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4 agosto 1957, la vittoriosa impresa di Fangio al Nurburgring
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4 agosto 1957, la vittoriosa impresa di Fangio al Nurburgring

Novembre 12th, 2020 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Al Gran Premio di Germania del 1957, disputato il 4 agosto sull’infernale circuito del Nurburgring, Juan Manuel Fangio alla guida della Maserati 250F dette una lezione di pilotaggio recuperando le posizioni perse a causa di un pit stop disastroso e con quella strepitosa vittoria, da molti considerata come tra le più belle nella storia dell’automobilismo, nonché l’ultima in carriera per il pilota argentino, Fangio consolidò la sua posizione in testa al Campionato che gli frutterà il suo quinto titolo.

Dopo la gara Fangio disse: «Non ho mai corso così velocemente in tutta la mia vita, e penso che non sarò mai più in grado di farlo».

All’epoca dei fatti Fangio aveva 46 anni; i suoi avversari più accreditati, i ferraristi Hawthorn, Collins e Musso, avevano rispettivamente 28, 26 e 33 anni.

La caratteristica principale del circuito tedesco era la lunghezza di quasi 23 Km suddivisi in 172 curve ognuna delle quali si differenziava per raggio e pendenza, difficili quindi da memorizzare per cui è alquanto improbabile che anche i piloti più grandi in 22 giri su cui si svolgeva la corsa abbiano mai fatto un singolo giro impeccabile. Anche perché il setting buono per i circuiti chiusi dal fondo liscio come un biliardo era abbastanza inefficace sull’andamento montuoso ed il fondo tormentato del Nurburgring che, per giunta, lungo il percorso poteva anche presentare significative variazioni climatiche.

Il record sul giro in gara apparteneva a Fangio che lo aveva stabilito nel 1956 con la Lancia/Ferrari in 9 minuti e 41,6 secondi e ci si aspettava che sarebbe stato battuto, ma alla fine fu battuto in una misura tale che nemmeno l’appassionato più esaltato avrebbe osato immaginare.

Per rinfoltire la griglia vennero ammesse alla partenza anche le monoposto di Formula 2 arrivando così a schierare 24 monoposto.

La Maserati schierava Fangio, Behra, Schell, Scarlatti e Godia; la Ferrari aveva affidato le proprie monoposto Lancia/Ferrari a Musso, Collins e Hawthorn; la Vanwall aveva Moss, Brooks e Lewis-Evans; la Scuderia Centro-Sud si schierò con due Maserati guidate da Masten Gregory e Hans Herrmann.

La BRM avrebbe dovuto completare lo schieramento delle Formula 1 ma, con la sua prima guida Flockhart ancora fuori combattimento a causa delle gravi ustioni riportate a seguito di un grave incidente al Gran Premio di Francia, preferì rinunciare concedendo i suoi posti in griglia ai privati Gould e Halford con le loro Maserati.

In Formula 2 la Porsche schierò tre 550RS affidate a Barth, Maglioli e de Beaufort; la Cooper era presente con Salvadori, mentre Brabham era alla guida di una Cooper della scuderia di Rob Walker; lo schieramento delle Formula2 era completato dai privati Marsh, England, Naylor e Gibson, tutti con monoposto Cooper.

La Ferrari avrebbe potuto schierare la propria monoposto spinta dal motore Dino 1500cc ma, nonostante avesse Trintignant, Gendebien e Phil Hill sotto contratto, il Drake preferì rinunciare.

Le qualifiche

Nel corso delle qualifiche le Maserati offrirono ottime prestazioni per la perfetta messa a punto dei loro motori ma a causa degli scossoni provocati dal tormentato fondo del circuito tedesco accusarono alcuni problemi di rotture di telaio su cui i meccanici riuscirono abilmente e rapidamente ad intervenire. Le Lancia/Ferrari dettero l’impressione di essere penalizzate da uno sfavorevole rapporto peso/potenza a causa del peso eccessivo mentre la Vanwall si dimostrò poco competitiva più che altro per problemi di erogazione del motore.

Nella prima giornata di prove Fangio riuscì a girare subito sul piede dei 9 minuti e 34 secondi fino a segnare uno strepitoso tempo sul giro di 9 minuti e 25 secondi. L’unico che sembrava in grado di contrastarlo era Hawthorn che fece segnare il secondo miglior giro della giornata in 9 minuti e 37,8 secondi.

Tra le monoposto di Formula 2 spiccò il tempo di Salvadori (Cooper) che girò in 10 minuti e 08,6 secondi (un tempo che sarebbe stato buono per la Formula 1 qualche anno prima) mentre Barth (Porsche) realizzava il secondo tempo 10 minuti e 13,4 secondi; mi sembra opportuno qui ricordare che all’epoca le Formula 1 avevano una cilindrata di 2500cc mentre le Formula 2 erano delle 1500.

Il giorno successivo Fangio non migliorò il suo tempo, invece Hawthorn riuscì a scendere a 9 minuti e 28 secondi, a circa tre secondi dal “maestro”, un distacco veramente trascurabile considerata la lunghezza e la complessità del circuito; Collins realizzò l’ottimo tempo di 9 minuti e 34 secondi ma venne battuto da Behra con 9 minuti e 30,5 secondi. La Vanwall più veloce fu quella di Brooks con 9 minuti e 36.1 secondi mentre Moss non riuscì ad andare oltre i 9 minuti e 41 secondi.

Tra le monoposto di Formula 2 Barth, con un fantastico tempo di 10 minuti e 02,2 secondi, primeggiò con una Porsche sicuramente avvantaggiata dal fatto di essere stata sviluppata prevalentemente proprio sul circuito del Nurburgring. Le Cooper invece, pur rivelandosi affidabili e resistenti alle sollecitazioni dell’insidioso tracciato tedesco, risultarono molto lente; in seguito si scoprì che sui loro Coventry Climax erano stati montati degli alberi a camme di aspirazione con una fasatura errata.

Alla fine delle prove la prima fila risultò così composta: Fangio, Hawthorn, Behra, Collins (Maserati, Ferrari, Maserati, Ferrari).

La gara

Per la gara, cui assistono circa 200.000 (!) spettatori, la giornata si presenta calda e asciutta.

Prima della partenza Fangio prende nota dei livelli di carburante e delle gomme usate dai piloti Ferrari e capisce che probabilmente avrebbero corso l’intera gara senza fare pit-stop. Decide così di adottare una strategia alternativa montando gomme più morbide e mezzo serbatoio di benzina. Questo gli avrebbe permesso di essere più veloce, specialmente in curva, ma ovviamente si sarebbe dovuto fermare per far rifornimento durante la corsa. In pratica confidava di potersi avvantaggiare sui piloti Ferrari in misura tale da compensare il tempo della fermata ai box finendo però la gara con gomme più performanti e meno usurate.

Allo start scattano in testa dalla prima fila Hawthorn e Collins.

Hawthorn rimane in testa per tutto il primo giro segnando lo strepitoso tempo di 9 minuti e 42,5 secondi con partenza da fermo ribadendo la sua momentanea supremazia con il secondo giro coperto nel tempo record di 9 minuti e 37,9 secondi, record che Fangio, che ormai è incollato a Collins, abbatte subito dopo girando in 9 minuti e 34,6 secondi.

Da quel momento incomincia la prima parte della grande impresa di Fangio che alla fine del terzo giro, superati Collins e Hawthorn, si porta in testa con 5 secondi di vantaggio; l’argentino insiste nel forcing ed aumenta il suo vantaggio a 7 secondi; all’ottavo giro, dopo aver stabilito ancora una volta il record con 9 minuti e 30,8 secondi, il vantaggio sale a 28 secondi, record che abbassa ancora una volta al 10° giro coperto in 9 minuti e 29,5 secondi.

E si arriva al momento cruciale della gara, quando le doti di guida di Fangio verranno messe a dura prova: nel corso dell’undicesimo giro il box gli segnala di rientrare per il cambio gomme e rifornimento; Fangio si ferma al 12° giro con 30 secondi di vantaggio su Hawthorn e Collins, ma il pit stop è un disastro, con i meccanici che, in difficoltà nel cambio di una gomma, impiegano 52 secondi per il pit stop, un tempo esageratamente lungo anche per gli standard dell’epoca.

Fangio si era fermato al box con un vantaggio di 28 secondi, ma quando rientra in pista si trova in terza posizione a 48 secondi dalla coppia dei due ferraristi.

Sembra evidente che la sua strategia sia stata vanificata da quel problema al box e che ormai per definire il vincitore della corsa sia un discorso riservato ai due piloti della Ferrari che incominciano ad alternarsi al comando della gara fino ad ottenere con Collins un nuovo record sul giro di 9 minuti e 28,9 secondi; ma non hanno fatto i conti con la classe e la caparbietà di Fangio che  si lancia all’inseguimento rendendosi protagonista assoluto della gara, come se in pista ci fosse solo lui.

Nei successivi 10 giri il pilota argentino batte il record sul giro 9 volte, di cui 7 volte in giri consecutivi.

Per tre giri, a gomme nuove e i serbatoi carichi di carburante, l’azione di Fangio sembra non avere effetto sulle due Lancia/Ferrari ma poi, al 16° giro il divario è ridotto a 33 secondi e in quello successivo scende ancora a 25,5 secondi.

Dal box Ferrari incitano i due inglesi ma non c’è nulla da fare contro un Fangio in totale trance agonistica che prima abbassa il record sul giro a 9 minuti e 28,5 secondi, poi a 9 minuti e 25,3 secondi e poi ancora a 9 minuti e 23,4 secondi. Al 19 ° giro il gap è di soli 13,5 secondi: Hawthorn e Collins incominciano a temere per la loro leadership sapendo quanto Fangio sia forte, praticamente imbattibile, al Nurburgring.

Alla fine del ventesimo giro la folla acclama Fangio che si è portato a soli 2 secondi dalla coppia di testa. Quando manca ancora un giro e mezzo Fangio ha recuperato il tempo perso ai box.

All’inizio del ventunesimo giro supera Collins in rettilineo quando le vetture si presentano sotto un ponte che permette a malapena il passaggio di due macchine affiancate; al termine dello stesso giro, in una curva a sinistra, supera Hawthorn mettendo entrambe le ruote interne sull’erba e si avvia a vincere la gara. Hawthorn tenta un ultimo disperato pressing su Fangio nella speranza vana di indurlo all’errore. Ma l’impresa del pilota argentino non si esaurisce qui perché a fine gara arriva l’annuncio più sconvolgente dell’intera gara: “Fangio ha appena concluso l’ultimo giro in 9 minuti e 17,4 secondi!”.

La classifica riservata alle Formula 2 fu appannaggio della Porsche di Edgar Barth.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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