Famoso forse più per il primo posto perso all’ultimo giro della 200 miglia di Imola del 1972 che per i suoi notevoli meriti sportivi, Bruno Spaggiari viene ricordato come un fedelissimo della Ducati con la quale ha avuto una lunga collaborazione durata quasi 20 anni, sebbene intervallata da brevi periodi con altri marchi famosi come Benelli, Morini ed MV Agusta. Uno dei primi casi, forse il primo, nato spontaneamente, di uomo immagine di un marchio motociclistico.
Spaggiari è stato il tipico pilota di quell’epoca: uno stilista dalla buona competenza tecnica che gli consentiva una meticolosa messa a punto della moto, dotato di una buona visione della gara che gestiva con furbizia tattica, non disdegnando occasionalmente gare d’assalto.
Il pilota emiliano è nato a Reggio Emilia l’ 11 gennaio del 1933; la sua prima moto, segno del destino, fu un Cucciolo. Incomincia a gareggiare con una Gitane 2 tempi nel 1953. Nel 1954 vince la sua prima gara con una Gitane 175 4 tempi; quello stesso anno correrà anche con una Gabbiano 175 e una Laverda 75 ma la svolta nella sua carriera avviene quando viene ingaggiato dalla Ducati per pilotare una Marianna nelle gare di gran fondo quali la Milano-Taranto o il Motogiro d’Italia; suoi compagni di squadra sono Gianni degli Antoni, Alberto Gandossi, Giuliano Maoggi e Francesco Villa, i migliori specialisti dell’epoca.
E’ stato un grande sia in questo tipo di gare che nelle gare in circuito, ma è stato anche sfortunato perché raggiunse la maturità agonistica quando la disponibilità di moto ufficiali era alquanto scarsa, conseguenza del patto di astensione tra Gilera, Mondial e Moto Guzzi concretizzatosi alla fine del 1957.
Ottiene la sua prima vittoria con la Marianna nel 1955 a Cosenza. Nel biennio 1956-57 conquista tantissimi primi posti nella 125 juniores e vince la 24 ore di Barcellona in coppia con Gandossi, successo che ripeterà nel 1964 in coppia con Mandolini in sella ad una 285 cc curata dal tecnico Armaroli.
Ma il suo anno d’oro è il 1958 quando, con la 125 Desmo, vince il campionato italiano seniores ed il GP delle Nazioni Monza, davanti ad altre quattro Ducati. In quello stesso anno compie un’impresa epica: al circuito di Alessandria va in fuga inseguito da Ubbiali e Provini con le MV; dopo 14 giri ha 12 secondi di vantaggio ma cade e si frattura la clavicola destra; incurante del dolore si rialza, riparte e va a riprendere i due di testa; raggiunge prima Provini e poi, al 35° giro, raggiunge anche Ubbiali e lo batte in volata. Vince quindi corsa e titolo: sul podio sverrà per lo sforzo ed il dolore.
A seguito del ritiro della Ducati dalle competizioni ufficiali Spaggiari firma con la MV per il 1960 come secondo di Carlo Ubbiali ma, mal sopportando gli ordini di scuderia, l’anno successivo passa alla Benelli, dove va a far coppia con Silvio Grassetti, in verità con scarsi risultati e molte cadute.
Nel 1962 la Ducati si interessa nuovamente di competizioni e ingaggia Spaggiari per gareggiare in Spagna con la Mototrans, filiazione spagnola della Ducati, ma nel 1964 ritorna alla MV che rispolvera per lui la 125 GP bialbero con la quale conquista nuovamente il campionato italiano seniores.
Ritorna poi in Ducati col ruolo di pilota collaudatore ufficiale dal 1965 al 1974, anno del suo ritiro dalle competizioni a 41 anni.
In quegli anni partecipa allo sviluppo della 125 GP 4 cilindri e della Mototrans MT 250 GP 4 cilindri; ma entrambe queste moto non avranno sbocco nelle competizioni. Estemporaneamente, nel 1966, partecipa ad una gara a Modena in sella alla Morini 250 monocilindrica bialbero classificandosi secondo dietro Provini con la Benelli quattro. Dal 1968 al 1970 porta in gara le monocilindriche 250/350/450 da GP derivate dalle Desmo di serie gestite dalla scuderia Speedy Gonzales con le quali, impotente contro le pluricilindriche giapponesi, si distingue prevalentemente nelle gare cittadine della mototemporada Romagnola. Dal 1971 porta in pista la 500 GP bicilindrica ad L.
Nel 1972, si verifica l’episodio accennato in apertura: la Ducati partecipa alla prima 200 Miglia di Imola ideata da Checco Costa, papà del famoso dott. Claudio della Clinica Mobile, con quattro moto derivate dalla 750 Sport dotate di testate desmodromiche; da questi prototipi deriverà la famosissima 750 SS. Dopo una sfuriata iniziale di Giacomo Agostini con la MV 750 ufficiale le due Ducati di Spaggiari e Smart dominano la gara nell’ordine ma, all’ultimo giro, la moto di Spaggiari termina la benzina ed arriva secondo di slancio dietro Smart.
Questa la versione ufficiale o quantomeno quella che riportano le cronache dell’epoca ma sull’esito di questa gara rimane sempre il dubbio: Spaggiari andò dritto alla Rivazza come tuttora sostiene Smart o finì la benzina come dice lui?
Ritenterà nel 1973 con una evoluzione della SS finendo secondo dietro l’astro emergente Saarinen con l’agile Yamaha 350 2 tempi; nel 1974 partecipa con la stessa moto del 1973 gestita dal suo team; ma ormai l’epoca delle 4 tempi è finita e, nella giornata del trionfo di Agostini che, in sella alla Yamaha TZ 700 precede Roberts e Lansivuori, Spaggiari si classifica 8° nella prima frazione ed è costretto al ritiro nella seconda. Questa gara resterà famosa anche perché Roberts gareggia, unico e primo, con entrambi gli pneumatici slick.
Non vi è dubbio che pur non avendo ottenuto risultati a livello mondiale, causa la poca competitività dei mezzi avuti a disposizione e qualche caduta di troppo, Spaggiari possa essere annoverato nella lista dei “Campioni senza corona”.
Nell’ultimo anno della sua carriera di pilota, il 1974, costituisce un team per gestire le Ducati 750 SS con cui partecipare alle gare della categoria “derivate dalla serie” ottenendo molti successi con il giovane Franco Uncini, che poi diventerà campione del Mondo della 500 con la Suzuki nel 1982. Nello stesso anno fonda una scuola di pilotaggio che utilizza monocilindriche desmo, ovviamente Ducati.
Al suo ritiro si interessa di Concessionarie auto per poi passare nel campo dell’edilizia. Si rifiuterà quasi sempre di partecipare ad eventi rievocativi.