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La Lotus 88, la monoposto con due telai (1981)
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La Lotus 88, la monoposto con due telai (1981)

Giugno 4th, 2021 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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L’antefatto: le “minigonne” e “l’effetto suolo”

Nella seconda metà degli anni ’70 Colin Chapman, il geniale patron della Lotus, pensò di applicare alle sue monoposto un profilo alare rovesciato sotto le fiancate al fine di ottenere una elevata depressione nel sottoscocca per ottenere un significativo incremento dell’aderenza in curva. Da quell’idea nacque nel 1976 la Lotus 78 che nel 1977 si dimostrò di un livello superiore alla concorrenza ma purtroppo accusò anche problemi di affidabilità; ma nel 1978 il titolo non sfuggì alla 78, ed alla sua evoluzione 79, quando Andretti si laureò Campione del Mondo.

Naturalmente tutti gli altri costruttori si affrettarono a riprodurre sulle loro monoposto l’effetto suolo.

Per ottenere la massima deportanza i tecnici inglesi pensarono di applicare alle fiancate delle paratie scorrevoli (ribattezzate bandelle o in gergo minigonne) che, seguendo le oscillazioni del corpo vettura, sigillavano al terreno il fondo scocca evitando così di disperdere verso i fianchi il flusso d’aria che generava la deportanza incanalandolo correttamente verso il posteriore della monoposto.

Ma nel 1981 la FIA bandì le minigonne equiparandole a dispositivi aerodinamici mobili esplicitamente vietati dal regolamento tecnico con il vincolo di mantenere il corpo vettura ad almeno 6 cm. dal suolo.

Per ovviare al divieto i tecnici pensarono di irrigidire le sospensioni onde limitare il pompaggio delle monoposto mantenendo così costantemente le fiancate più vicine possibile al fondo stradale.

Per il Campionato del Mondo del 1979 Chapman allestì una monoposto, la Lotus 80, che si prefiggeva di ottenere il massimo della deportanza esclusivamente dall’effetto suolo evitando di ricorrere all’uso di alettoni e spoiler puntando così ad ottenere una buona penetrazione aerodinamica da sfruttare nei tratti rettilinei.

Messa in pista, però, la innovativa monoposto accusava perdite di deportanza nelle fasi di frenata e di ingresso in curva; per mantenere elevati valori di deportanza si pensò di ovviare montando gli alettoni, ma senza esito. Pertanto, nel prosieguo della stagione, venne rimessa in pista la gloriosa Lotus 79 che l’anno precedente aveva consentito la doppietta con Andretti Campione del Mondo e Peterson secondo nonostante il fatale incidente di Monza.

L’anno successivo, il 1980, scese in campo la Lotus 81 che, per ovviare ai problemi di perdita di effetto suolo nei cambiamenti di assetto del corpo vettura della 80, venne resa estremamente rigida di sospensioni tanto che i piloti risentivano eccessivamente delle sconnessioni della pista. La 81, e la sua evoluzione 81B, gareggiò, con poco successo, sia nel 1980 che nelle prime fasi del Campionato 1981 quando venne sostituita dalla protagonista di queste note, la Lotus 88.

Nasce la “88”

Inizialmente si era pensato di ovviare al problema della eccessiva rigidità delle sospensioni ricorrendo ad un sistema di sospensione attiva che verrà poi implementata sulla Lotus 92 nel 1983.

Ma, in attesa di mettere a punto l’innovativo – meglio dire rivoluzionario – sistema di sospensioni si pensò ad un’altra “diavoleria” che portò alla realizzazione della 88.

L’idea rivoluzionaria consisteva nel dotare la monoposto di due sistemi separati di telaio e sospensioni.

Al telaio principale erano collegate le sospensioni tradizionali che miravano prevalentemente a soddisfare le esigenze del pilota di tenuta di strada e di comfort, quindi meno rigide di quelle della 81. A questo telaio veniva sovrapposta una carenatura che, oltre alla silohuette classica, comprendeva l’alettone posteriore e le fiancate; questa carenatura però non era collegata rigidamente al telaio principale ma attraverso delle molle che sotto l’effetto della spinta dell’aria la schiacciavano verso terra facendo aderire i fianchi della vettura all’asfalto riacquistando così la funzione ricoperta in precedenza dalle minigonne.

In pratica anziché scorrere verticalmente le sole bandelle, scorreva l’intera carrozzeria.

L’unico elemento aerodinamico collegato al telaio interno erano le ali anteriori perché il corpo esterno sviluppava la deportanza sufficiente mentre le ali anteriori servivano per lo più a controllare l’assetto della monoposto.

Per evitare che il telaio esterno in fase di rallentamento e di percorrenza delle curve lente si sollevasse venendo così a mancare la spinta verso il basso, venne applicato un sistema di smorzamento in estensione delle molle in modo che impiegassero molto tempo ad espandersi.

La Cosworth venne coinvolta direttamente nel progetto perché la carrozzeria aveva bisogno di spazio per i suoi movimenti oscillatori verticali, pertanto il classico DFV 8V venne modificato spostando il posizionamento di alcuni accessori; probabilmente era la prima volta che un motore veniva progettato per esigenze aerodinamiche, fu l’inizio di una tendenza.

In Lotus erano certi della regolarità della monoposto perché il regolamento vietava esplicitamente le auto senza sospensioni ma niente diceva in materia di “due sospensioni”.

Ma evidentemente non la pensava così la Federazione e quando gli altri team ritennero che questa ardita soluzione non rispettasse lo spirito del regolamento e protestarono con la FISA asserendo che il doppio telaio violava le regole in quanto si poteva considerare una superficie aerodinamica mobile, la FISA accolse la protesta ed escluse la 88 dalle competizioni.

Chapman fu perciò costretto a riprogettare il telaio inizialmente concepito per la rivoluzionaria Lotus 88 che venne così in fretta e furia riconvertito nella più conservativa Lotus 87.

In definitiva nel 1981 i due piloti Lotus, Mansell e De Angelis, ebbero a disposizione 3 tipi di monoposto la 81B, la 88 e la 87.

A dispetto di Chapman quasi tutte le monoposto nel 1981 gareggiarono quanto meno ai limiti del regolamento eludendo la regola dei 6 cm attraverso vari sistemi idraulici che abbassavano le automobili quando erano in pista.

Il telaio ed alcune componenti aerodinamiche della 88 vennero poi utilizzate con successo sulla successiva e più tradizionale Lotus 91 che gareggiò nel 1982, penalizzata dal non poter disporre di un motore sovralimentato.

              
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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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