La Cisitalia (acronimo di Compagnia Industriale Sportiva Italiana) venne fondata da Piero Dusio e Piero Taruffi a Torino nel 1946 e, tra alterne vicende, rimase attiva fino al 1963.
Il primo modello prodotto dalla casa fu la monoposto D46 del 1946, progettata da Dante Giacosa e Giovanni Savonuzzi; era spinta dal 4 cilindri della Fiat 1100 potenziato a 62 CV abbinato ad un singolare cambio rapido comandato a pedale con una leva al volante solo per l’inserimento della prima.L’esordio della D46 avvenne alla “Coppa Brezzi” sul circuito del Valentino, a Torino, il 3 settembre 1946; al via si schierarono sette D46 con i piloti Dusio, Biondetti, Chiron, Cortese, Nuvolari, Sommer e Taruffi. Quella gara, vinta da Dusio, viene ricordata per una delle tante imprese di Nuvolari che nell’occasione guidò per un paio di giri con il volante staccato dal piantone dello sterzo sollevandolo con la mano destra sui rettilinei con un gesto di studiata teatralità. Con una serie di modifiche e migliorie la D46 evolverà poi nella D47.
Sulla scia del successo della D46 che portò il marchio agli onori della cronaca sportiva, nel 1947 nacque la 202, una piccola Gran Turismo la cui carrozzeria, disegnata da Pininfarina, introduceva stilemi innovativi e modernissimi che segnarono un’epoca, tanto che un esemplare della 202 è stato esposto al MOMA (Museum of Modern Art) di New York dall’8 dicembre 1972 al 29 gennaio 1973 come “scultura in movimento”. Tecnicamente era caratterizzata da un telaio tubolare su cui veniva montato un piccolo motore a 4 cilindri in linea di 1089 cm³ derivato dalla FIAT 1100 che erogava una potenza di 55 CV a 5500 giri. La velocità era di 165 km/h, grazie anche al peso di soli 780 kg. La Cisitalia ottenne la sua definitiva affermazione alla Mille Miglia del 1947 dove la piccola 202 Spyder MM di Nuvolari si arrese solo alla maggiore potenza dell’Alfa Romeo 8C 2900B di Biondetti.
Nel 1947 Piero Dusio aveva instaurato un forte sodalizio tecnico ed umano con Ferry Porsche quando versò buona parte del riscatto di un milione di Franchi per ottenere la liberazione del padre Ferdinand Porsche e del cognato Anton Piëch, detenuti in Francia quali criminali di guerra. Ferry Porsche progettò per Dusio una monoposto da Gran Premio battezzata 360 (conosciuta anche come Porsche 360 Cisitalia o Cisitalia-Porsche 360 Grand Prix) che avrebbe dovuto opporsi allo strapotere dell’Alfa Romeo 158. La monoposto, che proponeva soluzioni d’avanguardia, venne realizzata da un gruppo di valenti tecnici quali Rudolf Hruska (che anni dopo progetterà l’Alfa Sud), braccio destro di Porsche, Giovanni Savonuzzi e Carlo Abarth. L’ innovativa monoposto era mossa da un motore 12 cilindri boxer sovralimentato di 1.500cc che sviluppava oltre 500 CV; si distingueva dalle monoposto dell’epoca per il motore posizionato posteriormente e per la trazione integrale. Purtroppo la 360 non calcò mai le piste a causa dei problemi finanziari in cui versava all’epoca la Cisitalia e rimase allo stadio di prototipo.
Nel 1948 venne realizzata la Cisitalia 204A Abarth Spider Corsa che risultò essere la prima vettura da competizione progettata da Carlo Abarth e l’ultima prodotta dalla Cisitalia. Abarth si avvalse della collaborazione dell’ingegnere Luciano Scholz. Il telaio era composto da due tubi ovali integrati da una crociera centrale; all’anteriore la sospensione era a ruote indipendenti con doppi bracci longitudinali e barre di torsione trasversali mentre al posteriore era stata adottata la soluzione del ponte rigido con ammortizzatori telescopici idraulici e molle a balestra semiellittica. Il propulsore 4 cilindri derivato da quello della Fiat 1100 denominato 204A generava la potenza di 83 CV ed era abbinato ad un cambio manuale a quattro marce; l’alimentazione avveniva attraverso due carburatori Weber 36 DR 4 SP; la velocità massima era di 190 km/h. Il corpo vettura, per ridurre il peso complessivo a 510 kg, era costruito in alluminio, mentre l’impianto frenante era costituito da freni idraulici a tamburo. La vettura venne schierata in gara per la prima volta al GP di Vercelli del 1948. Pilotata da Adolfo Macchieraldo, la 204A si dimostrò molto competitiva, ma fu costretta al ritiro a causa di un guasto. Successivamente, al GP di Mantova, vennero schierate due auto, una affidata a Macchieraldo e l’altra a Felice Bonetto. Questa volta la vittoria andò alla 204. Si susseguirono poi numerose altre vittorie, molte ad opera del pilota Guido Scagliarini.
Sfortunatamente proprio a causa del forte riscatto pagato e del notevole impegno finanziario richiesto per lo sviluppo della monoposto di Formula 1, la Cisitalia entrò in una grave crisi finanziaria, acuita dalla frenata delle vendite della 202. Fu così che nel 1949 venne chiesta l’amministrazione controllata. Dusio riuscì però a scorporare il progetto della monoposto 360 dal resto dell’impresa e si trasferì in Argentina dove fondò la Autoar mentre in Italia nasceva la Società d’Esercizio Cisitalia, controllata dai creditori, ma della quale Dusio restava azionista.
A questo punto le strade di Abarth e della Cisitalia si divisero.
A seguito della collocazione in amministrazione controllata Carlo Abarth acquisì il reparto corse e con esso due 204A complete e due in fase di montaggio. Per un decreto del tribunale, le vetture della neonata casa sportiva avrebbero dovuto correre per un anno con lo stemma Cisitalia prima di essere sostituito e così solo nel 1950 le 204A poterono esibire il nuovo marchio dello scorpione. Con una di una di queste auto Tazio Nuvolari ottenne la sua ultima vittoria nella Palermo-Monte Pellegrino. In totale, sia sotto marchio Cisitalia che Abarth, la 204A ottenne 19 vittorie.
Con l’obiettivo di risollevare la Cisitalia nel 1951 fu allestita anche una versione “povera” della 202, la 303 DF (acronimo di Derivata Fiat) una sportiva più economica che somigliava esteticamente alla mitica 202 Berlinetta ma meccanicamente molto più tradizionale essendo basata sul telaio a longheroni e traverse della Fiat 1100 anziché tubolare con sospensioni anteriori a ruote indipendenti e posteriori ad assale rigido. La carrozzeria – realizzata dagli Stabilimenti Farina – era molto simile a quella della 202 ma aveva una linea di cintura più alta e la calandra senza listelli verticali; le ruote a raggi vennero rimpiazzate da cerchi pieni. Il motore era lo stesso della 202 ma meno potente con 52 CV.
Per ampliare la platea dei potenziali compratori vennero messe in produzione una versione spider della 202, la 505 DF 1900cc e la spider “Volo Radente”.
Sotto la nuova gestione continuò la produzione della 202 le cui vendite però non decollavano. L’ultima occasione per un rilancio avvenne nel 1952, quando grazie a un accordo con la B.P.M., un produttore di motori marini, venne montato sulla 202 un motore di 2,8 litri. Questa versione della berlinetta, denominata 202D, partecipò alla Mille Miglia di quell’anno, con al volante Piero Dusio in coppia col figlio, fornendo ottime prestazioni prima di essere costretta al ritiro per la rottura della frizione.
La Cisitalia ebbe anche una brevissima quanto sfortunata esperienza in Formula 1, quando al Gran Premio d’Italia 1952 fu una iscritta una D46 con la quale Piero Dusio non riuscì a qualificarsi.
Nel 1953 Piero Dusio si ritirò definitivamente dall’azienda da lui fondata, la cui attività proseguì con la denominazione Cisitalia Autocostruzioni sotto la guida del figlio Carlo che, trasferita la produzione a Racconigi, convertì l’attività aziendale nella trasformazione delle vetture di serie, in particolare modelli FIAT, come era molto in voga tra i carrozzieri e i preparatori dell’epoca; purtroppo la prima metà degli anni ‘60 vide la drastica riduzione della domanda di mercato per le carrozzerie speciali che convinse Carlo Dusio a decretare la chiusura dell’azienda, avvenuta nel 1963; Carlo Dusio volle sottolineare l’amarezza per la decisione presa con un gesto platealmente simbolico recandosi a Torino sulla sponda del Po, dove lanciò in acqua l’albero motore della Cisitalia Grand Prix.