E di vero e proprio scontro si trattò, come vedremo nel seguito della narrazione.
Il Gran Premio d’Argentina 1998, ultima tappa della stagione, era la gara decisiva per l’assegnazione del titolo della 250 ma ebbe un finale controverso: quel Mondiale della 250 è passato alla storia come uno dei campionati più ricchi di strascichi polemici e addirittura giudiziari.
E’ il 25 ottobre quando si disputa il GP d’Argentina, il quattordicesimo e ultimo Gran Premio della stagione; per il titolo della 250 sono rimasti in lizza Loris Capirossi e Tetsuya Harada, entrambi in forza alla Aprilia; Valentino Rossi, rookie di categoria in sella ad una Aprilia ufficiale ma affidata ad un team satellite, nonostante una tripletta di vittorie ad Imola, Barcellona e Phillip Island è ormai tagliato fuori dalla corsa al titolo.
Il campo dell’ultima battaglia è il circuito di Buenos Aires; Loris Capirossi e Tetsuya Harada sono divisi in classifica da soli 4 punti: il pesantissimo 0 rimediato da Harada in Australia ha permesso a Capirossi di agguantare la leadership della classifica portandosi a 204 punti contro i 200 del giapponese.
Purtroppo l’esito del GP darà avvio ad una interminabile serie di polemiche che si prolungherà per diverso tempo prima di ricomporsi.
Il sabato precedente la gara Capirossi fa sua la pole position piazzando la sua Aprilia davanti alla Honda di Olivier Jacque e alle Aprilia di Rossi e Harada.
I punti di vantaggio di Capirossi sono pochi, perciò Loris decide di adottare una strategia d’attacco cercando di azzeccare una buona partenza, portarsi davanti a tutti e condurre la gara in testa fino alla fine. Ben presto le tre Aprilia con, nell’ordine, Capirossi, Rossi e Harada fanno gara a sé e la situazione rimane immutata fin quasi alla fine.
E infatti il “fattaccio” si verifica proprio all’ultimo giro: per Capirossi il titolo sembra ormai cosa fatta, ma Rossi e Harada non demordono, Loris sente la pressione e sbaglia alla curva 3 dando via libera a Rossi; a questo punto Harada può ancora sperare e spinge forte cercando di indurre all’errore Capirossi che infatti commette un secondo errore di impostazione alla curva 7 consentendo al giapponese di portarsi davanti a lui in seconda posizione.
Ormai manca poco al traguardo e Capirossi tenta l’ultima disperata manovra con una staccata alla morte all’ingresso della terzultima curva. Il contatto è inevitabile, entrambi vanno fuori sulla ghiaia ma ad avere la peggio è il giapponese che cade mentre Capirossi riesce a riprendere la pista involandosi verso il traguardo e l’ambito titolo lasciando Harada a sbracciarsi e ad inveire contro di lui.
L’atmosfera al box è chiaramente tesa; mentre Capirossi festeggia il suo terzo titolo – dopo i due conquistati nella 125 – Harada (forse anche sostenuto dalla dirigenza Aprilia) presenta reclamo alla FIM per il comportamento anti-sportivo di Capirossi.
Il reclamo viene accolto e come conseguenza Capirossi viene squalificato ma potendo ancora contare sui 4 punti di vantaggio che aveva alla vigilia conserva ugualmente il titolo di Campione della 250.
Successivamente Capirossi presenta ricorso che viene accettato dalla FIM che pertanto gli restituisce il secondo posto ed i 20 punti conquistati in Argentina.
Harada si piazzò al terzo posto nella classifica generale preceduto anche da Valentino Rossi; da notare che sia Rossi che Harada avevano vinto 5 Gran Premi a testa contro i soli due di Capirossi.
Ma forse, considerato che anche con la squalifica Capirossi divenne campione del mondo, Harada aveva perso il titolo già prima, quando al GP di Spagna fu protagonista di un altro caso singolare: fermatosi ai box nel corso della competizione aveva poi ripreso la pista dopo una riparazione effettuata all’interno del box stesso anziché nella corsia esterna come da regolamento e pertanto fu fermato con la bandiera nera.
Ma la querelle non si esaurì con la definitiva sentenza della FIM.
L’Aprilia, infatti, ritendendo comunque anti sportivo il gesto di Capirossi, comunicava al pilota che non solo intendeva rescindere il contratto che prevedeva ancora un anno di ingaggio ma che avrebbe anche chiesto un risarcimento all’italiano, ritenendo che l’incidente avesse leso l’immagine della Casa.
Si finì in tribunale e la disputa andò avanti per molto tempo risolvendosi finalmente nel 2004, ben sei anni dopo l’accaduto, quando il Tribunale di Venezia, avendo stabilito che non vi era stata nessuna scorrettezza da parte dell’italiano, il licenziamento e la richiesta del risarcimento erano da considerarsi illegittimi pertanto la casa di Noale fu costretta a pagare un risarcimento di un milione e mezzo di euro.
Tutt’oggi, a prescindere da quanto emerso dalle aule del Tribunale, ci si chiede ancora se quello di Capirossi sia stato un comportamento anti-sportivo o solo una manovra al limite.