A consuntivo la classe MotoGP del Motomondiale 2020 ha portato notevoli novità in materia di piloti, novità che possono preludere ad un vero e proprio cambiamento generazionale in corso.
I top rider che ci hanno entusiasmato con le loro gesta negli ultimi anni sono ormai tutti fuori dai giochi. Dall’anno prossimo non vedremo più in gara Crutchlow e Dovizioso, a meno di ripensamenti per l’italiano (non è escluso che per il 2021 la Honda lo chiami a sostituire Marquez ancora convalescente); senza risalire a Stoner ricordiamo che Pedrosa ha abbandonato le competizioni già da un anno, Lorenzo era già fuori dai giochi e Rossi ha decisamente imboccato la via del tramonto.
Ma la vera novità è stata quella di ben cinque piloti alla loro prima vittoria in un Gran Premio della Top Class iridata: Brad Binder, Joan Mir, Franco Morbidelli, Miguel Oliveira e Fabio Quartararo.
A rafforzare la tesi di un rinnovamento dei ranghi è il fatto che tre di questi – Morbidelli, Oliveira e Quartararo – hanno conquistato più di un Gran Premio escludendo di fatto l’ipotesi sulla casualità del loro successo mentre Mir, pur con una sola vittoria ma appena al secondo anno di MotoGP, ha dimostrato una sostanziale consistenza tanto da aggiudicarsi la corona di Campione del Mondo e Binder si è aggiudicato il titolo di rookie dell’anno.
In totale questi 5 piloti si sono aggiudicati 10 Gran Premi sui 14 in calendario, poco più dei due terzi: notevole!
Gli altri vincitori sono stati i più esperti Dovizioso, Petrucci, Rins e Vinales con una sola vittoria a testa.
E’ dunque effettivamente in atto un ricambio ai vertici della MotoGP o tutto è dovuto alla forzata assenza di Marquez e alle difficoltà di Dovizioso (o meglio della Ducati) nel risolvere il problema della incompatibilità del nuovo pneumatico posteriore Michelin con la Desmosedici, difficoltà acuita dalla mancanza di test adeguati a causa del COVID?
Sicuramente questa fortuita combinazione di eventi ha favorito questo avvicendamento, ma non tutto è dovuto al caso. Infatti da qualche anno la maggior parte dei costruttori impegnati nel Motomondiale ha puntato sui giovani nella comprensibile speranza di scoprire un nuovo talento in grado di contrastare Marquez.
Al momento il costruttore che ha ottenuto il maggior ritorno da questa politica è stata senza ombra di dubbio Suzuki quando ha ingaggiato Álex Rins e Joan Mir; ma non è andata male neanche alla Yamaha con Quartararo e alla KTM con Binder e Oliveira.
Per completare il quadro dei costruttori partecipanti alla MotoGP diremmo che Honda si è defilata fidando nel talento di Marquez e nella voglia di Pol Espargaro di affermarsi definitivamente come un top rider mentre l’Aprilia si è probabilmente “distratta” con la vicenda Iannone.
Per il 2021 la Ducati ha spinto ancor di più nel perseguire questa politica di ringiovanimento ingaggiando Bastianini e Marini, rispettivamente Campione del Mondo e secondo in classifica della Moto2, ed il veloce spagnolo Martinez anche lui proveniente dalla Moto2 mentre in prima squadra è stato promosso l’ancor giovane Bagnaia; uno squadrone formato perciò da tre italiani e tre stranieri di cui quattro giovani e due “anziani” quali Miller, 25 anni ed il trentenne Zarco.
Ovviamente da questa analisi è esclusa qualunque considerazione su Marquez perché non sappiamo in che condizioni fisiche e mentali potrebbe rientrare, nè al momento possiamo sapere “quando” potrebbe rientrare o se addirittura le conseguenze dell’incidente e dell’avventato rientro prematuro porteranno ad un esito negativo sul prosieguo della carriera di questo rarissimo talento.