti per fortuna meno drammatici, è stata la famigerata curva del Tamburello.
Al Gran Premio d’Italia del 1980 al quinto giro esplode una gomma della Ferrari di Gilles Villeneuve che va a schiantarsi contro il muro esterno della curva che precede la Tosa; in ricordo di quel tremendo incidente, da cui Villenueve uscì illeso, quella curva oggi è chiamata per l’appunto Villeneuve.
Nelson Piquet fu vittima di un incidente analogo quando, durante le prove libere del venerdì del Gran Premio di San Marino del 1987, all’ingresso della curva del Tamburello a causa di una perdita d’aria ad uno pneumatico della sua Williams-Honda andò a sbattere violentemente contro le barriere; per fortuna il brasiliano accusò solo un leggero dolore alla caviglia ma per prudenza i medici gli proibirono di prendere parte al Gran premio.
La curva del Tamburello fu nuovamente luogo di un incidente “famoso” nel 1989; al terzo giro del Gran Premio di San Marino a causa di un cedimento meccanico la Ferrari di Gherhard Berger va dritta e finisce a muro a circa 280 Km/h prendendo immediatamente fuoco; il tempestivo intervento degli uomini della squadra antincendio della CEA (noti come i “Leoni della CEA”) gli salva la vita spegnendo le fiamme in circa 15 secondi; infatti il pilota austriaco riportò solo lievi ustioni, tanto che ritornò in pista nel Gran Premio del Messico appena un mese dopo.
Nel mese di aprile 1991 Michele Alboreto, nel corso dei test che anticipavano il Gran Premio di San Marino, a causa della rottura del pilone che reggeva l’ala anteriore della sua Footwork-Porsche fu vittima di uno schianto in piena velocità, del tutto simile a quello che causò la morte di Senna; la monoposto si disintegrò e prese fuoco ma per fortuna Michele riportò solo una ferita alla gamba destra dovuta ad un braccetto della sospensione penetrato nel telaio.
Nel 1992, durante una sessione di prove libere, Riccardo Patrese perse il controllo della sua Williams uscendo dalla curva del Tamburello a causa dell’afflosciamento di uno pneumatico schiantandosi contro un muretto fortunatamente senza gravi conseguenze; ci piace ricordare che il primo pilota a fermarsi per soccorrerlo fu Michele Alboreto mentre Mansell partì dai box in bicicletta per andare a sincerarsi delle condizioni del compagno di squadra.
Poi arrivò il tragico week end di maggio 1994.
Quel week end è tristemente noto per l’incidente mortale di Senna che non staremo qui a rinvangarne le cause e tantomeno la dinamica, limitandoci a ricordare lo schianto di Rubens Barrichello alla Variante Bassa nel corso delle prove libere del venerdì che ebbe come conseguenza per il pilota brasiliano la rottura del setto nasale e l’incrinatura di una costola e quello ancor più tragico di Ratzenberger che perse la vita durante le qualifiche a seguito di uno schianto alle Acque Minerali; nelle concitate fasi della prima partenza Pedro Lamy (Lotus) tamponò la Benetton di J.J. Letho facendo volare pezzi di carrozzeria e pneumatici che superarono le recinzioni ferendo un poliziotto e otto spettatori e infine durante lo svolgimento di quel tragico Gran Premio, ripartito dopo l’incidente di Senna, ricordiamo il ferimento di cinque meccanici provocato dal distacco della ruota posteriore destra della Minardi di Michele Alboreto appena ripartito dal pit-stop.
A seguito di questi incidenti la pista subì importanti modifiche con l’introduzione di due varianti al posto delle spettacolari ma pericolose curve Tamburello e Villeneuve.
Dal 30 giugno 2013 l’autodromo ospita il Museo “Checco Costa” dove sono esposti documenti, immagini e mezzi che raccontano la storia dell’autodromo.