Nel firmamento del motomondiale brillano molte stelle di piloti più o meno talentuosi, più o meno titolati, più o meno ricordati, come i plurititolati Agostini, Nieto, Ubbiali, Rossi, o come Surtees che a tutt’oggi è l’unico pilota che sia stato capace di laurearsi Campione del Mondo sia nel Motociclismo che in Formula 1, o come il fenomeno del momento, Marquez, e ancora , andando a ritroso nel tempo, Stoner, Doohan, Schwantz, Rainey, Lawson, Spencer, Roberts Sr., Cecotto, Sheene, Read, Redman, Hocking, Duke e i nostri italiani Biaggi, Cadalora, Uncini, Lucchinelli, Villa, Liberati, Masetti; e ci fermiamo qui pur con la certezza di averne trascurati tanti altri.
Ma chi conosce la storia del Motomondiale sa che la stella più fulgida è quella di un pilota che in tanti ricordano ancora come il più talentuoso, il più eclettico, il più versatile, uno tra i più vincenti nonostante un ristretto arco temporale di partecipazione al motomondiale, dal 1958 al 1967: Mike Hailwood.
Mike, al secolo Stanley Michael Bailey Hailwood, era nato il 2 aprile del 1940 a Great Milton nell’Oxfordshire.
E’ ritenuto da molti il più grande di tutti i tempi, non tanto per il numero dei titoli quanto per il suo evidente ed indiscutibile talento, per le sue epiche imprese.
Era stato suo padre Stan, il più importante commerciante inglese di motociclette dell’epoca nonché grande appassionato di competizioni motociclistiche, che lo spinse ad intraprendere la carriera di pilota professionista.
Se non è il più grande sicuramente è da annoverare tra i grandissimi del motociclismo mondiale. I suoi sostenitori amavano chiamarlo “Mike the Bike” per la sua innata predisposizione alla guida della moto. E’ stato uno dei piloti più versatili; ha corso e vinto in tutte le classi e con tutte le marche: oltre ad MV e Honda, anche Ajs, Benelli, Ducati, Emc, Itom, Mondial, Mz, Norton, Nsu, Paton, Triumph ed ebbe come avversari tra i più grandi di tutti i tempi come Agostini, Ivy, Read, Redman, Pasolini e altri.
Nella sua prima stagione completa ha vinto più di 50 gare e stabilito 38 record sulla distanza o sul giro.
Dopo aver disputato la sua prima gara in circuito a 17 anni (per ottenere la licenza aveva dichiarato di averne 18), vince il suo primo Gran Premio a 19 anni e a 21 anni conquista il primo titolo mondiale; in cinque occasioni vince tre Gran Premi in una giornata; in appena 7 anni da professionista conquista 9 titoli di campione del mondo di motociclismo; nel 1966 e nel 1967 “rischia” di conquistare tre titoli in un solo anno.
Lasciate le competizioni motociclistiche si è espresso con buoni risultati anche con le 4 ruote dimostrando di essere uno dei pochi piloti in grado di competere nelle serie maggiori sia con le 2 che con le 4 ruote conquistando un titolo di campione europeo di Formula 2, facendo bene in Formula1 con qualche podio e guadagnando un podio anche alla 24 ore di Le Mans; viene decorato con la medaglia di Re Giorgio per aver salvato Regazzoni dalle fiamme della sua monoposto.
Dopo essersi ritirato dalle competizioni per un grave incidente, a 38 anni ritorna trionfalmente al Tourist Trophy nel 1978, dopo 10 anni dall’ultima gara su due ruote.
Muore prematuramente a Birmingham il 23 marzo 1981, pochi giorni prima di compiere il quarantunesimo anno di età, vittima di un incidente stradale che il 21 marzo vide coinvolta la sua Rover 3500 e un camion, mentre si recava con i figli a comprare fish and chips. Nel sinistro perse la vita anche sua figlia Michelle, mentre il figlio David riportò solo lievi ferite.
Al funerale il feretro fu portato a spalla da John Surtees, Luigi Taveri, James Hunt, Geoff Duke e Giacomo Agostini.
Mike era cresciuto con la missione di diventare un pilota da corsa per realizzare il sogno del suo autoritario genitore Stan che non era riuscito a realizzarlo per sé stesso.
Già a 7 anni aveva guidato la sua prima moto nel giardino di casa. Il padre infatti gli faceva guidare moto giocattolo nel parco della villa di famiglia. Non gli lesinò nulla ma gli impose anche una ferrea disciplina facendogli praticare sport impegnativi dal punto di vista fisico come boxe, calcio e nuoto. Nel 1954 lo iscrisse all’istituto nautico Pangbourne ma Mike non dimostrò alcuna inclinazione per gli studi che abbandonò nel 1957. Il padre allora lo avviò al lavoro prima alla King’s di Oxford e poi alla Triumph di Meriden, vicino Birmingham.
La prima gara cui partecipò fu la Scottish Six Days di trial; poi il padre gli acquistò una MV 125 con la quale debuttò il 22 aprile del 1957 ad Oulton Park classificandosi undicesimo.
Mike era uno dei pochi privati, se non il solo, che poteva permettersi di recarsi in circuito con un caravan-officina sul quale campeggiava lo slogan dell’Ecurie Sportive, il suo team personale, “For love of the sport (Per amore dello sport)”. All’inizio questo lusso gli procurò inevitabilmente non poche invidie e un acceso ostracismo da parte dell’ambiente.
Ma il suo talento non aveva niente a che fare con i soldi del padre.
Durante l’inverno partecipò ad alcune competizioni in Sud Africa dove vinse 5 gare. Ottenne la sua prima vittoria con la MV 125 nel 1957 a Blandford Camp, nel Dorset.
Nel frattempo nel suo garage entravano, con i soldi di Stan, moto di tutte le categorie, dalla Itom 50 fino ad una Triumph Tiger 650 passando per Paton, MV e Ducati 125, Mondial e NSU 250, Norton Manx 350 e 500. Nel 1958 accumula ben 58 vittorie e conquista il titolo di campione nazionale nella classi 125, 250 e 350; al TT partecipa a tutte le classi ottenendo come miglior piazzamento un terzo posto.
Ritorna a trascorrere l’inverno in Sudafrica, dove partecipa a sei eventi e in ognuno risulta sempre vincente in tre classi.
Ritorna in Inghilterra dove non riesce a superare l’esame per la patente.
Vince il primo GP nella classe 125 al GP dell’Ulster del 1959 in sella alla Ducati battendo MZ e Ducati ufficiali; l’anno seguente provò per la prima volta una vettura da corsa, una Lotus motorizzata Coventry-Climax.
Nel 1960 conquista quattro titoli nazionali (con Ducati, Mondial, AJS e Norton); nel mondiale è 6º in 125 (con Ducati) e 5º in 250 (con Ducati e Mondial); a Monza arriva 3° nella 500 con la Norton Manx monocilindrica alle spalle delle MV quattro cilindri di Surtees e Mendogni.
L’anno successivo, con una Honda semi-ufficiale vince la classe 125 al Tourist Trophy sull’Isola di Man, la 250 ancora con una Honda e la 500 con una Norton battendo la MV ufficiale di Gary Hocking; avrebbe vinto anche la 350 se non si fosse rotto il motore della sua AJS.
Gli anni sessanta rappresentarono per Hailwood il periodo d’oro; dopo alcuni brillanti piazzamenti nei campionati dal 1958 al 1960 già nel 1961 divenne iridato della classe 250 con la Honda.
Dopo quello del 1961 conquisterà altri 8 titoli mondiali; questo il suo palmarès:
- 1961: campione 250cm3 (Honda), 2° nella 500cm3 (Norton e MV Agusta).
- 1962: campione 500cm3 (MV Agusta), 5° 125cm3 (EMC), 3° 350cm3 (MV Agusta).
- 1963: campione 500cm3 (MV Agusta), 2° 350cm3 (MV Agusta).
- 1964: campione 500cm3 (MV Agusta), 4° 350cm3 (MV Agusta).
- 1965: campione 500cm3 (MV Agusta), 3° 350cm3 (MV Agusta).
- 1966: campione 250cm3 (Honda), campione 350cm3 (Honda), 2° 500cm3 (Honda).
- 1967: campione 250cm3 (Honda), campione 350cm3 (Honda), 2° 500cm3 (Honda).
- 1972: campione d’Europa di Formula2 automobilistica (Surtees).
- 1978: campione del mondo TT F1 su Ducati.
- 1979: vince il senior TT su Suzuki 500.
Tra il 1962 ed il 1964 incomincia ad alternare le gare con le monoposto con le gare di motociclismo. Nel 1964 batte il record dell’ora a Daytona con la MV Privat 500. Nel 1965 abbandona momentaneamente le corse in auto.
Nel 1968, pur non avendo una moto ufficiale dopo il ritiro della Honda, rifiutò l’offerta della Jawa per pilotare la 350 4 cilindri 2 tempi rimasta senza pilota dopo la tragica fine di Bill Ivy.
Dal 1968 al 1972, non avendo ricevuto altre offerte, fece un po’ il mercenario correndo con le Honda che la casa giapponese gli aveva concesso in gestione e poi con Benelli, BSA, Yamaha e in alcune categorie minori di monoposto.
Nel gennaio del 1969, in società con Andre Loubser, fonda a Johannesburg il “Mike Hailwood Autospray System”, una catena di 17 centri e sette società affiliate di riverniciatura e riparazione carrozzeria distribuite in tutto il Sud Africa. Autospray è stato il pioniere mondiale di vernici poliuretaniche per autoveicoli.
Nel 1969 è oramai stabilmente pilota di monoposto ma sente ancora il richiamo della moto: si presenta a Mallory Park con una Seeley monocilindrica; gli avversari sono i migliori piloti britannici del momento dotati di moto da 750cc con 20 CV in più, ma Mike recupera in curva ciò che perde sul rettilineo e vince la gara.
Partecipa alla 200 miglia di Daytona nel 1970 e nel 1971 con la BSA ufficiale; in entrambe viene fermato da un guasto mentre era in lizza per la vittoria.
Alla fine del 1971 la Benelli gli offrì un contratto per il 1972 promettendogli, oltre ad un generoso ingaggio e al ruolo di prima guida, incarichi di vertice nel reparto corse e moto aggiornate (quelle che poi saranno affidate a Saarinen) ma Mike, che ormai non gareggiava più a tempo pieno da 3 anni, declinò l’offerta.
La sua carriera automobilistica era cominciata, alternando le 4 con le 2 ruote, nel 1962 con la Formula Junior (una formula propedeutica nata a fine anni 50 in Italia, antesignana della più nota F3).
Debutta in F1 al Gran Premio di Gran Bretagna del 1963; nel 1964, anno in cui partecipa sia a 3 classi del Motomondiale (250, 350 e 500) che all’intero Mondiale di Formula1, conquista il primo punto mondiale a Monaco con la Lotus-BRM.
Dopo una sporadica partecipazione al GP di Monaco del 1965 decide di abbandonare momentaneamente le 4 ruote.
Nel 1967 Enzo Ferrari, che ha sempre avuto una ammirazione per i piloti di estrazione motociclistica tra cui ricordiamo Nuvolari e Surtees, lo invitò per un test a Modena con la Dino SP; ma il rapporto tra Hailwood e la Ferrari ufficialmente si chiuse lì.
Passato stabilmente alle 4 ruote, nel 1969 è terzo alla 24 ore di LeMans, nel 1971 si classifica secondo nel campionato di Formula 5000 alla guida di una Surtees; nel 1972 è Campione europeo di F2; nello stesso anno è secondo al GP d’Italia di F1 e non va dimenticato che nella gara d’esordio a Kyalami aveva realizzato il giro più veloce, lasciando stupiti tutti gli addetti ai lavori per la sua naturale propensione alla velocità.
Nel mondiale F1 1973, a cui partecipò alla guida di una Surtees T14A, si verificò l’episodio forse più simbolico ed eroico della carriera di Mike quando, nel corso del GP del Sud Africa, non esitò a lanciarsi nelle fiamme per salvare Regazzoni svenuto nell’abitacolo della sua monoposto incendiata. Per questo gesto eroico e generoso gli venne attribuita la medaglia di Re Giorgio, la seconda più importante decorazione al valore civile del Regno Unito e del Commonwealth.
Nel 1974 passò alla McLaren come compagno di squadra di Emerson Fittipaldi ed ottenne il terzo posto al GP del Sud Africa oltre ad alcuni piazzamenti tra i primi 6.
Il 4 agosto 1974, nel corso del Gran Premio di Germania, al Nurburgring, incappò in un grave incidente che gli procurò numerose fratture che lo costrinsero ad abbandonare definitivamente la carriera automobilistica.
L’11 giugno 1975 sposò Pauline Barbara Nash da cui ha avuto la figlia Michelle, nata nel 1971, e il figlio David, nato nel 1974. Dopo aver sposato Pauline, decide di trasferirsi in Nuova Zelanda con la famiglia; ma poi la lontananza dalle corse ebbe il sopravvento e quattro anni dopo il ritiro, all’età di 38 anni decise il rientro alle corse di moto.
A marzo del 1978, anno del suo rientro alle competizioni, alle isole Barbados muore il padre Stan.
Dopo aver disputato qualche gara in Australia come forma di allenamento, a giugno del 1978 Mike si ripresentò ai nastri di partenza del Tourist Trophy. Nessuno avrebbe scommesso su di lui ma ancora una volta tornò a stupire e vinse la classe F1 in sella ad una Ducati 864, bissando poi il successo l’anno successivo a bordo di una Suzuki 500 GP nella classe Senior.
Dopo la vittoria al Senior TT del 1979, galvanizzato da questo risultato, aveva programmato un’ultima apparizione in occasione della riunione di Donington Park a metà luglio.
Avrebbe dovuto disputare la 500 dove avrebbe trovato come avversario Barry Sheene, entrambi in sella ad una Suzuki, ed avrebbe dovuto disputare la gara di F1TT con la Ducati. Ma durante le prove cadde fratturandosi una clavicola, e disse davvero basta. Il giorno dopo salutò per sempre i suoi fan facendo un giro d’onore a bordo di una Bentley.
Nel 1979 apre a Birmingham una concessionaria di moto in società con Rodney Gould (campione del mondo della classe 250 nel 1970).
Per i suoi meriti sportivi ha ricevuto numerosi riconoscimenti: gli è stato assegnato il Trofeo Segrave nel 1979; la FIM lo ha nominato “Gran Prix Legend” nel 2000; è stato inserito nella AMA Motorcycle Hall of Fame nel 2000 e nell’International Motorsports Hall of Fame nel 2001.
Come altri campioni delle due e delle quattro ruote viene ricordato nel circuito di Brands Hatch dove gli è stato dedicato il tratto di pista tra Paddock Hill Bend e Druids nominato appunto “Hailwood Hill”.
A sua memoria nel 1981 la sezione in salita del Mountain che va dal Bungalow al punto più alto del percorso che precede il bivio Brandywell è stata nominata Hailwood’s Rise e il punto più in alto di questo tratto è stato nominato Hailwood Height.
Gli sono state anche dedicate delle moto commemorative: due Ducati, la MHR (Mike Hailwood Replica) del 1979 e la MH900e del 2000 (la prima motocicletta a essere venduta esclusivamente su Internet) e una Yamaha, una XS 1100 con i colori dello sponsor Martini denominata “Yamaha Martini 1.1” del 1979.
In occasione dell’Historic Festival di Silverstone del 2001 fu istituito un Trofeo a lui intitolato.
Ogni anno, a marzo, si fa un Mike Hailwood Memorial Run, che parte dalla vecchia fabbrica della Norton a Birmingham e raggiunge il cimitero della chiesa di S. Maria Maddalena in Tanworth in Arden, dove si trovano le tombe di Mike e Michelle.
Il 4 giugno 2018 sono stati assegnati gli “ Hall of Fame 2018” della rivista Motor Sport .
Mike Hailwood ha trionfato tra i piloti moto battendo Kenny Roberts e Joey Dunlop, un terzetto ristretto emerso da un elenco di nomination che comprendeva nientedimeno che Soichiro Honda oltre alcuni campionissimi del passato come Duke, Redman, Schwantz , Rainey, Spencer, Lawson, Doohan e Stoner.
L’ex pilota Stuart Graham ha consegnato il premio alla vedova di Mike, Pauline, che ha dichiarato: “La sua leggenda sopravvive. Sembra che non ci sia alcun segno che possa mai svanire. Sono ancora contattata da persone di tutto il mondo in suo onore.”
Dopo la sua scomparsa buona parte dei suoi trofei , i cimeli e le sue moto furono messi all’asta.
La mattina del 13 giugno 2020 Pauline Barbara Nash, la vedova del grande Hailwood, si ricongiungeva con Mike e la piccola Michelle, era da tempo malata di cancro. Pauline era coetanea di MIke, aveva infatti compiuto da poco 80 anni.