Molti anni prima che irrompesse sulla scena internazionale Valentino Rossi, altre due leggende del motociclismo avevano stabilito un record difficilmente replicabile ovvero laurearsi Campione del Mondo in tre diverse classi del Motomondiale.
I due straordinari recordmen sono ben noti al pubblico degli appassionati:
– Mike Hailwood, 9 volte iridato, tre volte in 250, due volte in 350, quattro volte in 500:
– Phil Read, 7 volte iridato, una volta in 125, 4 in 250 e due nella 500.
Dopo Valentino, un altro fuoriclasse riuscirà nell’impresa: è l’attuale Campione del Mondo Marc Marquez che ha eguagliato questo straordinario record laureandosi campione della 125 nel 2010 per poi ripetersi in Moto2 nel 2012 arrivando poi al filotto dei 6 titoli MotoGP con la sola interruzione dello sciagurato 2015.
Abbiamo per un attimo tralasciato il ricordo dei titoli di Rossi perché sul suo record aleggiano due diverse teorie, ovvero c’è chi gli attribuisce il record assoluto di quattro categorie diverse essendosi laureato campione in 125, 250, 500 e MotoGP e chi invece lo metterebbe alla pari con gli altri tre supertitolati ritenendo la MotoGP solo una evoluzione regolamentare della 500, la classe regina.
Insomma, la si potrebbe definire una questione filosofica.
Non vi è dubbio che tecnicamente la 500 e la MotoGP, pur essendo l’una la sostituta dell’altra, siano parenti molto lontane ma allora, sulla base di questo stesso principio, come considerare alla stessa stregua le straordinarie 250 degli anni ’60 che presentavano caratteristiche molto diverse fra di loro, 2 e 4 tempi, spaziando dal monocilindrico Ossa fino alle “urlanti” 6 cilindri della Honda? Che similitudine possiamo attribuire alla Honda RC162 del 1961 con la strepitosa RC166 del biennio 1966/67 con le quali Hailwood ha conquistato i suoi tre titoli (1961, 1966, 1967) nella 250? E quale “parentela”, a parte il marchio, possiamo riconoscere alle Yamaha con cui Read ha conquistato i suoi quattro titoli (1964, 1965, 1968, 1971), ricordando che dopo i due successi conquistati con le “sibilanti” Yamaha RD05 4 cilindri 2 tempi fu costretto dal regolamento (complice anche il ritiro della Yamaha) a passare alle più semplici e meno pretenziose bicilindriche TD2?
E, anche se può sembrare una forzatura, perché non riconoscere a Read e Hailwood il titolo della TT-F1 conquistato rispettivamente nel 1977 e nel 1978? È vero che non sono classi canoniche del Motomondiale ma sono comunque categorie a cui venne riconosciuto (una decisione politica in realtà) il rango di Campionato del Mondo.
E perché non considerare classi diverse le tre fasi della MotoGP, dalla prima 990 fino a 6 cilindri alla attuale 1000 con limitazioni su cilindri e alesaggio passando per la 800?
In tal caso Valentino potrebbe vantare di aver addirittura conquistato il titolo in 5 categorie diverse (125, 250, 500, MotoGP 990, MotoGP 800).
Ammessa la validità di queste considerazioni, rimarrebbe fuori Marquez con “sole” tre classi iridate in cui si è laureato campione mentre anche Lorenzo rientrerebbe nella ristretta cerchia dei laureati in almeno tre classi (250, MotoGP 800, MotoGP 1000).
In definitiva, come ho già avuto modo di scrivere in diverse occasioni, anche i numeri possono essere letti con una certa discrezionalità guidata dalla suggestione delle nostre simpatie più o meno marcate per poter giungere alle conclusioni a noi più gradite.