Meteora o Campione senza corona?
In verità non sappiamo se sia più corretto inquadrare Ray Amm nell’una o nell’altra categoria; Amm aveva infatti sfiorato il titolo nel 1954 ma purtroppo è anche scomparso prematuramente vittima di un tragico incidente sul circuito di Imola l’11 aprile 1955.
La storia del Motomondiale ci ha consegnato tanti piloti di talento che hanno coronato la propria carriera con almeno un titolo iridato, ma ce ne sono stati altri meno fortunati che vengono ricordati per le loro imprese; il sudafricano Ray Amm , nato a Salisbury nella Rhodesia del Sud (oggi Zimbawe) il 10 dicembre 1927, è sicuramente uno di questi.
I tedeschi lo battezzarono “Todesengel” (angelo della morte), nella Terra De Mutor (Emilia-Romagna) lo chiamavano “El matt”, per il suo stile di guida arrembante; il suo coraggio può essere paragonato forse solo a quello di Omobono Tenni a lui accomunato da un appellativo simile, “Black Devil” (Diavolo nero), che gli avevano appioppato gli inglesi.
Ma era anche un uomo che amava leggere la Bibbia chiuso nella sua roulotte.
Dal 1951 al 1954 militò nelle file della Norton, anni durante i quali vinse 6 Gran Premi iridati, di cui tre al TT; nel 1954 si è laureato vicecampione del mondo nelle classi 350 e 500, in totale ha disputato 19 Gran Premi.
La sua carriera era iniziata al termine della seconda guerra mondiale in Sudafrica; incominciò a gareggiare nello speedway, una disciplina che influenzerà il suo stile di guida che lo portava sfiorare il terreno con il piede interno alla curva, quasi a sostenere la moto, uno stile simile a quello dei moto scalatori.
I buoni risultati raggiunti lo indussero a trasferirsi nel 1951 in Europa dove iniziò a gareggiare con delle Norton private nella speranza di guadagnarsi un posto nella squadra ufficiale Norton.
Con le moto caricate su un furgone, guidato dalla moglie Jill, si unì al “Continental Circus” gareggiando in tutta Europa; come da lui sperato e ambiziosamente previsto, fu notato da Joe Craig capo del dipartimento sviluppo e corse della Norton che lo ingaggiò per il 1952, dapprima come spalla di Geoff Duke, poi come prima guida quando il pilota inglese passò alla Gilera.
Per un paio di stagioni fu l’unico pilota Norton in grado di contrastare il suo ex compagno di squadra dotato delle velocissime Gilera 4 cilindri. Memorabili sono i loro duelli che vedevano Duke prevalere su piste asciutte e veloci e Amm che lo batteva in caso di pioggia o su piste guidate.
Indimenticabile la sua doppietta al Tourist Trophy in quel primo anno da caposquadra nella Senior (classe 500), la gara funestata dall’incidente mortale occorso a Leslie Graham, e nella Junior (classe 350); alla North West 200 portò al debutto la controversa Norton Kneeler (la moto che si guidava in ginocchio), bocciandola ma ritornò in sella alla Kneeler nel novembre 1953 sulla pista di Montlhéry, in Francia , dove stabilì il record dell’ora percorrendo una distanza di 133,70 miglia (215,17Km); sulla stessa pista partecipò con lo specialista Eric Oliver a stabilire ulteriori record di velocità con un sidecar motorizzato Norton.
Chiuse il 1954 con due secondi posti in classifica generale; quell’annata fu caratterizzata da un paio delle sue imprese. Al Gran Premio di Germania, sull’impegnativo circuito della Solitude, nella gara delle 350 Amm cade nelle prime battute della gara, si rialza e si lancia in un poderoso recupero sui 48 piloti che lo precedono, li supera inesorabilmente uno alla volta per poi lanciarsi a tagliare vittoriosamente il traguardo. Nella 500 sfiora il bis dopo una accanita battaglia disputata sotto la pioggia con Duke e la sua Gilera; finirà con Duke vittorioso in volata. Il pubblico, conscio della inferiorità tecnica di Amm, invade la pista per portarlo in trionfo, Duke lo “ospita” sul gradino più alto del podio, gli altri piloti – Amstrong, Kavanagh, Anderson, Dale, Mc Intyre – si complimentano.
Da fervente patriota Ray Amm rifiutò a lungo un ingaggio da parte delle Case Italiane ma quando fu evidente che i classici monocilindrici della Norton nulla potevano nei confronti delle pluricilindriche italiane, con una certa riluttanza nel 1955 firmò per la MV Agusta che lo affiancò nella 500 a Umberto Masetti per contrastare Geoff Duke con la Gilera e gli affidò una 350 per contrastare lo squadrone della Moto Guzzi composto dai piloti anglofoni Bill Lomas, Dickie Dale, Ken Kavanagh e Cecil Sandford e dall’italiano Enrico Lorenzetti,
Il debutto in sella alla MV avvenne l’11 aprile 1955, il lunedì di Pasquetta, nella Coppa d’Oro Shell sull’Autodromo di Imola, prima tappa della Temporada Romagnola, non valida per il Motomondiale.
La prima gara è quella delle 350 dove la MV appare penalizzata rispetto alle più performanti Moto Guzzi ma Amm non è tipo da tirarsi indietro affrontando la sfida con la solita temerarietà esibendosi in spericolate acrobazie. Purtroppo la sua gara finisce uscendo rovinosamente di pista alla Rivazza; nella caduta sbatte contro un palo di recinzione e muore all’istante: non aveva ancora compiuto 29 anni.
Secondo alcuni, tra questi Duke, una morte annunciata visto il modo estremamente generoso di affrontare le corse del pilota sudafricano.