Tra gli anni ’60 e gli anni ’70 alcuni piloti, chi per amore della meccanica e chi invece per mancanza di ingaggi, qualcun altro forse per avviare una attività imprenditoriale, si cimentarono con maggiore o minor successo nella costruzione di una monoposto di Formula 1 in quasi tutti i casi “griffata” con il proprio nome; tra questi ricordiamo Chris Amon, Jack Brabham, Dan Gurney, Graham Hill, Bruce McLaren, Arturo Merzario, John Surtees.
Se volete qualche dettaglio in più, qui nel seguito vi ricordo il link delle brevi storie che ho scritto su questi piloti/costruttori.
Capitolo 1: La saga dei piloti-costruttori in Formula 1, Jack Brabham
Capitolo 2: La saga dei piloti-costruttori in Formula1, Bruce McLaren
Capitolo 3: La saga dei piloti-costruttori in Formula1, Dan Gurney e la sua Eagle
Capitolo 4: La saga dei piloti-costruttori in Formula1, John Surtees
Capitolo 5: La saga dei piloti-costruttori in Formula1, le monoposto di Amon e di Merzario e della Embassy-Hill
Solo tre di questi però riuscirono a conquistare almeno un Gran Premio valido per il mondiale alla guida di una propria monoposto: l’americano Dan Gurney (Port Jefferson, 13 aprile 1931 – Newport Beach, 14 gennaio 2018) nel 1967 vinse il Gran Premio del Belgio sul circuito di Spa;
l’anno dopo Bruce McLaren (Auckland, 30 agosto 1937 – Goodwood, 2 giugno 1970) riuscì a ripetere l’impresa di Gurney trionfando al Gran Premio del Belgio (Spa) del 1968
ma chi veramente ebbe un successo conclamato con una sua monoposto fu senza tema di smentita Jack Brabham (Hurstville, 2 aprile 1926 – Gold Coast, 19 maggio 2014) che alla guida di una sua monoposto conquistò 7 vittorie ed il titolo mondiale del 1966 battendo piloti del calibro di Surtees (Campione del Mondo 1964), Rindt, Hulme (suo compagno nel team), G. Hill, Clark (già due volte Campione del Mondo), Stewart, Parkes, Bandini, Scarfiotti (il trionfatore di Monza 1966).
Ricordiamo che Brabham aveva conquistato in precedenza altri due titoli mondiali nel 1959 e nel 1960 con la Cooper.
Ci si sarebbe aspettata maggior fortuna dalla Surtees (che comunque riuscì a conquistare l’Europeo di Formula 2 con Hailwood) ma dalla seconda metà degli anni ’70 l’epopea dei garagisti (come dispregiativamente li definiva Ferrari) volgeva al termine con la trasformazione in veri e propri imprenditori finanziati da ricchi sponsor, infatti la Williams riuscì ad entrare nel novero delle principali scuderie di Formula 1 grazie alla generosa sponsorizzazione di alcuni facoltosi sponsor dell’Arabia Saudita e comunque Williams, pur avendo nel proprio curriculum dei trascorsi di pilota, non fu mai un pilota di Formula 1. Incominciava così una nuova era della Formula 1.
Ricordiamo infine l'”avventura” dei fratelli Fittipaldi che in realtà furono più che altro dei prestanome per attrarre capitali.