Si presentava ai circuiti con la bella moglie Soili, sposata il 31 dicembre del 1970, che lo assisteva facendogli da cronometrista, segnalatrice e anche da meccanico, le moto caricate sul carro dell’impresa di pompe funebri di famiglia e sempre in compagnia del connazionale ed inseparabile amico e pilota Teuvo “Tepi” Lansivuori, anch’egli elemento di una famiglia operante nel campo delle onoranze funebri.
Un quadretto singolare ma non troppo lontano dagli usi e costumi del Continental Circus dell’epoca che vedeva pochissimi piloti ufficiali e molti privati che dovevano arrangiarsi come potevano (gli sponsor arriveranno molti anni dopo).
Una caratteristica che lo distingueva dagli altri piloti, forse con l’unica eccezione del tedesco Ernst Degner, era la laurea in ingegneria meccanica con specializzazione nei motori endotermici conseguita il 30 aprile 1970. Tra la fine del 1971 ed i primi mesi del 1972 mette subito a frutto i suoi studi lavorando per un breve periodo come progettista alla Puch.
Nonostante un solo titolo iridato ed una breve carriera interrotta precocemente a causa del drammatico incidente del 20 maggio 1973 nel quale fu coinvolto mortalmente anche Renzo Pasolini, ancora oggi Saarinen viene considerato fra i più grandi piloti di tutti i tempi, sicuramente il più forte dei primi anni ’70, spesso paragonato al mitico Mike Hailwood.
E fu proprio “the bike” che nel 1971, nel ricordare l’amico-nemico rodesiano Gary Hocking compagno di squadra alla MV Agusta agli inizi degli anni ’60, così diceva dell’emergente Saarinen: “Per battere Gary non bastava essere al 100%, per superarlo dovevi prima superare te stesso. Recentemente ho visto un giovane finlandese che in pista ha molte sue caratteristiche: si chiama Jarno Saarinen“.
Il suo stile, personalissimo ed inconfondibile, era caratterizzato dai mezzi manubri molto inclinati che gli consentivano la particolarissima posizione di guida con il petto schiacciato sul serbatoio e le spalle sempre in carena.
Agli inizi della sua carriera da pilota si dedicò prima al motocross e in seguito alle gare su ghiaccio; da questa insolita (per i piloti del motomondiale) esperienza deriverà la sua funambolica ed impareggiabile guida che gli consentiva un eccezionale controllo della moto esibendosi in spettacolari derapate in curva ed una guida efficacissima sul bagnato.
Aveva, in defintiva, una padronanza della moto tale da essere efficacissimo con qualsiasi tipologia di moto – differenti per cilindrata, peso, ciclo del motore (2 o 4 tempi), filosofia costruttiva – sia su tracciati veloci che nei circuiti cittadini. E dimostrerà platealmente questa poliedricità quando nell’estate del 1972 (dopo essersi laureato Campione del Mondo della 250) sul circuito cittadino di Villa Fastiggi a Pesaro realizzerà una straordinaria tripletta vincendo sia la gara della 250 con la fida Yamaha 2 tempi che quelle della 350 e della 500 in sella alle Benelli 4 tempi battendo Giacomo Agostini all’epoca dominatore delle due classi con la MV Agusta nonché da molti considerato il più grande di tutti i tempi in virtù dei suoi 15 titoli mondiali. Una impresa che lo accosterà ancor di più alla figura del leggendario Hailwood, il re delle triplette.
Il suo progetto di vita era quello di ritirarsi dalle competizioni alla fine della stagione 1974, per dedicarsi alla famiglia e alla progettazione di motori; un sogno infranto alle 15,17 del 20 maggio 1973.
Nella sua breve carriera ha partecipato a 48 Gran Premi iridati ottenendo 15 vittorie – 8 nella classe 250, 5 nella 350, 2 nella 500 – per un totale di 32 podi complessivi, potendo vantare pochissime cadute in gara tanto che, se escludessimo i ritiri dovuti a problemi meccanici, potremmo lecitamente affermare che Saarinen sia finito a podio in una elevatissima percentuale di gare iridate da lui disputate. E’ stato anche sei volte campione nazionale finlandese.
In virtù di queste sue imprese è stato inserito a buon diritto nell’elenco dei cosiddetti “Flying Finns” (i Finlandesi Volanti), un elenco di cui fanno parte piloti di Formula 1, di Rally e delle diverse specialità motociclistiche (Velocità, Cross, Enduro).
Jarno era nato a Turku in Finlandia l’11 dicembre 1945, primo di tre fratelli, figli di una famiglia attiva nel campo delle onoranze funebri; giovanissimo rimase orfano di padre e perciò dovette occuparsi dell’impresa di famiglia.
Iniziò a partecipare alle gare di speedway su piste di ghiaccio ma poi, conseguita la laurea in ingegneria, si dedicò alle gare di velocità su pista.
Conquista sei titoli nazionali con l’artigianale Tunturi Puch 125 e con le Yamaha 250 e 350, tutte moto a 2 tempi (in tutta la sua carriera le uniche sue esperienze con motori a 4 tempi saranno quelle con le Benelli e con la Moto Guzzi in un test in vista della prima 200 Miglia di Imola, test che non ebbe alcun esito).
Il debutto a livello internazionale avvenne nella primavera del 1970 con una Yamaha 250 privata sul circuito di Salisburgo in una gara non valida per il Campionato del Mondo dove si dovette confrontare con alcuni tra i piloti più forti della categoria come Carruthers (già Campione del Mondo nel 1969 con la Benelli), Gould (che proprio quell’anno si laureerà Campione del Mondo) ed i nostri Grassetti e Pasolini. E fu proprio Grassetti, dall’alto della sua esperienza, a intravedere nel giovane finlandese le doti del Campione.
Nel Motomondiale partecipa a alla classe 125 con la fida (!) Tunturi Puch e a due soli Gran Premi con una Kreidler 50 ma poi capisce che sono la 250 e la 350 le classi dove può esprimere al meglio il proprio talento; richiede perciò, ed ottiene, un finanziamento da alcune banche (a cui probabilmente fece intendere che ne avesse necessità per l’azienda di famiglia) e acquista due Yamaha, una TD2 250 ed una TR2 350.
Dopo aver finito in sesta posizione in Germania, primo Gran Premio della stagione, già nel successivo Gran Premio di Francia, disputato il 15 maggio sul circuito di Le Mans, si fa notare dalla platea iridata con un bel quarto posto nella gara della 250 vinta da Rodney Gould seguito sul podio da Santiago Herrero e Lasszlò Szabò mentre alle spalle di Saarinen si piazzò il nostro Angelo Bergamonti con l’Aermacchi. In totale ottenne una serie di piazzamenti (2 terzi, 4 quarti, 1 sesto) decisamente apprezzabili per un privato al debutto nel mondiale che gli consentirono di chiudere il Campionato al 4° posto in classifica generale nonostante avesse saltato gli ultimi tre Gran Premi del campionato per laurearsi.
In virtù di questi suoi risultati fu notato dalla “Arwidson & Co”, importatrice della Yamaha per la Svezia e la Finlandia, che per il 1971 gli fornì una 250 TD2B e una 350 TR2B con le quali incominciò ad ottenere i primi risultati di prestigio dimostrandosi particolarmente competitivo nella 250 avendo come avversari i più grandi piloti dell’epoca, tra i quali anche qualche Campione del Mondo: Andersson, Bergamonti, Braun, Carruthers, Gould, Grassetti, Herrero, Pasolini, Read (già pluri iridato), Rosner, Sheene, Villa. In particolare ricordiamo la vittoria al Gran Premio di Spagna sul circuito di Jarama, oltre ad un secondo posto, due terzi e altri piazzamenti vari che lo porteranno a chiudere il Campionato in terza posizione.
Ma quell’anno fu la classe 350 che portò il nome del pilota finlandese all’attenzione di tutto il mondo motociclistico quando riuscì a battere il campionissimo Giacomo Agostini a Brno in Cecoslovacchia e al Nazioni (Monza) in Italia, due vittorie in verità facilitate da due inconsueti ritiri di Agostini per noie meccaniche, collezionando anche tre secondi posti e due terzi, classificandosi così secondo in classifica generale.
E non mancò di dimostrare anche la sua versatilità al Gran Premio di Spagna vincendo la gara della 250 e finendo secondo in quella della 50.
Ci si comincia a chiedere se questo sconosciuto finlandese possa essere l’uomo destinato ad interrompere la monotonia delle vittorie a ripetizione di Agostini e della sua MV rimasta da sola a monopolizzare il mondiale, vittorie intervallate solo da qualche exploit di Pasolini con una Benelli in eterna crisi finanziaria giacché le case giapponesi erano assenti sin dalla fine del 1968 mentre le italiane Guzzi, Gilera e Mondial si erano ritirate già dal lontano 1957.
A questo punto era lecito aspettarsi che nel 1972 il finlandese confermasse, e che anzi migliorasse, queste brillanti prestazioni proponendosi come l’anti Agostini, almeno per la classe 350 non esistendo, per il momento, una 500 competitiva da proporre come alternativa alla MV Agusta.
Ed effettivamente nel 1972 il talento del finlandese esplode: la Yamaha lo elegge a suo pilota di punta, sia pure in forma semi ufficiale, allestendo esclusivamente per lui una YZ 635 250 ed una YZ634 350 raffreddate ad acqua che praticamente prefiguravano le moto Gran Prix ufficiali in preparazione per il 1973.
E Saarinen ringrazia per la fiducia riposta in lui laureandosi Campione del Mondo della 250 con 4 vittorie, due secondi posti, tre terzi, un quarto posto e due soli zeri, uno al Tourist Trophy dove si rifiuta di partecipare ritenendolo troppo pericoloso (la stampa inglese criticò ferocemente la sua dichiarazione «Non voglio morire!» accusandolo di vigliaccheria) ed un secondo zero nel successivo Gran Premio di Yugoslavia, sul circuito di Abbazia, dove, dopo aver fatto segnare il giro più veloce in gara, è costretto al ritiro nella gara vinta dal nostro Pasolini.
Il suo titolo rimane ancora oggi, dopo quasi 50 anni, l’unico mai conquistato da un pilota finlandese.
Nella 350, con tre vittorie ed una serie di piazzamenti a podio, si classificherà secondo alle spalle di Agostini.
Il 1972 fu un anno veramente trionfale per Saarinen.
Forse fu proprio nella 350 che, avendo come avversario l’imperversante Giacomo Agostini, riuscì a dimostrare ancor meglio tutto il suo talento, in particolare nei primi due Gran Premi della stagione: sul tremendo e pericoloso circuito del Nurburgring inflisse ad Agostini un distacco di circa 5 secondi e stabilì il record sul giro di 8 km/h di media più veloce di quello realizzato da Agostini con la 500 e si affermò nel successivo Gran Premio di Francia che si correva sul bagnatissimo circuito di Clermont Ferrand staccando Agostini, quarto, di oltre 2 minuti; ma poi si ripetè a Brno, al Gran Premio di Cecoslovacchia, in verità avvantaggiato dai problemi di gioventù della MV 4 cilindri che costrinsero Agostini al ritiro, ma dimostrando comunque il proprio valore stabilendo un record sul giro inferiore di 5″3 rispetto a quello ancora detenuto da Mike Hailwood; infine ad Anderstorp, in Svezia, pur costretto al terzo posto dietro la coppia delle MV condotte da Agostini e Read stabilì il giro record di 3″ inferiore a quello precedente detenuto da Agostini.
E fu proprio questa sua offensiva (e forse anche le prime voci sulla imminente 500 4 cilindri 2 tempi che la Yamaha stava approntando per affidarla nel 1973 al talentuoso finlandese) che indussero Arturo Magni ad ingaggiare Phil Read per fare da supporto e da pungolo per Agostini che probabilmente incominciava ad addormentarsi sugli allori dei suoi 13 titoli.
Al termine della stagione iridata Saarinen si recò in Gran Bretagna dove colse altre occasioni per dimostrare il proprio talento, anche al di fuori dell’ambito mondiale, con sei fantastiche vittorie conquistate sui circuiti di Scarborough e soprattutto di Mallory Park dove dominò realizzando la tripletta 250, 350 e la Race of the Year (gara ad invito), battendo anche qualche record sul giro che resisteva dai tempi di Hailwood.
Ma l’impresa che gli dette la definitiva notorietà arrivò il 20 agosto, quando realizzò la mitica tripletta a Pesaro-Villa Fastiggi: 250, 350 e 500.
Quell’estate venne ingaggiato dalla Benelli (a quei tempi di proprietà di De Tomaso) per portare al debutto le nuovissime 350 e 500 4 cilindri 4 tempi della casa pesarese nella gara internazionale Pesaro-Mobili, valida anche per il Campionato Italiano, che si sarebbe disputata sul circuito stradale di Villa Fastiggi, non escludendo l’eventualità di un ingaggio per disputare il mondiale in sella alle 4 cilindri pesaresi.
Un primo test avvenne in tutta segretezza sul circuito di Misano dove Jarno prese confidenza con un 4 tempi provando la Benelli vecchio tipo (ex Pasolini) seguito da una ulteriore sessione sul circuito di Modena con le 4 cilindri di nuova generazione. Mancava pochissimo tempo allo svolgimento della gara, non sufficiente per una efficace messa a punto delle moto che fu invece resa possibile grazie alle straordinarie capacità di adattamento del finlandese che chiese pochissimi interventi tra cui, ovviamente, la particolare inclinazione dei manubri.
Jarno, in evidente stato di grazia, vinse la 250 con la fida Yamaha relegando Pasolini al secondo posto, la 350 dove Agostini fu costretto al ritiro e la 500 battendo sonoramente Agostini, evento che non si verificava dai tempi di Hailwood nel biennio 1966/67.
Risultato strabiliante se ricordiamo come questa sia stata la gara del debutto assoluto di Saarinen in sella a moto da corsa con più di due cilindri e per di più a 4 tempi!
Una settimana più tardi si sarebbe dovuto assistere sul circuito di Imola ad un rinnovato confronto che aveva il sapore della rivincita tra le accoppiate Agostini/MV e Saarinen/Benelli ma un acquazzone improvviso ne impedì lo svolgimento.
L’esito della gara di Pesaro lasciava quindi ben sperare che il finlandese potesse partecipare al Campionato Mondiale della classe 500 con la nuova Benelli 4 cilindri lasciando spazio all’immaginazione su splendide battaglie in pista con Agostini e Read in sella alle nuove 4 cilindri della MV Agusta, una grande sfida di uomini e mezzi; una ipotesi decisamente affascinante ma che non trovò realizzazione per la dichiarata avversione di De Tomaso sempre scettico sulla utilità della partecipazione alle competizioni, atteggiamento incomprensibile visto il suo passato di pilota e costruttore di vetture da competizione.
L’iride della 250, i risultati promettenti nella 350 e la tripletta di Pesaro indussero la Yamaha a reagire alla possibilità di perdere quello che ormai era di fatto il loro pilota di punta offrendogli, forti anche delle titubanze di De Tomaso, un contratto di due anni da ufficiale a tutti gli effetti, probabilmente preannunciandogli segretamente l’imminente debutto nella 500 con una innovativa 4 cilindri 2 tempi. L’offerta della casa giapponese è perfetta per i coniugi Saarinen che, come abbiamo già ricordato, hanno deciso per il ritiro dalle competizioni alla fine del 1974.
E infatti il 1973 vede il ritorno della Yamaha in veste ufficiale nel Campionato del Mondo, da cui si era ritirata alla fine del 1968.
Un ritorno in grande stile: la casa di Iwata infatti schiera moto ufficiali in ben tre classi, la TZ250 A (OW17), la TZ350 A (OW16), versioni evolute delle bicilindriche che si sono affermate nel 1972 con Saarinen, ma anche e soprattutto la misteriosa YZR 500 (OW20) di cui si favoleggiava da tempo, senza che mai qualcuno l’avesse vista o che almeno avesse avuto elementi per confermarne l’effettiva esistenza, ovvero la 500 4 cilindri 2 tempi che conserva i valori di alesaggio e corsa, 56×50, della 250.
Il 1973 inizia con due lampi del pilota finlandese che trionfa nella 200 miglia di Daytona, con replica alla 200 miglia di Imola, entrambe ottenute con la Yamaha TZ 350 contro le grosse 750 derivate dalla serie (la TZ 350 da Gran Premio poteva partecipare questa categoria di competizioni perché costruita in un numero di esemplari sufficiente a definirla “di serie”) e avversari di tutto rispetto, compresi gli americani specialisti del triovale di Daytona.
L’inizio del motomondiale fu altrettanto esplosivo: Saarinen partecipa alla 250 in sella alla bicilindrica TZ e alla 500 con la nuova 4 cilindri YZR 500 OW20 ottenendo 5 vittorie nei primi tre Gran Premi della stagione.
Saarinen quell’anno aveva forse in mente un progetto ambizioso, realizzare quello che non era riuscito neanche al grande Mike Hailwood: la conquista di 3 titoli iridati nel corso dello stesso Campionato, progetto in verità mai ufficializzato ma verosimilmente probabile.
Infatti, contrariamente a quanto molti credevano, non esisteva una regola che vietasse ad un pilota di partecipare a tre classi contemporaneamente nell’ambito dello stesso campionato o anche del singolo Gran Premio, esisteva invece la regola che per motivi di sicurezza vietava ad un pilota di percorrere più di 500 Km nel corso di uno stesso Gran Premio.
Pertanto, per concretizzare il suo progetto nel rispetto delle regole, Saarinen inizialmente partecipa soltanto alla 250 e alla 500 con l’obiettivo di accumulare almeno in una classe, presumibilmente la 250, un vantaggio tale da poterla abbandonare per dedicarsi alla 350 fidando anche nell’opportunità offerta dall’allora vigente regola degli scarti in virtù della quale ai fini del campionato venivano presi in considerazione solo i sette migliori risultati su 12.
E, come abbiamo visto, dalle battute iniziali del campionato il progetto sembra concretizzarsi: nella 250 Saarinen realizza una tripletta nei primi tre Gran Premi (Francia, Austria e Germania) che sbalordisce ma non sorprende. Ma è nella 500 che, lui esordiente e con lui la Yamaha, che mina le certezze di Agostini e della MV vincendo la gara dell’esordio, il Gran Premio di Francia, relegando Read al secondo posto mentre Agostini cade cercando di contrastare l’imperiosa azione del finlandese; Jarno replica poi nel successivo Gran Premio d’Austria disputato sotto la pioggia al Salzburgring con le MV di Ago e Read costrette al ritiro; al terzo appuntamento, Gran Premio della Germania Ovest (Hockenheim), Read alla guida della nuova e velocissima MV 4 cilindri, destinata a sostituire la gloriosa 3 cilindri, ingaggia una lotta furibonda con Saarinen fin quando al finlandese salta la catena lasciando la vittoria all’inglese mentre Agostini è ancora una volta costretto al ritiro.
Ma poi, il 20 maggio, il Continental Circus sbarca a Monza per il Gran Premio delle Nazioni dove si chiude drammaticamente la carriera di Saarinen e Pasolini.
Nella mattinata si svolgono le gare della 50 e della 125; nel primo pomeriggio, alle 14 si svolge la gara della 350 seguita alle 15,15 dalla 250.
Al via il gruppo arriva velocissimo al curvone (non esisteva ancora la prima variante): Pasolini, che era in testa, scivola – forse per un grippaggio o per qualche traccia d’olio lasciata in traiettoria nella precedente gara della 350 – , la sua moto urta il guardrail e rimbalza in pista cogliendo in pieno Saarinen; i due piloti restano a terra esanimi mentre, tra gli altri piloti coinvolti nell’incidente, Giansanti, Jansson, Kanaya, Mortimer, Palomo e Villa rimangono feriti più o meno gravemente.
Accorrono i primi soccorsi. Due medici tentano disperatamente di rianimare Pasolini che dà ancora segni di vita ma il suo cuore cesserà di battere pochi minuti dopo. La prima autoambulanza giunge dopo 11 minuti e porta via Saarinen che giunge già morto in infermeria.

Dove sarebbe potuto arrivare Saarinen se non fosse scomparso tragicamente a Monza?
Visti i risultati delle prime tre gare (praticamente un trionfo assoluto in entrambe le classi 250 e 500) molto probabilmente avrebbe conquistato con largo anticipo i titoli della 250 e della 500 (precedendo di oltre vent’anni l’impresa riuscita a Freddie Spencer nel 1985) e, abbandonata la 250, avrebbe potuto quantomeno battagliare per il titolo della 350 nella seconda parte della stagione contendendolo alla coppia della MV Agusta. Invece il destino volle diversamente.
Nonostante la breve carriera iridata (appena 3 anni, dal 1970 al 1972 oltre a quel tragico 1973) Saarinen ha scritto una pagina gloriosa, seppur incompiuta, del Motomondiale. Ma Jarno ha comunque segnato un’epopea diventando una leggenda del motociclismo.
E’ stato da molti paragonato al grande Mike Hailwood, e forse c’è qualcosa di vero, ma chi, fra i piloti delle più recenti generazioni potrebbe essere assimilato a Saarinen e alla sua funambolica guida? Probabilmente Stoner e Marquez, ma questi sono confronti senza alcun senso, forse alimentati solo dall’intimo desiderio di rivivere quei momenti di vera gloria motociclistica.
Jarno Saarinen è sepolto nel cimitero di Turku la sua città natale, ancor oggi meta dei tanti estimatori del finlandese volante. Nel 2009 è stato inserito nella MotoGP Hall of Fame. A Turku, città natale del pilota finlandese, c’è una strada dedicata a lui, anche a Pesaro la strada di fronte allo stabilimento della Benelli si chiama via Jarno Saarinen.
Il mito di Saarinen è fortemente radicato in Italia, infatti c’è un fan club Saarinen ancora attivo che nel 2014 ha promosso l’apertura del Parco Jarno Saarinen a Petrignano (Assisi); nel 2016 nel parco è stata scoperta una statua in bronzo replicata, nel 2017, in un parco di Turku. In quei primi anni ‘70 l’ammirazione per Saarinen era tale che il nome Jarno divenne molto popolare in Italia; come esempio più famoso ricordiamo l’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli.