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I motori Ferrari V8, e non solo
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I motori Ferrari V8, e non solo

Novembre 23rd, 2020 Fabio Avossa Amarcord

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In precedenti articoli abbiamo ricordato alcune realizzazioni della Ferrari diverse dal classico 12 cilindri come il famoso V6 Dino o le famiglie dei motori a 4 cilindri in linea e a 6 cilindri in linea nonché il prototipo di un 2 cilindri per la Formula 1.

Ma la Ferrari non si è fatta mancare veramente nulla in materia di architetture motoristiche, ricordiamo infatti l’ampia e gloriosa famiglia dei 12 cilindri flat (o V180°, impropriamente definito anche boxer) composta da tre tipologie di base:

  • il 1500cc per la Formula 1 del 1965 poi utilizzato in versione maggiorata a 2000cc sulla biposto/sport 212E Montagna con la quale Peter Schetty conquistò il Campionato Europeo della Montagna nel 1969;
  • il 3000cc utilizzato sulle monoposto di Formula 1 dal 1970 al 1980 e sui prototipi 312 PB dei primi anni ’70;
  • ed infine la versione stradale del 12 cilindri adottato sulle berlinette stradali 365 GT4 BB e 512BB fino alla indimenticabile Testarossa.

Invece per la Formula 1 del 1996 la Ferrari adottò la configurazione V10 per il suo 3000cc, configurazione più compatta dell’imponente V12 utilizzato sin dal 1989; poi, nel 2001, nuovi regolamenti obbligarono i team ad utilizzare esclusivamente motori V10 che verranno mantenuti in esercizio fino al 2005. Il V10 è stato uno dei motori più vincenti della Ferrari, ha infatti accompagnato Schumacher nei suoi 5 titoli conquistati con le monoposto di Maranello.

Infine vogliamo ricordare anche lo studio del 1969 di un W12 con tre bancate a V definito anche a “diadema” di cui probabilmente non si andò oltre la fase della fusione del basamento.

Da molti anni però, nella produzione di serie, accanto ai classici 12 cilindri (passati dai canonici 60° di angolo fra le bancate agli attuali 65°, modifica introdotta per motivi di ingombro con lo 035/5 di F1 del 1989 per poi ritrovarla sulla 333SP, la F50 del 1995, la 550 Maranello del 1996 e a seguire) è stata affiancata la gamma degli 8 cilindri di cui vi parleremo in queste note.

In realtà la prima Ferrari ad 8 cilindri … non era una Ferrari in senso stretto; parliamo infatti della Auto Avio Costruzioni 815 costruita da Enzo Ferrari prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale che utilizzava un motore 8 cilindri in linea ottenuto dalla unione di due motori FIAT 4 cilindri.

Ci sentiamo anzi di affermare che l’8 cilindri è nel DNA della Ferrari; ricordiamo infatti che, quando Enzo Ferrari gestiva le competizioni per conto dell’Alfa Romeo, gran parte delle vetture milanesi da competizione, le gloriose P2, P3, 8C, erano tutte dotate di un motore ad 8 cilindri in linea; in seguito la monoposto Gran Prix 158 (che nella versione evoluta denominata 159, meglio nota come Alfetta, conquisterà i titoli iridati del 1950 con Farina e del 1951 con Fangio) nasce nella primavera del 1937, nelle officine della Scuderia Ferrari su progetto di Gioachino Colombo e di Alberto Massimino; la sigla 158 stava ad indicare, secondo quella che diventerà una consuetudine per Ferrari, la cilindrata, di 1500 cc ed il numero dei cilindri, appunto 8.

Tutti i motori ad 8 cilindri della Ferrari sono stati realizzati nella canonica configurazione 8V90°, ad eccezione del motore della AAV 815 che era equipaggiata con un motore ad 8 cilindri in linea.

In realtà anche il primo modello di serie che montava un V8, la Dino 308 GT4 del 1974 caratterizzata dall’insolita combinazione motore posteriore trasversale/abitacolo 4 posti, non aveva propriamente le stimmate Ferrari perché nasceva come sorella maggiore della Dino 246 e pertanto, pur essendo marchiata Ferrari riportava il nome Dino nella denominazione quasi a rimarcarne la non appartenenza alla gamma delle più prestigiose e più “corpose” 12 cilindri.

Comunque la Dino 308 GT4 da 3000cc (allestita anche nella versione 208 GT4 da 2000cc) rappresenta una pietra miliare nella storia della Ferrari per alcune novità introdotte, è infatti la prima vettura di serie prodotta dalla casa di Maranello ad adottare lo schema V8 a motore posteriore centrale e la prima ad avere il comando della distribuzione a cinghie dentate di gomma.

La Dino 308 non ebbe un buon successo di mercato, probabilmente per l’estetica poco convincente (stranamente commissionata a Bertone e non al carrozziere di fiducia Pininfarina), e venne perciò sostituita nel 1980 dalla Mondial 8 e dalle sue evoluzioni Quattrovalvole, Mondial 3.2 e Mondial T (cambio trasversale).

A partire dal 1975 il motore della Dino 308/Mondial 8 andrà ad equipaggiare le berlinette sportive 308 e 328 (anche in versione 2000cc sovralimentato) mantenendo la disposizione trasversale del motore mentre sulle ulteriori evoluzioni, 348 ed F355 il motore verrà disposto longitudinalmente; inoltre sulla 355 furono introdotte le testate a 5 valvole.

La massima espressione delle 8 cilindri Ferrari di questo periodo sono sicuramente la 288GTO del 1984 e la prestigiosa F40 del 1987; in questo stesso anno Forghieri progettò la vettura sperimentale denominata 408 4RM che vanta il primato di essere stata la prima Ferrari a trazione integrale.

Nel 1999 con la 360 nasce una nuova famiglia di Ferrari “piccole” che poi evolverà nei modelli 430, 458, 488, F8 Tributo.  Nel 2008 il motore evoluto della 430 trova una nuova collocazione nel cofano anteriore della California (e delle sue evoluzioni California T e Portofino), il primo modello nella gamma Ferrari ad adottare una carrozzeria di tipo coupé-cabrio, con capote in metallo scomponibile e ripiegabile; la California  mostra anche un momento di svolta nella storia del Cavallino; infatti è stata concepita e progettata per poter essere utilizzata come vettura di tutti i giorni per la sua versatilità e comfort di marcia,

Il poliedrico V8 Ferrari troverà ulteriore impiego nella supersportiva SF90 stradale in versione ibrida e sulla più recente GT Ferrari Roma.

La configurazione ad 8 cilindri non è stata usata solo nelle berlinette stradali ma ha trovato largo uso anche nelle vetture da competizione.

Formula 1

Il primo motore V8 della Ferrari risale al 1955, ma anche questo non può essere considerato propriamente un motore Ferrari perché deriva strettamente da quello della Lancia D50 di Formula 1; ricordiamo infatti che a seguito della morte di Alberto Ascari e delle sopravvenienti difficoltà economiche che in seguito porteranno nel 1958 la Lancia nelle braccia dell’imprenditore Carlo Pesenti, Gianni Lancia rinunciò alle competizioni e cedette gratuitamente alla Ferrari tutto il materiale di Formula 1. Con la monoposto Lancia/Ferrari D50 Fangio conquisterà il titolo iridato nel 1956; minor fortuna avrà nel 1957 la sua evoluzione denominata Ferrari 801 sulla quale la cilindrata fu portata a 2.493,2cc dagli originali 2485,99c cm.

Questo non fu l’unico matrimonio Lancia Ferrari; ricordiamo infatti la Lancia Stratos equipaggiata con un motore Dino V6 ma, rimanendo nel tema di questo articolo, la Lancia Thema 8.32

a sua volta equipaggiata con un V8 di derivazione Ferrari, meglio nota infatti come Thema Ferrari.

Nel 1954 la Ferrari sostituisce il motore 6 cilindri sulle proprie monoposto da 1500cc con un V8 dando vita alla 158 (stessa sigla della monoposto Alfa e della Auto Avio, in questo secondo caso a parametri invertiti) con cui John Surtees si aggiudicherà il titolo diventando così l’unico pilota in grado di aggiudicarsi almeno un titolo iridato sia con le 2 che con le 4 ruote. La 158 gareggerà anche nel 1965 ma non riuscirà a raggiungere il successo iridato.

Infine nel 2006 nasce la 248 F1 che come da regolamento, monta un propulsore V8 2400 cm³ di cilindrata, che sostituisce i precedenti 3000 cm³ V10 da cui eredita la stessa cilindrata unitaria (300cc x 8 = 2400cc / 300 x 10 = 3000cc). On questo motore, nel 2007, Raikkonen sarà campione del mondo.

Sport/Prototipi

Nel 1962 la Ferrari presentò uno schieramento formidabile nel campo delle ruote coperte; oltre alle12 cilindri 250 GTO e 330LM e alle 6 cilindri di varie cilindrate, presentò due nuove 8 cilindri: la 248 SP da 2458 cc era equipaggiata con un V8 a singolo albero a camme in testa da circa 250 CV, alimentato da quattro carburatori Weber doppio corpo montato su un telaio tubolare a sospensioni indipendenti sulle 4 ruote, il tutto rivestito da una carrozzeria molto simile a quella della 246 SP. La 268 SP aveva anch’essa il motore V8 con la corsa aumentata a 71mm, per una cilindrata di 2650cc.

Infine merita un cenno la  637 indy 1986  conosciuta anche come Ferrari Formula Cart o anche come Ferrari Cart, la monoposto che venne realizzata secondo i regolamenti della serie nordamericana CART per partecipare alla 500 miglia di Indianapolis del 1987.

In realtà la vera ragione che spinse Enzo Ferrari a dare il via a questo progetto furono i dissidi con la Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA) nati dalla decisione di abortire il regolamento di Formula 1 per la stagione 1985 che prevedeva la riduzione di cilindrata a 1200cc e per la quale la Ferrari aveva già sviluppato un nuovo motore 4 cilindri.

Il motore era un 8 cilindri in V di 90° alimentato a metanolo, sovralimentato mediante un singolo turbocompressore (come da regolamento) IHI che forniva una pressione massima di sovralimentazione di 1,6 bar; bialbero, 4 valvole per cilindro. Assente, come da regolamento, l’intercooler. Le misure di alesaggio e corsa erano pari a 86 mm x 57 mm., rapporto di compressione di 11,5:1. La cilindrata era pari a 2648,81cc,  2650cc, infatti, era la cilindrata massima ammessa per i motori “pure racing” cioè turbocompressi, di massimo 8 cilindri e con distribuzione ad alberi a camme in testa.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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