Alla fine della stagione 2015 del motomondiale, quando Danny Kent conquistò il titolo della Moto3, scrissi un articolo/riflessione sui piloti inglesi dal titolo “I piloti britannici nel Motomondiale; come mai la scuola inglese non brilla più?” nel quale appunto riflettevo sul fatto che la scuola inglese, che insieme a quella italiana aveva dominato i primi decenni del motomondiale, sembrava non avesse più prodotto piloti di rango mondiale, situazione che appariva ancor più drammatica guardando alla classe regina.
Però, riguardando più attentamente le classifiche della MotoGP, scopriremmo che c’è un pilota che ha rinverdito, anche se senza particolari acuti, la tradizione dei piloti inglesi vincenti nella massima categoria: Cal Cruthlow.
Crutchlow, nato a Coventry il 29 ottobre1985, con tre vittorie in MotoGP (Repubblica Ceca 2016 – Australia 2016 – Argentina 2018) risulta ad oggi l’unico pilota britannico capace di vincere nell’arco degli ultimi 37 anni almeno una gara iridata della classe regina qualificandosi così come il pilota da Gran Premio della Gran Bretagna più vincente delle ultime due generazioni e il settimo inglese di maggior successo nella storia dei Gran Premi. Ed è giusto aggiungere alle tre vittorie anche i tanti piazzamenti a podio ottenuti sempre con moto satelliti, ad eccezione del terzo posto conquistato al Gran Premio d’Aragona del 2014 in sella a quella Ducati GP14 che tanto fece penare anche Dovizioso prima che arrivasse la più competitiva GP15.
Ricordiamo che gli unici piloti inglesi ad aver vinto più Gran Premi della classe regina sono stati Mike Hailwood, Geoff Duke, John Surtees, Barry Sheene, Phil Read e Les Graham.
Nel corso delle prime 33 stagioni comprese tra il 1949 e il 1981, i piloti inglesi hanno vinto complessivamente 135 GP della classe regina. Da allora, durante le successive 37 stagioni, dal 1982 ad oggi, i piloti inglesi hanno vinto solo tre Gran Premi della classe regina, e sono quelli di Cal Crutchlow.
Qualcuno potrà osservare che in fondo tre vittorie in MotoGP non sono un granché ma ci sembra opportuno e doveroso ricordare che Crutchlow ha ottenuto queste vittorie durante uno dei periodi più competitivi del Motomondiale avendo a disposizione una moto “satellite”, anche se di ottimo livello, a differenza degli altri sei piloti inglesi, che lo precedono nella lista dei più vincenti, che invece erano piloti ufficiali delle maggiori case motociclistiche della loro epoca: Hailwood (MV Agusta e Honda), Duke (Norton e Gilera), Surtees (MV), Sheene (Suzuki), Read (MV) e Graham (MV).
Se dirottiamo la nostra attenzione al mondiale SBK i risultati dei piloti inglesi assumono dimensioni e significato ben diversi: nel corso dei 31 Campionati Mondiali SBK (1988- 2019) i piloti inglesi hanno vinto 250 gare, più del doppio rispetto a qualsiasi altra nazione, dominando nella categoria delle moto derivate dalla serie, e la spiegazione è semplice perché in Gran Bretagna si è iniziato a gareggiare con le derivate molto prima che nel resto dell’Europa, prima dell’introduzione del WSBK formando così una scuola.
Crutchlow, campione mondiale Supersport nel 2009, nel 2010 fu promosso in SBK dove ottenne le sue prime vittorie finendo quinto in campionato; è pertanto lecito pensare che avrebbe potuto avere una carriera luminosa nella SBK ma alla fine del 2010 decise di affrontare la sfida della MotoGP, un terreno di caccia non particolarmente favorevole per i piloti inglesi dai tempi di Sheene, ultimo britannico Campione del Mondo della classe regina nel 1977.