Nel 2021 la Racing Point diventerà Aston Martin pertanto il glorioso marchio inglese torna in Formula 1 (ma per il momento ancora con Power Unit fornite dalla Mercedes) dopo una lunga assenza di circa 60 anni.
Ai giorni nostri la presenza del costruttore inglese in Formula 1 era limitata alla sponsorizzazione della Red Bull, un rapporto che ovviamente si interromperà alla fine del 2020.
Probabilmente sono molti, specialmente i più giovani, che ignorano il fatto che la gloriosa casa inglese abbia già partecipato al mondiale di Formula 1, pertanto cogliamo l’occasione di questo annuncio per raccontarvene la breve e sfortunata storia.
Ma prima vi riepiloghiamo brevemente la tormentata genealogia della Racing Point le cui origini risalgono alla Jordan Grand Prix che venne rilevata dal Midland Group del finanziere russo-canadese Alex Shnaider a fine 2004, assumendo la denominazione di Midland F1 Racing o MF1, a sua volta ceduta alla Spyker nel corso del 2006 perciò nel 2007 partecipò al mondiale come Spyker F1 per trasformarsi in Force India F1 quando, nel 2008, il team venne acquistato dal magnate indiano Vijay Mallya; nel 2018 il team viene rilevato dall’investitore canadese Lawrence Stroll che schiera il team con la denominazione di Racing Point; infine, ed arriviamo ai giorni nostri, a gennaio 2020 Stroll acquista una partecipazione del 16,7% in Aston Martin e decide perciò di attribuire la prestigiosa denominazione anche al suo team di Formula 1.
In realtà per l’Aston Martin è quasi un debutto in Formula 1 avendo disputato, con scarso successo, solo 5 Gran Premi tra il 1959 e il 1960 con una monoposto guidata da Roy Salvadori e Carroll Shelby; la casa inglese si dimostrò più competitiva nelle gare di durata, soprattutto alla 24 ore di Le Mans che nel 1959 vinse con la DBR1 affidata alla stessa coppia di piloti, anno in cui si aggiudicò anche il Campionato mondiale Sport/Prototipi.
In quegli anni vigeva il regolamento di Formula 1 che ammetteva motori aspirati da 2500cc. (oppure 750cc sovralimentati).
La prima versione della monoposto britannica, battezzata DBR4, era basata sulla DBR1 che gareggiava nel mondiale sport e pertanto l’Aston Martin sperava di ripetere in Formula 1 i successi ottenuti nel Campionato Sport. La parte telaistica era alquanto tradizionale; il motore, anch’esso derivato da quello della DBR1 ma con cilindrata ridotta da 3 a 2,5 litri, era un 6 cilindri in linea bialbero con due valvole per cilindro che erogava circa 260 CV. Il cambio era a 5 marce e l’impianto frenante era composto da 4 freni a disco Girling.
La prima monoposto fu allestita per la fine del 1957 e i primi riscontri della pista lasciarono intravedere una buona competitività nei confronti sia della Vanwall che della Maserati 250F con cui Juan Manuel Fangio aveva vinto il suo quinto titolo piloti quell’anno.
Purtroppo lo sviluppo della monoposto impegnò più tempo del previsto pertanto il debutto in campionato fu rinviato al 1959.
Ma proprio quell’anno in Formula 1 ci fu una rapida e sostanziale rivoluzione con l’apparire delle Cooper/Climax a motore posteriore che si dimostrarono più agili e performanti delle più potenti monoposto a motore anteriore; nel giro di soli 12 mesi la DBR4 era diventata una monoposto tecnicamente obsoleta. Nel 1958 le Ferrari e Vanwall a motore anteriore riuscirono ancora dominare la scena conquistando rispettivamente il titolo piloti con Mike Hawthorn (l’ultimo per una monoposto a motore anteriore) e il titolo costruttori, il primo della storia della Formula 1.
Quando nel maggio 1959 la DBR4 esordì all’International Trophy di Silverstone (gara non valida per il campionato) pilotata da Roy Salvadori, si dimostrò subito velocissima in qualifica, conquistando la pole position e in gara arrivò seconda dietro la Cooper di Jack Brabham. La brillante prestazione al debutto illuse tanto da convincere gli uomini dell’Aston Martin di essere in grado di competere per il titolo mondiale; purtroppo quel secondo posto di Silverstone rimarrà il miglior risultato di tutta la carriera della DBR4.
La DBR4 si dimostrò infatti lenta e inaffidabile. Fu costretta al ritiro nei Gran Premi di Olanda e Gran Bretagna per noie al motore mentre fu rallentata da altre avarie meccaniche ai Gran Premi di Portogallo e d’Italia. Così nelle 5 gare disputate Salvadori collezionò, oltre il secondo posto dell’International Trophy, due ritiri e due sesti posti al Gran Premio di Portogallo e Gran Bretagna mentre Shelby ottenne un sesto, un ottavo e un decimo posto e fu costretto due volte al ritiro.
Per il 1960, invece di una nuova vettura monoposto con motore posteriore al passo dei tempi, venne allestita la DBR5, una versione evoluta della DBR4, con modifiche alle sospensioni e al motore che a sua volta non si rivelò competitiva. La DBR5 partecipò al solo Gran Premio di Gran Bretagna; Maurice Trintignant, sostituto di Shelby, terminò la gara all’11° posto mentre Roy Salvadori fu costretto al ritiro per un problema allo sterzo.
E questa fu l’ultima volta che si vide una Aston Martin schierata nella griglia di partenza di un Gran Premio iridato …. in attesa del primo Gran Premio del 2021.
Ovviamente per questa nuova avventura in Formula 1 l’Aston Martin non potrà trarre alcuna esperienza dalla sua precedente partecipazione vissuta con uomini e tecnologie d’altri tempi.