Nei primi anni del Motomondiale, ma anche in Formula 1, erano in vigore delle regole che consentivano di scartare i peggiori piazzamenti dal conteggio utile ai fini della classifica finale. All’epoca questo criterio di assegnazione dei punti trovava una valida giustificazione nei frequenti ritiri causati da guasti meccanici, guasti spesso casuali e non sempre derivanti dalle caratteristiche intrinseche della moto quanto dal fatto che negli ’50 e ’60 la qualità dei materiali e la precisione delle lavorazioni non erano all’altezza della tecnologia attuale (erano i tempi in cui Enzo Ferrari affermava: <<La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo>>); per non parlare dei frequenti grippaggi cui erano soggetti i motori a 2 tempi.
In definitiva con questa norma si intendeva evitare che si potesse vincere il Campionato anche con una costanza di piazzamenti non particolarmente brillanti; in pratica si voleva dare enfasi al valore delle vittorie.
È vero che in un campionato, oltre alle vittorie, deve contare “anche” la costanza ma, a mio parere, la vittoria deve essere maggiormente premiata, non solo come discriminante in caso di parità di punteggio finale.
In mancanza della norma che consente di scartare i risultati peggiori, per evitare di favorire i piloti “ragionieri” il mio personalissimo pensiero è che basterebbe assegnare un punteggio più elevato al vincitore, ipotizzo 30 punti (oggi, ad esempio, 3 secondi posti valgono più di due primi ed un ritiro).
Faccio un esempio estremo e puramente aritmetico: supponiamo che in un campionato costituito da 18 Gran Premi il pilota A conquisti 18 secondi posti mentre il pilota B conquisti 14 vittorie per poi subire un incidente – magari non per colpa sua – che lo costringa a rientrare nell’ultimo GP in condizioni fisiche non perfette tanto da piazzarsi solo 7°. La classifica finale sarebbe:
- Pilota A: 20 x 18 = 360 (il secondo posto vale 20 punti);
- Pilota B: (25 x 14 = 350 + 9 x 1) = 359 (il primo posto vale 25 punti, il 7° posto ne vale 9);
assegnando così il titolo al pilota A regolarmente battuto dal pilota B ma anche da altri quattro nelle ultime 4 gare; insomma il classico eterno secondo che diventa Campione del Mondo.
Se invece si applicasse la regola degli scarti di almeno due risultati la situazione cambierebbe in maniera radicale:
- Pilota A: scarta 2 secondi posti (20 x 2) ottenendo questo punteggio finale: 360 – 40 =320;
- Pilota B: scarta due zeri ottenendo lo stesso punteggio finale di 359 punti;
in questo caso il titolo verrebbe assegnato al pilota B con un vantaggio di ben 39 punti.
Se invece degli scarti si decidesse di assegnare un punteggio maggiore al vincitore, nell’esempio fatto sarebbe bastato riconoscere 26 punti al vincitore per assegnare il titolo al pilota B che avrebbe così ottenuto 14 punti in più.
In tempi di “coronavirus” Carlo Pernat ha parlato della normativa sugli scarti durante una intervista su GPONE ritenendo giusto ripristinarla qualora il mondiale 2020 dovesse essere disputato nella seconda metà dell’anno con un ridotto numero di gare in stretta successione; infatti con un calendario così ridotto e compresso sarebbero eccessivamente penalizzati piloti vittime di guasti, incidenti o semplici scivolate con danni alla moto.
Ma per avere certezza sulla validità della norma degli scarti si dovrebbero ricalcolare tutte le classifiche per verificare se l’applicazione degli scarti (sulle classifiche dal 1977 ad oggi) o la non applicazione (sulle classifiche dal 1949 al 1976) avrebbero modificato il risultato finale assegnando il titolo ad un pilota diverso da quello ufficialmente iridato.
Ovviamente ricalcolare le classifiche per tutte le classi (in alcuni anni fino e 5) di 70 anni di Motomondiale sarebbe un esercizio molto impegnativo, pur con l’ausilio di un PC.
In ogni caso si potrebbe obiettare che un pilota in corsa per il titolo avrebbe tenuto una gestione delle gare adeguata al regolamento in vigore, lasciando quindi ancora il dubbio su come si sarebbe svolto il campionato.
E allora vi porto ad esempio tre Campionati dall’esito alquanto controverso che a mio parere giustificherebbero la validità della norma in questione:
- Nel 1982 Jean Louis Tournadre in sella ad una Yamaha conquista il titolo della 250 vincendo un solo Gran Premio e battendo di un solo punto Anton Mang che invece ottiene 5 successi di tappa con la Kawasaki;
- Clamoroso: nel 1989 Manuel Herreros conquista il mondiale della classe 80 in sella ad una Derbi senza aggiudicarsi nemmeno un Gran Premio; il tedesco Peter Oettl su Krauser finirà terzo in campionato nonostante 3 vittorie su un totale di sei Gran Premi;
- Nel 1999 Emilio Alzamora ripete “l’impresa” di Herreros conquistando il titolo della 125 senza conquistare nessuna vittoria stagionale e relegando al secondo posto, per un solo punto, il nostro Melandri che in quel campionato ottenne ben 5 vittorie; entrambi erano alla guida di una Honda.
Mi sono esercitato ad applicare a questi campionati tutte le regole degli scarti che si sono succedute negli anni; ebbene, come potete vedere dalla tabella allegata, in tutti i casi il titolo sarebbe andato ad un altro pilota:
- 1982 Mang;
- 1989 Oettl;
- 1999 Melandri.
Stimolato dall’esito di questa simulazione, mi sono esercitato anche nel mantenere invariato il punteggio dei tre Campionati, quindi senza scarti, salvo assegnare 5 punti in più al vincitore; ebbene in 2 casi su 3 il risultato sarebbe cambiato; solo Herreros avrebbe mantenuto il vantaggio perché Oettl ottenne solo 4 risultati a punti contro i 6 di Herreros, per cui, in mancanza di scarti, il risultato nella simulazione è rimasto immutato.