Quasi sempre, nelle discussioni tra estimatori dell’uno o dell’altro pilota, vengono espressi giudizi condizionati dalla personale ammirazione (che a volte sfocia nel tifo) per un pilota, giudizi che tendono a giustificare le sconfitte del proprio beniamino o addirittura tradurle in vittorie morali. Un esempio classico al riguardo si riferisce a due tra i più grandi Campioni (se non i più grandi) di tutti i tempi: Giacomo Agostini e Mike Hailwood.
I sostenitori di Agostini ritengono che il pilota bergamasco sia stato il vincitore morale del Tourist Trophy del 1967 (classe 500) quando fu costretto al ritiro per rottura della catena; eppure costoro dimenticano che proprio nel corso di quel campionato, che andò ad Agostini a parità di vittorie, Hailwood fu costretto per ben tre volte (Germania, Germania Est, Monza) al ritiro per guasto: Agostini ci rimise una vittoria, Hailwood probabilmente ci rimise un ben più prestigioso titolo iridato che sarebbe stato il suo decimo (e che forse avrebbe indotto la Honda ad un ripensamento sui suoi propositi di ritiro).
E mi preme ricordare che, in contrapposizione al fatto che Mike riconobbe pubblicamente la vittoria morale di Agostini al TT, il pubblico italiano non fu altrettanto sportivo a Monza quando esultò per il ritiro di Hailwood; vorrei ricordare che nelle partite di tennis gli spettatori non applaudono quando il loro beniamino ottiene il punto per un errore dell’avversario.