La travolgente stagione 2019 ha portato Marc Marquez ad un passo dai nove titoli di Ubbiali, Hailwood e Rossi ma anche, e soprattutto, ai 7 ed 8 titoli rispettivamente di Rossi e Agostini in top class.
Non vi è dubbio che lo spagnolo ha a sua disposizione tutti i mezzi ed il tempo necessari per raggiungere e superare i recordman citati. A questo punto ci si chiede se il fenomeno spagnolo sarà in grado di raggiungere i due recordman assoluti, Nieto con 13 titoli e poi Agostini con 15 titoli e 122 (+1) vittorie iridate.
Per rispondere a questa domanda, rimanendo sempre nel campo delle ipotesi, bisognerebbe capire quanto possa essere “facile” conquistare un così elevato numero di titoli mondiali ovvero, nell’ipotesi che effettivamente Marc dovesse eguagliare il record di Agostini, se i 15 titoli dello spagnolo avrebbero effettivamente lo stesso “peso”di quelli di Ago.
Arrivando al punto, è lecito pensare che questi eccezionali record abbiano un valore assoluto o è più giusto ponderarli rispetto alle circostanze che si sono verificate nell’epoca in cui sono stati conquistati? Detto in parole semplici, i teorici 15 titoli di Marquez avrebbero lo stesso peso di quelli di Agostini?
In questa analisi escluderemo considerazioni sul valore degli avversari dell’uno e dell’altro e le caratteristiche tecniche dei mezzi a loro disposizione, terremo invece in considerazione l’età in cui hanno incominciato a gareggiare, il tempo minimo necessario per conseguire tali prestigiosi ed impegnativi risultati e di conseguenza l’età massima necessaria per arrivare all’ambito record, ed infine l’impegno fisico richiesto.
Partendo da quest’ultimo punto nasce il primo dubbio ovvero se sia più impegnativo, faticoso e debilitante correre in due classi nella stessa giornata per un massimo di 10/11 GP come era ai tempi di Agostini (quindi con maggior impegno nell’arco di un singolo Gran Premio ma anche con maggior tempo a disposizione per recuperare tra un GP ed il successivo) o disputare una stagione di 20 GP in stretta successione.
E’ altresì ovvio che, non essendo oggi consentito di gareggiare in due classi contemporaneamente, ad un pilota dei nostri tempi, e alla moto in sua dotazione, verrebbe richiesto di rimanere competitivi, anzi vincenti, per un arco di tempo molto più lungo, teoricamente doppio, rispetto ad un pilota che abbia avuto l’opportunità di gareggiare in due classi nel corso della stessa stagione agonistica.
In pratica per raggiungere Agostini Marquez avrebbe bisogno di un arco temporale di più di 15 anni durante i quali dovrebbe rimanere competitivo, anzi vincente, affrontando e battendo sistematicamente i campioni di 2/3 generazioni.
Da questo punto di vista non vi è dubbio che all’epoca in cui era possibile gareggiare in più classi non era necessario che il Campione del momento mantenesse la leadership in un ampio arco temporale perché poteva accumulare più titoli nel corso di un periodo più breve.
Per esemplificare il concetto Agostini ha conquistato i suoi 15 titoli tra il 1966 ed il 1975 (10 anni) mentre Marquez per il momento è fermo ad otto titoli conquistati tra il 2010 ed il 2019 (10 anni anche lui) quindi per raggiungere i titoli di Agostini gli servono almeno altri 7 anni arrivando così a ben 17 anni di dominio incontrastato.
In teoria, Marquez parrebbe avvantaggiato avendo iniziato a gareggiare molto prima potendo così chiudere la carriera più o meno alla stessa età di Agostini a parità di titoli conquistati.
Marquez avrà questa forza? Gli avversari più quotati, costruttori e piloti, glielo consentiranno? Nei prossimi anni nascerà un “nuovo Marquez”, magari ancor più forte e talentuoso? L’Honda (o chi per essa) saprà fornirgli sempre una moto quantomeno competitiva?
Improbabile, anzi impossibile, trarre una conclusione (come sempre, quando si disserta su argomenti del genere che mettono a confronto piloti di epoche diverse); è infatti evidente che non ha alcun senso raffrontare i titoli conquistati in epoche sostanzialmente differenti tra loro per mezzi meccanici, organizzazione delle corse, calendari diversi.
Aggiungerei che se anche oggi fosse consentito gareggiare in due classi contemporaneamente l’impresa sarebbe molto più impegnativa perché il calendario è molto più ricco e le moto abbinate (Moto3/Moto2 oppure Moto2/MotoGP) avrebbero caratteristiche profondamente diverse. In tempi più recenti ricordiamo la vicenda di Spencer, ma il suo rimane un caso abbastanza unico proprio perché realizzato con moto dalle caratteristiche significativamente differenti ed in un periodo in cui le mostruose 500 due tempi incominciavano a mettere in seria difficoltà la capacità dei piloti di domarle.
Invece negli anni precedenti, caratterizzati appunto da molte doppiette mondiali, le caratteristiche e le prestazioni delle due moto non si discostavano di molto; spesso i motori derivavano da un unico progetto di base; al riguardo, quale esempio più lampante possiamo ricordare le invincibili MV tre cilindri nate nella versione 350 per evolvere poi verso la cilindrata più alta. Anche nella struttura le moto non si differenziavano molto pertanto i piloti non avevano particolari difficoltà a passare dall’una all’altra. Era richiesta una certa prestanza fisica per la lunghezza delle gare (all’incirca doppia di quelle attuali) e per la stretta successione delle gare stesse, ma l’adattamento era rapido ed agevole perché, rispetto a quelle moderne, le moto dell’epoca erano meno sofisticate e potevano beneficiare solo di alcune regolazioni di base quali la posizione di guida (manubrio, sella, pedane), i rapporti, la carburazione, le molle e la densità dell’olio delle sospensioni. Niente elettronica, niente mescole, nessuna regolazione fine dell’idraulica delle sospensioni mentre i freni erano a tamburo azionati a filo metallico.