La carrozzeria Zagato nel 1965 realizzò sulla base della Lamborghini 350 GT la Lamborghini 3500 GTZ (dove la Z era appunto l’iniziale del carrozziere) su ordinazione del marchese Gerino Gerini, concessionario milanese della casa del toro, per uso personale. La vettura, dalle linee fortemente ispirate alle auto da competizione, venne presentata al Motor Show di Londra del 1965.
La scelta del carrozziere non poteva essere più indicata se si pensa che Zagato aveva vestito alcune tra le più belle GT dell’epoca come l’Aston Martin DB4 GT, le Lancia Appia e Flaminia, le varie berlinette Abarth, le Alfa Romeo Giulietta SZ e Giulia TZ/TZ2, la OSCA 1600 GT e tante altre. Il designer della Zagato, Ercole Spada, realizzò una linea spiccatamente sportiva, più compatta e aerodinamica del modello originale, mantenendone però le caratteristiche tipiche delle Gran Turismo di alte prestazioni e comoda fruibilità.
Alla sua apparizione la vettura ottenne ottimi riscontri di stampa e pubblico tanto che alcune settimane dopo Zagato ricevette un nuovo ordine da Dani Gambirasi, cugino dell’allora proprietario della Lancia Giampiero Pesenti.
L’esemplare presentato a Londra era verniciato di bianco con interni neri, mentre quella allestita per Gambirasi era color argento con interni neri.
Ma dopo questi due esemplari non ci fu alcun seguito produttivo, in parte perché la vettura non aveva convinto appieno Lamborghini ma soprattutto, e forse solo per questo, perché l’anno successivo a Torino sarebbe stata presentata una Lamborghini dai tratti marcatamente sportivi che avrebbe segnato un’epoca: la Miura.
Probabilmente l’operazione della GTZ era nata dalla casa madre che voleva tastare con discrezione il campo delle vetture con caratteristiche più estreme delle sue 350 GT infatti a Zagato fu consegnato un telaio della 350 GT accorciato di 10 cm. ed un primo esemplare del motore da 3929 cm³ (anche se da alcuni documenti risulterebbe essere un motore da 3500 cm³ su cui erano stati montati pistoni speciali della REPCO).
Sulla base dei disegni di Ercole Spada Zagato rivestì l’autotelaio con una carrozzeria in alluminio leggero; la vettura, che dei caratteri distintivi delle Zagato dell’epoca adottava la tipica coda tronca ma non invece la doppia bombatura sul tetto, aveva un rapporto tra superfici e volumi che mostravano una certa somiglianza con la Ferrari 25O GTO e al contempo anticipavano le linee dell’Alfa Romeo TZ 2. Le linee del corpo frontale apparivano più equilibrate ed omogenee di quelle della coda, forse troppo elaborata.
In seguito il marchese Gerini vendette il suo esemplare ad un compratore australiano che la volle ridipinta di rosso e fece spostare il posto di guida da sinistra a destra; nel 1999 fu rivenduta ad un collezionista tedesco e sottoposta a restauro per riportarla alle condizioni originali, tranne per gli interni di vinile che vennero rifatti in legno e cuoio. Si ritiene invece che l’esemplare di Gambirasi sia andato distrutto in un incidente stradale.