Ho constatato con enorme soddisfazione che i miei “amarcord” su quel talento naturale che è stato il leggendario Mike Hailwood, un vero fenomeno del motociclismo agonistico, hanno risvegliato i ricordi degli appassionati un po’ “stagionati” come me e lo hanno fatto conoscere agli appassionati più giovani che per motivi anagrafici non hanno potuto seguirne personalmente le gesta e che in qualche caso addirittura non ne avevano mai sentito parlare.
Con molta presunzione mi fa piacere pensare di aver dato una “spolverata” al mito del grande Mike.
Ho perciò pensato di fare cosa gradita raccogliendo in questa nota tutti i titoli, ed i relativi link, che ho pubblicato su questa leggenda del motociclismo come fosse l’indice di un libro sulla vita e le gesta sportive del grande “the bike”.
In premessa voglio ricordare un momento particolarmente significativo della sua carriera agonistica che spiega in maniera sintetica ed efficace la grandezza di questo pilota :”Dopo il ritiro di Jim Redman, prima guida della Honda nel 1966, Hailwood (all’epoca già 7 volte campione del mondo) venne sobbarcato del notevole impegno di sostenere il programma del campionato mondiale della Honda per l’anno successivo. Nel 1967 infatti non solo avrebbe dovuto difendere i suoi titoli mondiali della 250 e della 350, ma avrebbe dovuto gareggiare anche nella classe regina affrontando la sfida con l’accoppiata tutta italiana Agostini/MV Agusta. Un impegno quasi impossibile per chiunque! Alla fine della stagione, Mike mantenne con successo il titolo della 250 con la RC166 a sei cilindri resistendo all’assalto delle Yamaha di Read e Ivy, mentre nella 350 sconfisse ancora una volta Giacomo Agostini e la sua MV. Sfiorò anche il titolo della 500 dove Ago e Mike terminarono entrambi con 46 punti al netto degli scarti e con 5 vittorie a testa; il titolo andò perciò ad Agostini che aveva conquistato tre secondi posti contro i due di Mike. E’ lecito pensare che se il cambio della Honda di Mike non si fosse rotto al Sachsenring (GP della Germania Est nel luglio 1967) -oltre altri due ritiri contro un solo ritiro di Agostini- probabilmente non solo Mike avrebbe vinto il primo Campionato del mondo della Honda 500, ma sarebbe stata anche la prima volta che un pilota avesse vinto tre campionati del mondo del mondo una sola stagione! Purtroppo non accadde , ma quell’annata di Hailwood rimane una performance incredibile in qualunque modo la si guardi!”
Sono molte le letture che vi propongo perciò, a beneficio principalmente di chi non ha avuto la fortuna di viverne le gesta ai suoi tempi, vi propongo il link di un filmato in cui il famoso giornalista Nico Cereghini in poco più di una decina di minuti ne riepiloga le vicende agonistiche: (14) Perché Hailwood, a 40 anni dalla morte, resta un grande mito – YouTube .
Detiene un record (o forse è più corretto definirlo un primato o non saprei come) quasi certamente ineguagliato ed ineguagliabile: è stato pagato per non gareggiare!!! Infatti la Honda nel febbraio del 1968, senza preavviso, decise di abbandonare momentaneamente le competizioni del motomondiale progettando di rientrare nel breve termine, perciò decise ti tenere vincolato a sé il campione inglese.
“Ebbe successo perché aveva talento naturale, dei buoni riflessi, una buona vista, i movimenti coordinati e tutti gli elementi necessari, ma non si impegnò molto”. Murray Walker (Birmingham, 10 ottobre 1923 – Fordingbridge, 13 marzo 2021), giornalista e telecronista sportivo britannico insignito dell’OBE (è il secondo più alto grado dell’Ordine dell’Impero Britannico), parlando di Mike Hailwwod.
“Sono orgoglioso di poter dire di aver conosciuto Mike Hailwood, di avere corso con Mike Hailwood, di essere stato battuto da Mike Hailwood e di avere adorato Mike Hailwood”. Tommy Robb (1934 – 2021), solo lui e lo svizzero Bruno Kneubüler finirono a podio in tutte le cinque classi del Motomondiale (50, 125, 250, 350, 500) nonchè vice campione del mondo della 350 nel 1962 alle spalle di Jim Redman.
Mike the Bike secondo il dott. Costa:
“Mike la Moto”, gli inglesi adorano queste frasi quanto le battute umoristiche. Infatti, la terra di Albione ha partorito il divino poeta William Shakespeare e lo spumeggiante e brioso scrittore George Bernard Shaw. Dio salvi la Regina, ma anche gli eroi, e Mike Hailwood è veramente uno di questi. È forse il pilota che ha acceso più di tutti le menti e gli entusiasmi del mondo motociclistico, il pilota capace di adattarsi a qualsiasi mezzo meccanico, buono o cattivo che fosse, e possedeva tutto ciò che fa grande un uomo. Era un’ira di Dio, di notte cantava, ballava, amava la vita e le notti bianche a differenza di Giacomo Agostini, che diceva di andare sempre a letto, rimanendo serio e sempre presente a se stesso e ai suoi doveri. Il duello fra i due avvinse il mondo intero e creò una nuova storia del motociclismo da corsa: bastavano loro due, Mike e Ago.
Mike Hailwood più di Agostini rischiava nelle corse. Giocava a scacchi con la morte. Giocava talmente bene su quella scacchiera da sembrare il vincitore della partita contro la Signora Vestita di Nero. Ma questa, forse irritata, lo rapì mentre, abbandonate le corse, andava in una sera di pioggia a comprare le patatine ai figlioletti buttandogli un pesante autocarro di fronte al muso della macchina. Dalle lamiere contorte l’ultimo respiro non cancellò il sorriso sul viso di Mike che beffardo rimproverò la morte di aver barato pur di vincere.
Ecco, forse, il segreto del sorriso ineffabile di Mike Hailwood.”
Ancora oggi sono molti coloro che ritengono che i successi di Hailwood siano dovuti al corposo sostegno economico di papà Stan. Non starò qui ad esprimere teorie personali al riguardo (è ben nota la mia ammirazione, al limite della venerazione, per Mike) ma mi limiterò a ricordarvi che esempi di figli di papà ricchi e/o famosi e/o ben introdotti nell’ambiente del motomondiale ce ne sono, ce ne sono stati (e ce ne saranno) tanti e non tutti sono arrivati al successo; con questo non escludo che i soldi o le conoscenze possano accelerare e spianare la strada però di una cosa sono certo: senza talento, con i soli soldi non vai da nessuna parte.
E proprio lui, Mike, ai giovani che aspiravano a diventare piloti professionisti, sull’argomento rivolgeva queste parole: “Correre non è un passatempo per tutti, prima di impegnarsi in una attività per la quale ci si potrebbe accorgere, troppo tardi, di non essere affatto tagliati o di non potersi permettere i mezzi per praticarla, inviterei ciascuno ad un esperimento di analisi introspettiva e ad un esame obiettivo sulle condizioni da raggiungere per poter riuscire. Tra i primi fattori da considerare, quello economico è tra i più importanti, in quanto, benché non sia certo il denaro a fornire i requisiti fisici per correre, ove questi manchino, è da prendere in considerazione l’alternativa se uno abbia o meno la possibilità di diventare un buon corridore”. Poi Mike elencava una serie di qualità indispensabili, quali il coraggio fino alla temerarietà, l’abilità tecnica, la capacità di giudizio su sé stesso e sugli avversari, la pazienza, l’attenzione sulla realtà concludendo: “In realtà grandi campioni si nasce, non si diventa, e senza un talento innato non è possibile raggiungere la vetta delle proprie aspirazioni. Ma anche un genio deve sforzarsi molto producendo sforzi intensi per sviluppare la sua abilità durante il lungo cammino che dovrà percorrere per raggiungere la fama”.
Pur di gareggiare non disdegnava di cimentarsi con moto decisamente meno sofisticate di una Gran Prix. Un vero uomo di sport, un gentleman, senza altezzosità, nonostante i suoi nove titoli mondiali. Qui lo vediamo un attimo prima di schierarsi al via della Race of The Year (Gara dell’Anno) del 21 settembre 1969 sul circuito di Mallory Park in sella ad una Seeley-Matchless perché ormai non aveva più a disposizione le Honda GP del 1967; tra pochi minuti Agostini vincerà la gara, Ken Redfern n° 44 terminerà secondo e Mike quinto. Spesso, anche negli anni in cui partecipava al Mondiale in veste ufficiale (MV Agusta e Honda), partecipava a gare di club con moto datate o comunque non all’altezza delle sue moto da Gran Prix perché era un generoso ed era perciò presente a queste manifestazioni su invito dei gestori dei circuiti inglesi minori che, forti del suo nome sulle locandine, potevano aspirare ad una buona affluenza di pubblico con conseguenti buoni incassi a coprire le spese.

Mike Hailwood lasciava il mondiale nel 1967 quando pilotava le 500 4 tempi con freni a tamburo e gomme con battistrada; rientrava 12 anni dopo nel biennio 1978/79 e … vinceva con una 500 2 tempi con freni a disco e pneumatici slick.
Mike Hailwood pilota pluri-iridato, precoce e versatile: come e perché nasce e sopravvive il suo mito
Una testimonianza diretta del giornalista Mick Wooliett sulla versatilità di Mike Hailwood
Questo era Mike Hailwood (dedicato a chi non l’ha mai visto gareggiare)
Mike Hailwood, l’uomo e il pilota nelle parole del suo grande avversario, Giacomo Agostini
Le triplette Mondiali
Quel giorno in cui Hailwood vinse nella stessa giornata con moto a 2 e 4 tempi portando al trionfo la tedesca/orientale MZ
Lo straordinario palmarès di Mike Hailwood
Una rilettura dei Campionati del Mondo di Motociclismo (350 e 500) del biennio 1966/67
I telai speciali voluti da Hailwood per la Honda 500 GP
La verità sulla sfida tra Agostini ed Hailwood nel biennio 1966/67. Fu veramente Agostini il dominatore della stagione? La verità affidata ai soli numeri.
AGO vs MIKE al Tourist Trophy – Spesso il trascorrere del tempo sfuma i ricordi e alcuni episodi entrano nella leggenda al punto da travisare l’effettivo svolgimento dei fatti. Molti sostenitori di Agostini ne enfatizzano il valore di Agostini ricordando come fosse stato capace di battere Hailwood sul suo terreno di caccia, il Tourist Trophy che all’epoca era valido come prova del Motomondiale. In realtà, nei tre anni di scontri diretti, Hailwood non è mai arrivato secondo al TT alle spalle di Agostini, come si evince dallo specchietto qui allegato. Sicuramente questo distorto ricordo è alimentato dallo svolgimento del TT 1967 classe 500 durante il quale effettivamente Agostini dimostrò di avere il potenziale per vincere la gara ma fu costretto al ritiro per rottura della catena. Spesso Agostini, riconoscendo la netta superiorità dei mezzi a sua disposizione, ha dichiarato di aver dimostrato comunque il suo valore battendo di anno in anno i suoi stessi record però non ricorda (o forse non vuol ricordare?) che nei 5 anni successivi a quel fatidico TT del 1967, nonostante la naturale evoluzione della sua MV, non è mai riuscito a battere i record stabiliti da Hailwood sia sulla distanza che sul giro. L’attenuante che gli si potrebbe concedere è quella che, in assenza di Mike, non vi era nessuno in grado di impegnarlo al punto di spingerlo ai ritmi estremi tenuti dai due assi nel 1967. I record di Hailwood resistettero per altri anni ancora.
Il 10° titolo mondiale di Mike
John Surtees e Mike Hailwood, gli unici due piloti titolati sia con le due che con le quattro ruote
E’ stato l’ultimo pilota capace di portare alla vittoria nel Senior TT del 1961 (classe 500) la vetusta Norton Manx monocilindrica quando nel Motomondiale maramaldeggiavano già le plurcilindriche italiane.
Una sfida mancata: Hailwood vs Hocking Per gli ultimi Gran Premi del 1961 Mike iviene ingaggiato dalla MV dove trova come compagno di squadra Gary Hocking fino a quel momento indiscusso leader del team di Cascina Costa. Ma è nel 1962 che la rivalità tra i due si accende; la massima espressione di questa rivalità si esprimerà al Tourist Trophy del 1962; nella Junior (classe 350) e nella Senior (classe 500) daranno vita a gare leggendarie: nella 500 si impone Gary con Mike relegato nel finale al 12° posto da problemi meccanici mentre Hailwood vince invece la 350 con Hocking secondo rallentato a sua volta da noie meccaniche ma i due campioni non se la sentirono di festeggiare a causa della scomparsa nel corso del secondo giro della 350 di Tom Phillis volato via a Laurel Bank con la sua Honda; il luttuoso evento indurrà Hocking a lasciare il motociclismo per le monoposto di Formula 1…
Il record di un giro alla media 108,77 mph stabilito da Mike Hailwood con la Honda 500 al Tourist Trophy nel 1967 ha resistito fino al 1975 battuto da una 750cc a due tempi!
Hailwood al Tourist Trophy del 1965, l’apoteosi
Hailwood & Agostini: quel drammatico Tourist Trophy del 1967
Hailwood, il suo ritorno al Tourist Trophy nel 1978 e nel 1979
Nel 1978, dopo un lungo periodo di circa 10 anni durante il quale aveva lasciato le due per le quattro ruote, ritornò al Tourist Trophy con la Ducati; in quella occasione chiese al pilota inglese Mick Grant di aiutarlo a riprendere le misure del tracciato con una moto di nuova generazione. Grant così ricorda quell’approccio: <<Mike mi chiese se poteva fare un giro dietro di me. Era come se il Signore ti avesse chiesto di spiegargli la Bibbia.>>
Hailwood e il suo rapporto privilegiato con le moto italiane
Il team MV Privat, una storia poco conosciuta
Mike Hailwood: la sua carriera a 4 ruote
Il titolo di Campione Europeo di Formula 2 di Mike Hailwood
Il 22 aprile 1957 faceva il suo debutto in pista il più fulgido talento motociclistico di tutti i tempi: Mike Hailwood
2 giugno, una data importante nella carriera di Hailwood
Il 2 giugno 1958 debuttava nel Motomondiale partecipando alle 4 classi (125, 250, 350 e 500) ammesse al Tourist Trophy conquistando i suoi primi punti iridati con il terzo posto nella 250 alle spalle delle imbattibili MV Agusta di Provini e Ubbiali; in quella occasione stabiliva anche il primato di più giovane debuttante nella classe regina. Circa 20 anni dopo, il 2 giugno del 1978, dopo circa 10 anni di assenza dalle gare motociclistiche, “the bike” faceva il suo rientro trionfale al Tourist Trophy vincendo la classe TTF1 con la Ducati.
Il 10 giugno 1957 Mike Hailwood otteneva la sua prima vittoria in una gara su pista.
La prima e l’ultima vittoria iridata di Mike Hailwood
Gran Premio del Giappone 1965, la correttezza sportiva di Mike
Il sabato, 23 ottobre si disputano le gare delle classi 125 e 350. Mike Hailwood, pilota ufficiale MV Agusta, pur avendo già firmato per passare alla Honda nel 1966 non si sottrae al suo dovere di favorire la corsa al titolo della 350 del giovane Agostini, suo compagno di squadra, cercando di contrastare l’azione di Redman (Honda) che poi, nonostante arrivasse secondo alle spalle di Mike, conquisterà comunque il titolo perché Agostini fu rallentato da problemi tecnici. Ma, episodio ancor più inimmaginabile per i nostri tempi, la domenica 24 ottobre Hailwood porterà al debutto vincente la straordinaria Honda 250 6 cilindri.
1961, Hailwood regala a Soichiro Honda la vittoria più ambita: il Tourist Trophy
GP di Cecoslovacchia 1966: la parata trionfale della Honda e di Hailwood
L’ultima gara iridata di Mike Hailwood
4 agosto 1974 – L’incidente del momentaneo ritiro dalle competizioni di Mike Hailwood
Giugno 1979, l’ultima volta che si vide in gara Mike Hailwood.
Dopo aver disputato il TT 1979, Mike Hailwood disputò la sua ultima gara alla guida di una Suzuki GS 1000 S Dunstall sul circuito di Mallory Park dove purtroppo ebbe problemi ai freni.
Nella foto a destra l’ultima apparizione di Hailwood con la 6 cilindri in una esibizione ad Assen nel mese di giugno del 1980
Lunedì 23 marzo 1981, il giorno che ci lasciò Mike Hailwood
Mike Hailwood – La storia completa della sua vita
La mattina del 13 giugno 2020 Pauline Barbara Nash, la vedova del grande Hailwood, si ricongiungeva con Mike e la piccola Michelle, era da tempo malata di cancro. Pauline era coetanea di MIke, aveva infatti compiuto da poco 80 anni.