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Le berlinette SIMCA-ABARTH e la FIAT-ABARTH OT 1300 GT
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Le berlinette SIMCA-ABARTH e la FIAT-ABARTH OT 1300 GT

Maggio 19th, 2020 Fabio Avossa Amarcord

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Nel 1961, nonostante esistesse già un rapporto ben consolidato tra l’Abarth e la FIAT, iniziarono a circolare voci di un accordo tra Abarth e il costruttore francese Simca che aveva stretti rapporti di collaborazione con la FIAT stessa. Proprio alla fine di quell’anno la Simca lanciò il suo modello di maggior successo, la Simca 1000, la sua prima auto a motore posteriore spinta da un motore 4 cilindri da 944 cc di chiara ispirazione Fiat 600, che erogava 35 CV.

Forte dell’ottimo rapporto esistente tra i due costruttori e sponsorizzato dal vecchio amico Rudi Hruska che in quel periodo era consulente presso la SIMCA, Abarth riuscì a stipulare un accordo basato da una parte sull’elaborazione della berlina 4 porte Simca 1000, e dall’altra sull’utilizzo del medesimo pianale dal quale derivare una piccola e maneggevole GT da competizione con motore progettato e realizzato da Abarth.

I prodotti di questo accordo si sarebbero denominati indifferentemente “Simca-Abarth” o “Abarth-Simca”.

L’elaborazione della berlina comportava l’aumento di cilindrata a 1.136,7 cc. con diversi livelli di elaborazione: “1150 normale”, “1150 S”, “1150 SS” e “1150 Corsa” con potenze e velocità massime rispettivamente di 55, 58, 65 e 85 CV e 150, 155, 160 e oltre170 km/h di velocità massima per un peso di poco superiore ai 700 kg.

LE berlinette GT

Ovviamente di ben altra natura era la Simca-Abarth 1300 GT, una berlinetta la cui linea si rifaceva a quella della 1000 Bialbero; si presentava infatti ugualmente compatta e bassa ed era molto maneggevole in virtù delle dimensioni ridotte: lunga 3,5 metri, larga 1,48 per un’altezza di 1,14 metri.

La nuova GT franco-italiana era, secondo la consueta filosofia realizzativa di Carlo Abarth, una libera interpretazione dell’autotelaio della utilitaria francese, ma in questo caso si può ben dire che era l’estremizzazione del concetto di elaborazione di una vettura utilitaria.

Il design della nuova GT era ancora una volta scaturito dalla matita di Mario Colucci valente progettista ma anche bravo designer.

Riguardo al motore, i tecnici dello scorpione svilupparono in casa un 1300 bialbero che si ispirava al noto 1000 bialbero di derivazione FIAT; per la prima volta Abarth si cimentava nella progettazione e realizzazione in proprio di un motore. Il nuovo propulsore, un 1288cc (Alesaggio x corsa = 76 x 71) caratterizzato dalla lubrificazione a carter secco e dall’albero motore su tre supporti di banco, era montato posteriormente a sbalzo ed esprimeva 125CV a 6000 giri/min che, unitamente ad una carrozzeria ben profilata e ad un peso contenuto in circa 630 Kg, consentiva una velocità massima di circa 230 Km/h.

Nel rispetto dell’accordo, pianale, sospensioni, sterzo, sistema idraulico dei freni e trasmissione (cambio e frizione) provenivano dalla SIMCA 1000.

La Simca-Abarth 1300, presentata al salone di Ginevra il 15 marzo 1962, venne messa in vendita ad un prezzo di listino di Lire 3.300.000.

Ben presto divenne la mattatrice della classe GT fino a 1300cc surclassando le Alfa Romeo Giulietta SZ e le Lotus Elan. Ma, se spadroneggiava nella sua classe, la 1300 GT mancava della potenza necessaria per puntare alle classifiche assolute pertanto nel 1963 ne venne innalzata la cilindrata a 1600cc (Alesaggio x corsa = 86 x 68,5) che portarono le prestazioni a 138 CV a 7.800 giri/min e ad una velocità massima di 240 Km/h. Purtroppo  la pur valida 1600 GT, dotata di freni a disco Girling, ebbe vita breve  a causa del cambio dei regolamenti che soppresse la categoria portando il limite di cilindrata a due litri.

Nasceva perciò la micidiale Simca-Abarth 2000 GT, presentata al salone di Ginevra del 1963, una coupé con motore Abarth a quattro cilindri in linea da 1946,27cc (Alesaggio x corsa = 88 x 80).

Queste le sue dimensioni: lunghezza 3,609 metri, larghezza di 1,480 metri, 1,199 metri, passo 2,090 metri, carreggiata anteriore 1,270 metri, carreggiata posteriore 1,300 metri; il peso a vuoto era di 689 kg.

Come tutte le auto da competizione la Simca-Abarth 2000 fu sottoposta a continue modifiche ed aggiornamenti, in particolare al corpo vettura (sostanzialmente identico a quello della 1300 GT): vennero adottati musi lunghi per le gare in circuito e corti per le gare in salita; per favorire il raffreddamento di motore e freni, sul frontale vennero aperte prese d’aria supplementari che dettero ulteriore grinta alla berlinetta torinese; altre modifiche alla carrozzeria vennero imposte dall’adozione di pneumatici posteriori di maggiori dimensioni che comportò un allargamento spropositato dei parafanghi che divennero un elemento distintivo della piccola GT torinese.

La nuova GT di Abarth venne allestita sia in versione stradale, caratterizzata dalla presenza dei paraurti, che in versione corsa per i clienti piloti.

Il cambio venne modificato per aumentare a 6 il numero dei rapporti mediante l’aggiunta di due rapporti alloggiati in un carter esterno alla scatola originale della Simca 1000, ma si rivelò il tallone d’Achille della berlinetta torinese.

La potenza del motore era compresa tra i 180 CV del prototipo ed i 204 delle versioni più aggiornate a regimi di poco superiori ai 7000 giri/min che le permettevano di raggiungere una velocità di punta di 260/270 km/h; il peso, a seconda delle versioni, oscillava fra i 660 e i 725 kg.

Per le versioni stradali il motore veniva alimentato con due carburatori Weber 45 DCOE doppio corpo mentre la versione da competizione veniva dotato di voraci doppio corpo Weber 58 DCOE.

I primi esemplari vennero consegnati ai clienti-piloti nell’aprile del 1964.

Il 5 aprile 1964 il pilota Franco Patria inaugurava la lunga serie di successi della Simca-Abarth 2000 GT vincendo la gara in salita Stallavena-Boscochiesanuova relegando al secondo posto lo specialista delle salite Edoardo Lualdi Gabardi che era alla guida di una Ferrari 250 GTO/64 e abbassando il record, detenuto dallo stesso Lualdi Gabardi con una Ferrari GTO, di ben 14 secondi. Punti di forza della berlinetta torinese rispetto alla potentissima Ferrari si rivelarono il miglior rapporto peso/potenza, la posizione del motore montato posteriormente a sbalzo e la migliore maneggevolezza.

Con la 2000 GT la Abarth partecipò al Campionato Internazionale Gran Turismo del 1964 nella classe fino a 2 litri. Tra i suoi piloti anche un giovanissimo futuro Campione del Mondo, Jochen Rindt.

Il prezzo di listino, 5 milioni di lire, era spropositato se confrontato con i 5,750 milioni necessari per l’acquisto di una Ferrari 275 GTB.

Comunque il progetto di base si rivelò veramente indovinato tanto che, per essere una auto nata per le competizioni, fu particolarmente longeva. Infatti, presentata nel 1963, gareggiò con successo sino a tutto il 1967 cogliendo qualche sporadica vittoria anche nel 1968; ma, a parte la normale perdita progressiva di competitività nei confronti di avversarie più moderne,  il cambio dei regolamenti introdotti nel 1966 -che aumentava da 100 a 500 il numero degli esemplari richiesti per ottenere l’omologazione GT- la costrinse a gareggiare, unitamente alla 1300 GT,  nella categoria Sport decretandone così il definitivo pensionamento.

Non esistono dati ufficiali di produzione ma, essendo stata omologata il 13 Gennaio ’64 nella categoria Gran Turismo, è presumibile che siano stati prodotti almeno i 100 esemplari richiesti per l’omologazione; è pur vero che a quei tempi l’interpretazione del regolamento era alquanto elastica, spesso basata sulla “promessa” di produrre gli esemplari richiesti, pertanto è possibile che gli esemplari prodotti abbiano toccato le cento unità a fine produzione.

Purtroppo la bella avventura delle berlinette Simca-Abarth si concluse quando la Chrysler subentrò in qualità di maggiore azionista del marchio francese; la loro eredità fu raccolta dalla Fiat-Abarth OT 1300. Al riguardo le prime voci, poi smentite, riferivano che Abarth, avendo ancora a magazzino alcuni telai di Simca 1000, sviluppò su questa piattaforma il suo modello da corsa per la classe GT 1300 per la stagione di corse ‘65.

In realtà la Fiat Abarth OT 1300, analogamente a quanto realizzato con le berlinette derivate dal pianale della Simca 1000, nacque da una libera interpretazione dell’autotelaio della Fiat 850.

Il motore era invece una evoluzione del 1300 progettato per le berlinette Simca, la modifica più radicale fu il passaggio da 3 a 5 supporti di banco; la potenza arrivava a 147CV.

La carrozzeria, per la prima volta in Abarth realizzata in vetroresina, era strettamente derivata da quella delle coeve OT 1600/2000 Sport Spyder da cui riprendeva il design, fino alla linea di cintura, integrato dall’abitacolo.

Il debutto in gara avvenne nella categoria prototipi il 5 settembre 1965 alla 500 Km del Nurburgring ottenendo un promettente secondo posto con il pilota tedesco Gerhard Mitter;  ottenne l’omologazione nel Gruppo 4 il 1° maggio 1966.

Nel 1967 veniva presentata la seconda serie dotata di un motore più potente (157 CV) e denominata PERISCOPIO a causa del caratteristico airscope che troneggiava sul tetto e che, contrariamente a quel che si potesse intuire, era stato applicato per portare aria nell’abitacolo e non al motore.

Il motore della OT 1300 fu montato anche sulla OTC, costruita in esemplare unico, che si differenziava dalle OT per il telaio in tubi e per la collocazione del motore in posizione posteriore/centrale. La OTC era nota anche come LUFTHANSA dal nome dello sponsor che ne appoggiò alcune partecipazioni alle gare.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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