Il 1998, la stagione di esordio di Max Biaggi nella 500, iniziò con il trionfo di Suzuka ma si chiuse con un disastro.
Negli 8 campionati (1998 – Honda; 1999/2002 – Yamaha; 2003/2005 – Honda) in cui ha partecipato alla top class del Motomondiale, tra 500 e MotoGP, Max Biaggi ha collezionato 13 vittorie iridate sfiorando tre volte il titolo essendo infatti finito secondo in campionato nel 1998 con la Honda, quando fu Doohan a laurearsi Campione, e nel biennio 2001/2002 con la Yamaha, in entrambi i casi alle spalle di Rossi; è inoltre finito terzo nel 2000, nel 2003 e nel 2004 mentre nel 1999 e nel 2005 finì rispettivamente 4° e 5°, quindi sempre in top five.
La più concreta possibilità di conquistare il titolo la ebbe proprio nel 1988, anno del suo esordio in 500, quando a soli tre Gran Premi dalla fine si trovava in testa al Campionato con 4 punti di vantaggio su Doohan, ma il risultato disastroso di quegli ultimi 3 Gran Premi gli costò il titolo.
Quell’anno, infatti, il campionato di Biaggi iniziò trionfalmente per un debuttante di categoria; al Gran Premio del Giappone, il primo della stagione, fu capace di conquistare pole, vittoria e giro veloce con la Honda gestita da Kanemoto.
In seguito, prima di arrivare al fatidico Gran Premio della Catalogna, vinse anche il Gran Premio della Repubblica Ceca (che molti ricorderanno per quella impressionante impennata a 90°) e, grazie anche a numerosi piazzamenti, concluse la stagione al secondo posto dietro Mick Doohan con 52 punti di distacco.
Ma cosa accadde in Catalogna?
In breve sintesi l’esito di quel Gran Premio indirizzò l’epilogo del campionato mondiale della 500 in favore del pilota australiano.
Il 20 settembre del 1998 si disputava il Gran Premio di Catalogna, dodicesima tappa di Campionato. Max Biaggi, come abbiamo visto, arrivò all’appuntamento spagnolo con quattro punti di vantaggio su Doohan.
In gara, però, accadde il “fattaccio”: a nove giri dal termine Jean Michel Bayle e Alex Crivillè furono coinvolti in una caduta; i commissari di gara esposero perciò le bandiere gialle. In quel momento sopraggiunsero Biaggi e Barros che stavano battagliando fra di loro contendendosi la prima posizione e, proprio nella zona dell’incidente, Biaggi sorpassò il brasiliano che prontamente rispose con un controsorpasso e pertanto entrambi furono sanzionati con uno stop and go che prevedeva una sosta forzata di dieci secondi ai box.
Barros rientrò per scontare la penalità chiudendo poi la gara al 7° posto; invece Biaggi decise di proseguire ignorando le segnalazioni del box costringendo i commissari ad esporgli la bandiera nera che Max ignorò tagliando il traguardo in prima posizione davanti a Doohan ma, a causa della bandiera nera e della conseguente squalifica, la vittoria fu attribuita all’australiano.
La classifica finale della gara vide, dietro al vincitore Doohan, tanti bei nomi dell’epoca: Okada (Honda), Abe (Yamaha), Gibernau (Honda), Crafar (Yamaha), Checa (Honda), Barros (Honda), Laconi (Yamaha), Kocinsky (Honda), Robert Jr. ( Modenas).
Biaggi e Barros fecero ricorso, sostenendo che nel punto incriminato, dove si erano sorpassati vicendevolmente, era impossibile vedere le bandiere gialle, ma la giuria internazionale respinse i loro reclami e per di più inflisse a Biaggi un’ammenda di 5.000 franchi svizzeri (circa 6 milioni di lire) dell’epoca.
Ai fini del campionato Doohan conquistò 25 punti contro lo zero di Biaggi; l’esito di quel Gran Premio e gli scarsi risultati degli ultimi due Gran Premi in calendario – 8° in Australia e 5° in Argentina contro due ulteriori vittorie di Doohan – fecero svanire definitivamente le ambizioni iridate del pilota romano che chiuderà al secondo posto nella classifica mondiale, dietro a Doohan con 52 punti di distacco; terzo Crivillé a 10 punti da Biaggi.
Biaggi aveva indubbiamente il potenziale ed il talento per aggiudicarsi anche più di un titolo della classe regina ma a causa del suo “caratterino” si rese inviso a Doohan e al management della HRC e questo condizionò l’andamento della sua carriera.
Rimanendo nel campo delle ipotesi, se quell’anno non avesse lanciato critiche al pilota australiano e ai dirigenti Honda, probabilmente sarebbe rimasto nella sfera della HRC e nel 1999, stante l’incidente di Doohan che lo costrinse a chiudere prematuramente campionato e carriera, avrebbe conquistato quel titolo (che fu invece di Crivillè) garantendosi la conferma per il 2000, cambiando così il corso della storia.
Invece, sappiamo come è andata.