Nell’immediato dopoguerra, tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 in Italia il motociclismo stava vivendo un autentico boom.
Un ramo della famiglia Orsi, proprietaria del marchio Maserati, nel 1953 decise di allargare la propria attività al settore motociclistico.
Ma vediamo come e perché un nome così prestigioso, strettamente legato alla produzione di auto sportive ed eleganti GT, decise di approcciare il mercato delle due ruote.
Dopo aver rilevato il prestigioso marchio dai fratelli Maserati, nella suddivisione dei beni fra i membri della famiglia Orsi, alla sorella Bruna e al marito ing. Alceste Giacomazzi andarono le Acciaierie Ferriere di Modena e una compartecipazione alla Maserati Candele Accumulatori.
Viceversa alla sorella Ida, a Balilla Vaccari e a Loris Magnavacca andò la Maserati Candele Accumulatori e una compartecipazione alle Acciaierie Ferriere.
L’ euforia della ripresa economica del dopoguerra e la voglia degli italiani di muoversi autonomamente vanno a scontrarsi con la penuria di risorse economiche. Il costo di un’utilitaria FIAT è ancora alto, quindi micromotori ausiliari, scooter e motociclette leggere sono ambiti da chi non può permettersi un’automobile, cosicché il consiglio di amministrazione della Maserati Candele Accumulatori, volendo allargare la propria gamma di prodotti, decise di aggiungere la produzione di motociclette.
Nel 1953, in mancanza di competenze specifiche, l’operazione venne avviata velocemente con l’acquisto dell’Italmoto di Bologna (Via Ferrarese, 171) sorta da poco e che aveva in listino due motoleggere: una 160 quattro tempi con distribuzione ad aste e bilancieri e una più economica 125cc. due tempi il cui motore era molto simile a quello della tedesca DKW.
Le attrezzature, stampi, modelli e le modeste linee di montaggio della Italmoto vennero trasferite a Modena in capannoni appositamente preparati; al seguito arrivarono anche tecnici e dipendenti, una ventina in tutto, compresi il tecnico Dante Tomba, che con Marco Capelli e Giuseppe Migliori era uno dei soci fondatori della giovane Casa bolognese, ed il collaudatore Nello Pizzi. Quando Dante Tomba lascerà l’azienda per passare alla Mondial il suo posto verrà preso da un tecnico proveniente dalla Parilla.
Ai marchi storici come Benelli, Bianchi, Garelli, Gilera e Guzzi a cui si erano aggiunte nel dopoguerra Aermacchi, Ducati, Caproni, Laverda, Mondial, MV Agusta, Rumi, e ci siamo limitati ai nomi più importanti, andò così ad aggiungersi anche la Maserati.
Dopo aver apportato alla 160 alcune modifiche per migliorarne l’affidabilità, nel mese di agosto del 1953 iniziano le prime consegne delle moto prodotte con le scorte di magazzino della ex Italmoto e immesse sul mercato con i coperchi dei carter marchiati Maserati. La 160 sarà l’unica moto Maserati a rimanere in listino dal 1953 al 1959. Sia la 125 che la 160 avevano soluzioni tecniche in linea con gli standard dell’epoca, ma erano realizzate con molta cura.
Le lavorazioni venivano eseguite prevalentemente in azienda ricorrendo a fornitori esterni solo per piccoli particolari; ogni motore veniva montato manualmente da un unico operatore che siglava il motore e provvedeva ad installarlo sul telaio. Per le parti accessorie ci si rivolgeva a terze parti.
Inizia così la storia della Maserati moto, che in seguito avvierà una produzione di propria progettazione.
Forti di un nome il cui prestigio in campo automobilistico è in grandissima crescita le moto riscuotono un buon successo commerciale, successo che spinge l’azienda a impegnarsi nella produzione delle 2 ruote con maggiore impegno. Al Salone di Milano del 1955, vengono presentate la 175 S4 monoalbero, rimasta allo stadio di prototipo, e la 250 T4/GT ad aste e bilancieri con doppia accensione cui venne attribuito il ruolo di “ammiraglia” ma non ebbe il successo sperato. I progetti erano di Luciano Fochi, che aveva lavorato con Gioachino Colombo alla Ferrari e che in seguito sarebbe diventato direttore tecnico della Abarth.
Il prezzo della 250 venne fissato in 345.000 lire, lo stesso della 175.
Un discreto successo commerciale per un certo periodo hanno avuto i ciclomotori mentre minor fortuna ha avuto una motoleggera di 75cc; in entrambi i casi il motore era un monocilindrico a due tempi con cambio a tre marce. Ricordiamo il TZ/U con il telaio in tubo per uomo, il TZ/D per donne con il telaio in lamiera stampata e gli sportivi TZ/S e TZ/SS (conosciuto tra i giovanissimi con il nomignolo di “Rospo” o “Rospetto”).
I maggiori risultati commerciali si registrano sui mercati sudamericani, in Francia, Marocco, Sudafrica e Tunisia.
Ma il mercato interno era monopolizzato dalle maggiori marche impegnate nelle competizioni: Benelli, Ducati, Mondial, Laverda, Mondial, MV Agusta, Rumi, quindi anche in Maserati prendono la decisione di partecipare alle corse ma in forma semi-ufficiale effettuando delle elaborazioni in fabbrica e affidando le moto ai privati. I risultati furono discreti.
Tramite i suoi concessionari prende parte alle classiche in linea come il Motogiro d’Italia, dove alla IV edizione, quella del 1956, nella Categoria macchine di Serie/Classe 125 conquista un onorevolissimo 3° posto con Falzoni, il 4° con Guido Borrio e il 7° con Trebbi. Alla Milano-Taranto dello stesso anno nella classe 125 MSDS (Moto Sport Derivate dalla Serie) conquista un ottavo posto con Pedrini. Al Motogiro del 1957 iscrive nove concorrenti nella Formula 3/classe 125; in otto arrivano al traguardo: 7° Trebbi, 11° Petri, 12° Petrini, 14° Nardi, 15° Milanti, 16° Borri, 17° Lombardi e 18° Carlotti. Altri positivi risultati li raccoglie in gare su strada e nelle corse in salita.
Sulla scia di queste partecipazioni viene immessa nel listino la 125 GTS derivata dalla versione Formula 3 che ha preso parte al Motogiro e la 50 TZ/MT seguita nel 1958 dalla L75/T2, una 75cc. due tempi a tre marce dalla linea spiccatamente sportiva.
Ma purtroppo in quegli anni sta per esplodere il fenomeno delle utilitarie a quattro ruote (FIAT 600 e 500 in primis) e, come tanti altri produttori di moto, anche la Maserati deve fare i conti con un drastico calo delle vendite.
La domanda interna entra in una fase stagnante ma anche quella esterna non è più quella di prima e, ad aggravare la situazione finanziaria, i bilanci vanno in rosso anche per un mancato recupero dei crediti.
Nel 1960 tenta di inserirsi nel settore kartistico con il motore della 125 GTS” però senza fortuna.
Il consiglio di amministrazione denuncia allora lo stato di crisi e l’azienda viene messa in liquidazione.
La Maserati Moto cessò l’attività nel 1960.