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GT italiane poco conosciute: la Lamborghini 400 GT Monza
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GT italiane poco conosciute: la Lamborghini 400 GT Monza

Marzo 15th, 2022 Fabio Avossa Amarcord

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La Lamborghini 400 GT Monza è una di quelle vetture che, se fosse nata oggi, sarebbe stata definita una “one-off”, in termini più comprensibili (per noi italiani) un esemplare unico o “fuori serie” come si diceva una volta.

Conosciuta anche come Monza 400, si sarebbe dovuta chiamare “400GT Neri & Bonacini“, dal nome degli specialisti che ne allestirono la bella carrozzeria, ma poi venne più sinteticamente battezzata Monza sia per brevità che per un evocativo richiamo al mondo delle competizioni.

Per inciso vogliamo ricordare che Neri & Bonacini di Modena erano famosi per alcune loro creazioni basate su meccanica Ferrari caratterizzate dalla denominazione NEMBO ed erano già entrati in contatto con Lamborghini quando questi, nel 1963, aveva affidato loro l’assemblaggio del primo prototipo della 350 GTV e la costruzione di alcuni esemplari di pre-serie della 350 GT.

E in effetti la carrozzeria della Lamborghini 400 Monza in alcuni tratti ricorda la Ferrari 250 GTO/64, con la presa d’aria bassa e larga da cui parte il rastremato cofano motore che va a congiungersi con il parabrezza che proviene proprio da una GTO/64; ed i richiami stilistici, voluti o meno, non finiscono qui, difatti anche il posteriore della 400 Monza, come quello della GTO, era del tipo “coda tronca” secondo i principi aerodinamici del dottor Kamm, in gran voga a quei tempi, e il padiglione era caratterizzato da un arco in rilievo che richiamava quello della GTO/64.


L’auto era stata commissionata da un anonimo collezionista nordamericano nell’autunno del 1965 e esposta un’unica volta al pubblico nello stand della Lamborghini al Salone di Barcellona nel maggio del 1966.

Nelle intenzioni del cliente, avrebbe dovuto essere omologata sia per l’uso stradale che per la partecipazione alla 24 ore di Le Mans ma questa seconda parte del programma venne abortita per sopraggiunte modifiche regolamentari che, a progetto ormai avviato, ne avrebbero reso impossibile l’omologazione. L’auto venne quindi completata per il solo uso stradale.

Inizialmente il proprietario la utilizzò principalmente per recarsi alle gare a cui partecipava con le sue Porsche 906 e 908 ma poi, probabilmente deluso dalla impossibilità di portarla in pista alla 24 ore di Le Mans, nel 1970 la rivendette con poco più di 7.000 km all’attivo ad un facoltoso collezionista spagnolo che, dopo uno scarso utilizzo la chiuse in una rimessa dove la vettura rimase per circa 20 anni.

Rimanendo occultata per un lungo periodo, sulla 400 Monza nacquero leggende sulla sua reale esistenza, leggende alimentate dalle scarse notizie e da poche fotografie risalenti all’epoca della esposizione al pubblico.

Dopo la morte del collezionista spagnolo, avvenuta nel 1996, l’auto, ancora in ottimo, stato venne scoperta dagli analisti della casa d’aste Brooks (oggi Bonhams) quando furono contattati dagli eredi per valutare alcune altre auto conservate nella rimessa.
In quella occasione la 400 Monza venne ufficialmente verificata e censita dalla Lamborghini che sottopose l’auto ad un restauro conservativo e la espose presso il museo ufficiale della casa.


In virtù di questo riconoscimento ufficiale (e con il precedente della presentazione al pubblico nello stand della stessa Lamborghini), nonostante l’auto non fosse stata commissionata e tantomeno costruita dalla casa madre, e nonostante la versione da competizione non avesse mai visto la luce, la 400 GT Monza viene da molti considerata a tutti gli effetti un prodotto ufficiale della casa nonché la prima Lamborghini da competizione mai costruita.

D’altronde sembra che Ferruccio Lamborghini in persona all’epoca abbia voluto supervisionare il progetto che comunque avrebbe portato il nome della casa di Sant’Agata Bolognese.
Dopo nove anni di trattative, il 5 dicembre 2005, la Lamborghini 400 Monza venne battuta all’asta da Bonhams a Londra per 177.500 sterline (oltre 223.000 Euro al cambio di allora) a favore del collezionista inglese Martin Kent.

La 400 Monza venne realizzata sulla base di una Lamborghini 400GT di serie; Neri & Bonacini la rivestirono con una carrozzeria berlinetta biposto interamente in alluminio che ricalcava lo stile in voga per le GT dell’epoca con il cofano spiovente, lungo e piatto, sfoghi dell’aria dietro i passaruota anteriori, parabrezza molto spiovente, coda tronca.

Ma la caratteristica stilistica più originale era il grande arco in rilievo che avvolgeva tutto il padiglione dietro i finestrini laterali e integrava un roll bar per aumentare la sicurezza in caso di ribaltamento, ma compromettendo la visibilità posteriore.
Classici, per l’epoca, paraurti a lama cromati che facevano da cornice a frontale e coda.


Per ammissione degli stessi Neri e Bonacini, l’auto era stata realizzata utilizzando alcuni componenti (fra cui il già menzionato parabrezza) rimasti inutilizzati dalla precedente costruzione di alcune fuoriserie su base Ferrari.
Nel complesso la linea della 400 Monza mostrava somiglianze anche con altre GT italiane coeve come, ad esempio, la Bizzarrini 5300GT.

Inizialmente erano state previste importanti modifiche meccaniche ma poi, con lo stop al programma agonistico per i problemi più su illustrati, motore e telaio rimasero quasi inalterati rispetto al modello di base.
Il motore è un classico V12 a 60° di 3.929 cc di cilindrata montato in posizione anteriore longitudinale, in grado di erogare 320 CV a 6500 giri/min; il cambio è il Lamborghini 5 marce mentre il telaio è il #01030 di una 400GT.

Una curiosità: il collezionista spagnolo che l’aveva acquistata dal primo proprietario aveva rimosso la scritta cromata originale (Monza 400) apposta in coda con una “spagnoleggiante “ JARAMA, una denominazione che in seguito la Lamborghini avrebbe ripreso per un suo modello di serie nel 1970. Quando l’auto venne posta in vendita la dicitura originale venne ripristinata.

              
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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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