Nonostante le sue origini artigianali la Condor Aguzzoli, una vettura sportiva realizzata nel 1963, aveva una struttura alquanto ricercata ed una seducente linea sportiva. Come motorizzazione fu inizialmente adottato il propulsore da 1290cc dell’Alfa Romeo Giulietta SZ potenziato a 128 CV; il propulsore era accoppiato ad un cambio Citroën ERSA, prelevato da una ID19. Successivamente venne costruito un secondo esemplare equipaggiato con il 1575cc a doppia accensione della Giulia TZ abbinato ad un cambio Hewland. Nel 1965 questo secondo esemplare fu sottoposto ad una maggiorazione di cilindrata che passò a 1730cc.
Il primo esemplare venne vestito con una carrozzeria realizzata da Piero Drogo, titolare della Sport Car di Modena. La Condor Aguzzoli MKII, esposta al salone di Ginevra del 1964, aveva una carrozzeria in vetroresina realizzata dalla Perseo di Franco Reggiani, piccola industria di Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia) specializzata nella lavorazione della fibra di vetro.
La vettura nasceva da un’idea di Luigi Bertocco, ex collaudatore della Ferrari, condivisa e sostenuta finanziariamente da Giovanni e Sergio Aguzzoli, padre e figlio, due appassionati benestanti, ex commercianti di salumi e titolari di una concessionaria Alfa Romeo a Parma. Il progetto si prefiggeva l’obiettivo di realizzare una berlinetta dedicata alle competizioni con il propulsore montato in posizione posteriore/centrale secondo uno schema che andava sempre più affermandosi e diffondendosi in quel periodo.
Il nome derivava dal cognome degli Aguzzoli preceduto dal soprannome con cui veniva normalmente denominato Sergio.
La realizzazione materiale del progetto venne commissionata alla struttura creata da Giorgio Neri e Luciano Bonacini, ex del reparto corse Maserati.
Inizialmente la stessa Alfa Romeo, che voleva tornare alle corse con il coinvolgimento di un partner esterno, dimostrò un certo interesse per il progetto degli Aguzzoli, poi decise di rivolgersi alla Autodelta.
Il primo esemplare venne testato nell’autunno del 1963 sull’autodromo di Modena da Bertocco; i risultati furono incoraggianti perciò la berlinetta venne iscritta alla Coppa Fisa che si sarebbe disputata 14 novembre 1963. La Condor non prese però il via in quanto il pilota designato per condurla cambiò scuderia all’ultimo minuto. Successivamente entrambi gli esemplari (MKI da1300cc e MKII da 1600cc) vennero schierati alla cronoscalata Trento-Bondone nel luglio 1964; Luigi Bertocco, con la MKII, si classificò settimo nella categoria Prototipi mentre Umberto Masetti (il primo italiano Campione del Mondo della classe 500 di motociclismo che nel team Condor Aguzzoli ricopriva anche il ruolo di direttore sportivo), con la MKI maggiorata a 1600 cc, si classificò sesto. Le due Condor parteciparono in seguito alla gara in salita Cesana-Sestriere dove Masetti si classificò di nuovo sesto mentre Bertocco fu costretto al ritiro. Alla Coppa Fisa del 1964, disputata l’8 dicembre, le cose andarono meglio, con Ernesto Brambilla con la MKI e Luigi Bertocco con la MKII che conquistarono le prime due posizioni di classe. Visto il successo, venne decisa l’iscrizione alla 1000 km di Monza (25 aprile 1965) ma entrambe le vetture si ritirarono. Ma il 20 giugno 1965, alla gara in salita Castione de’ Baratti – Neviano degli Arduini, Bertocco con la MKII da 1730cc riuscì a battere le Abarth 2000 nella categoria prototipi fino a 2 litri, regalando così una grande soddisfazione agli Aguzzoli.
Per insufficienza di risorse economiche (si stima che gli Aguzzoli avessero investito circa 120 milioni di lire, una cifra enorme per l’epoca) il progetto non fu sviluppato e la berlinetta, prima di essere ritirata, proseguì la sua carriera agonistica affidata a piloti privati amici degli Aguzzoli; il 2 giugno 1966 Roberto Bertuzzi riuscì ad imporsi nella salita del Colle Sant’Eusebio e il 28 agosto Domenico Lo Coco vinse la Caprino – Spiazzi, vittoria che chiuse la carriera agonistica della Condor Aguzzoli.
Dopodichè le due berlinette scomparvero dalla scena; la MKI venne smontata ed alcuni elementi furono utilizzati per la costruzione di altre vetture artigianali mentre la MKII, rimasta nella disponibilità degli Aguzzoli, è stata poi acquistata da un collezionista che l’ha splendidamente restaurata.