Tra la prima e la seconda guerra mondiale l’industria motociclistica britannica, era ritenuta a ragione la migliore sia per i volumi di prodotto che per la qualità dello stesso, tanto che si usava parlare di “scuola inglese”.
La produzione motociclistica britannica era costituita da una ventina di costruttori di livello internazionale quali AJS (con la quale nel 1949 Leslie Graham conquistò il primo titolo mondiale della storia della classe 500), Ariel, Brough Superior, BSA, Cotton, Coventry Eagle, Douglas, Matchless, New Imperial, Norton (il grande Geoff Duke si laureò Campione del Mondo della 500 nel 1951 in sella ad una Manx oltre ai titoli della 350 nel 1951 e nel 1952), OK Supreme, Royal Enfield, Rudge (usate per le competizioni dalla Scuderia Ferrari), Scott, Sunbeam, Triumph, Velocette (che si aggiudicò i primi due titoli mondiali della storia della classe 350 con Freddie Frith nel 1949 e Bob Foster nel 1950), Vincent HRD, Zenith; alcuni non riuscirono a superare gli effetti del crollo della borsa di New York (29 ottobre 1929, noto come il “Martedì nero” o il “Big crash”), altri non sopravvissero alla seconda guerra mondiale e infine, altri scomparvero quasi del tutto nel corso degli anni ‘70 vittime dell’”invasione” giapponese ma anche del loro ostinato tradizionalismo in materia di soluzioni tecniche.
In alcuni casi montavano motori di terze parti come JAP, Blackburne e Villiers.
A questi marchi, la cui fama è arrivata fino ai giorni nostri, si aggiungeva quello di un centinaio di costruttori minori la cui attività commerciale non uscì dai confini della Gran Bretagna.
Dopo un periodo di quasi totale assenza, di quel colosso industriale oggi rimangono solo la rinata Triumph e la Royal Enfield che nel 1957 trasferì in India le linee di produzione determinando inconsapevolmente il salvataggio del marchio mentre è in atto (al momento in cui scriviamo siamo nel 2021)un tentativo di rilancio in grande stile anche del marchio Norton.