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16 giugno 1937, il trionfo di Omobono Tenni al Tourist Trophy
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16 giugno 1937, il trionfo di Omobono Tenni al Tourist Trophy

Luglio 19th, 2021 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Omobono Tenni (Tirano in provincia di Sondrio, 24 luglio 1905 – Bremgarten bei Bern, 1° luglio 1948), naturalizzato trevigiano, era conosciuto dai tifosi inglesi come The Black Devil.

Dopo un periodo di apprendistato in un’officina di Treviso, a 19 anni aprì una propria attività di riparazione di motociclette di cui provvedeva personalmente al collaudo. Venne notato dal presidente del Moto Club Treviso che decise di affidargli una G.D. 125 con la quale Tenni il 30 marzo 1924 partecipò al II° Circuito della Postumia dove arrivò 2° assoluto e 1° di categoria, ottenendo anche il giro più veloce; proseguendo nell’attività agonistica collezionerà una serie di vittorie e di record sul giro gareggiando fino al 1928 sempre nella categoria “biciclette a motore”.

Nel 1929, per passare alle categorie superiori, acquistò una Norton 500 e una Velocette 350 con cui primeggiò spesso riuscendo così a farsi notare prima dalla Bianchi e in seguito dalla Moto Guzzi dove approdò nel 1933.

La sua prima gara con le moto di Mandello fu la IX Milano-Roma-Napoli, dove fu costretto al ritiro, ma la sua consacrazione arrivò il 15 ottobre durante il I° Trofeo Internazionale della Velocità a Roma sul Circuito del Littorio dove, in sella alla nuova Guzzi 500 Bicilindrica, pur essendo costretto al ritiro, dette prova di grande superiorità.

Ma è al Tourist Trophy che nasce la sua leggenda.

Il primo successo italiano al TT era arrivato già nel 1935 con la doppietta dell’asso irlandese Stanley Woods che con le Guzzi aveva vinto sia nella Lightweight, la 250, che nella Senior, la 500; ma nessun pilota italiano aveva ancora vinto all’isola di Man.

Nel 1936 le attività sportive si svolsero in numero ridotto a causa della guerra in Africa Orientale ma nel 1937 la Guzzi ritornò al TT schierando due moto nella Lightweight Race affidate a Omobono Tenni e Stanley Woods. Era forse arrivato il momento di una vittoria tutta italiana, pilota e moto; Tenni, “l’uomo che viene dalla terra dei Cesari” (così fu chiamato da un quotidiano inglese), era infatti il primo pilota non britannico ad avere concrete possibilità di vittoria.

La Lightweight Race andava in scena mercoledì 16 giugno.

Al via si presentarono 26 piloti; i più qualificati avversari delle Guzzi erano i piloti delle inglesi Excelsior e New Imperial e la tedesca DKW che schierava un fortissimo squadrone con i piloti Wünsche, Kluge e l’inglese Thomas.

Dopo una sfuriata iniziale delle DKW, al secondo giro si portava in testa Stanley Woods mentre Tenni, dopo una caduta senza conseguenze al Governors Bridge che lo relegava in quinta posizione a 52” dall’irlandese, si lanciava in una rimonta forsennata compiendo salti spettacolari al Ballaugh Bridge e spazzolando con le spalle i muretti laterali al Sulby Bridge.

Alla chiusura del 3° giro Tenni stabiliva il nuovo primato del Mountain in 29’08” a 125,052 km/h, portandosi in quarta posizione; al quarto passaggio è secondo alle spalle di Woods e al sesto e penultimo giro si porta in testa; Woods, nel tentativo di resistere alla travolgente rimonta dell’italiano, spreme all’estremo il suo motore finendo per rompere una molla valvola.

È questa la fase di gara resa celebre dalla cartolina commemorativa di Motor Cycle che riporta l’espressione dello stupefatto speaker della gara: «Informazioni lungo tutto il percorso dicono che Tenni sta curvando con pazzo abbandono che crea dubbi circa il suo finire in un pezzo solo» e che probabilmente gli fruttò l’appellativo di Black Devil.

Alla settima e ultima tornata, improvvisamente la Guzzi si piantò di colpo a causa di una candela surriscaldata; ma il timore di perdere una gara già vinta durò solo un attimo: la fermata ai box per la sostituzione della candela consentì al pilota di ripartire con ancora un buon margine di vantaggio.

Ormai saldamente al comando della gara, Tenni moderava la sua azione rispettando le indicazioni del box che lo invitavano alla prudenza e andava a vincere con 37 secondi di vantaggio sulla Excelsior di Ginger Wood e 4 minuti e mezzo sulla DKW di Ernie Thomas, facendo registrare anche il nuovo primato in 3h 32’06” sull’intero percorso di 425 chilometri (7 giri) a circa 120 Km/h di media.

L’eco del trionfo tutto italiano raggiunse in serata l’Italia.

Questa vittoria al TT, la prima in assoluto raggiunta da un pilota italiano su moto italiana, e più in generale di una accoppiata pilota e moto non britannici, fu particolarmente sentita nell’ Italia del “ventennio” tanto che il segretario del Partito Nazionale Fascista, Achille Starace, provvide ad inviare un telegramma: “Il Duce ha appreso con vivo compiacimento la notizia della nuova vittoria.”

Non volle essere da meno il generale della Milizia Ugo Leonardi, presidente della Federazione Motociclistica, che alla notizia telegrafava all’isola di Man: «Bravo Tenni, ti abbraccio paternamente».

Il 18 giugno Tenni tentò di replicare nella Senior ma la rottura del filo dell’acceleratore nel corso del 4° giro lo costrinse al ritiro.

Al suo rientro a Treviso il pilota venne accolto da una folla festante.

La morte se lo porterà via, il 1° luglio 1948, sul circuito di Berna, nella stessa curva dove poche ore dopo avrebbe perso la vita anche Achille Varzi.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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