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La DeTomaso in Formula 1
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La DeTomaso in Formula 1

Dicembre 10th, 2019 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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La De Tomaso, fondata a Modena  nel 1959 dall’argentino Alejandro de Tomaso, viene ricordata per le sue prestigiose Gran Turismo, fra le quali spiccano la Mangusta e la Pantera.

Pochi invece ricordano che la De Tomaso è stata presente con un proprio team per quattro stagioni nel Mondiale di Formula 1, dal 1961 al 1963, quando vigeva la Formula dei 1500cc,  e nel 1970 quando, a partire dal 1966, il limite massimo di cilindrata era stato innalzato a 3000cc. In entrambi i periodi i risultati furono alquanto deludenti riuscendo a qualificarsi in soli 10 Gran Premi  ma collezionando altrettanti ritiri e pertanto senza ottenere neanche un punto in Campionato.

Nel 1961 partecipò a due GP, nei due anni seguenti andò invece a vuoto il tentativo di qualificazione nel GP d’Italia.  Nel 1970 la monoposto progettata da Dallara ed affidata alla gestione del team di Frank Williams e alla guida dell’emergente Piers Courage sembrava essere promettente ma purtroppo dopo alcuni modesti risultati dovuti sicuramente a difetti di gioventù, il progetto fu abortito causa della morte di Courage in un incidente di gara.

LA DE TOMASO F1, la prima monoposto di Formula 1 del costruttore argentino

Con l’obiettivo di far conoscere la sua attività di costruttore,  già dal 1959 De Tomaso, partendo da un telaio Cooper modificato, diede il via al primo progetto di una monoposto col marchio De Tomaso, una Formula Junior che però non si rivelò competitiva pertanto per il 1960 fu varato il progetto di una Formula 2, basato sulla precedente Formula Junior, spinta da un motore Osca twin cam da 1500cc carrozzata da Fantuzzi che però non ebbe mai l’occasione di gareggiare perché  nel frattempo si vennero a creare le condizioni per fare il grande passo ed accedere al campionato della massima formula automobilistica.

Successe che, causa il prolungarsi dei lavori di approntamento della Formula 2 ed il contemporaneo cambiamento regolamentare della Formula 1 che dal 1961 introduceva la normativa della cilindrata massima di 1500cc (la stessa della “vecchia” Formula 2), De Tomaso si trovò in casa una monoposto già pronta e decise perciò di costruire sei monoposto, denominate senza molta fantasia De Tomaso F1, da vendere prive di propulsore a scuderie private.

La De Tomaso F1 debuttò il 2 luglio 1961 al GP di Francia, sul circuito di  Reims, con una monoposto gestita dalla Scuderia Serenissima e guidata da Giorgio Scarlatti; la vettura  si rivelò tutt’altro che veloce, tanto che si qualificò per l’ultima posizione in griglia; a sua volta il propulsore OSCA 1500 non si dimostrò affidabile costringendo Scarlatti al ritiro per problemi meccanici. La F1 si ripresenterà per la seconda e anche l’ultima  volta al via di un Gran Premio il 10 settembre in occasione del Gran Premio d’Italia; questa volta erano presenti tre monoposto del costruttore argentino. Due erano dotate di un motore quattro cilindri da 152 CV derivato dal propulsore 1300cc dell’Alfa Romeo Giulietta elaborato da Conrero che ne aveva incrementato la cilindrata fino al limite regolamentare  dei 1500cc variando sia l’alesaggio che la corsa e adottando la doppia accensione e la lubrificazione a carter secco; con una delle due monoposto motorizzate Alfa,  iscritta dalla Scuderia Serenissima, faceva il suo debutto in Formula 1 Nino Vaccarella mentre l’altra, del team Isobele de Tomaso, era guidata da Roberto Bussinello; la terza monoposto, motorizzata Osca, era iscritta dalla Scuderia Settecolli che ne aveva affidata la guida a Roberto Lippi.

Tutte e tre le  monoposto furono costrette al ritiro per noie al motore; dopodiché il progetto fu abbandonato per mancanza degli investimenti necessari ad un adeguato sviluppo del progetto.

La De Tomaso F1 ebbe un breve seguito della sua vita agonistica per iniziativa della Scuderia Settecolli che, sempre con il pilota Roberto Lippi, tentò vanamente di qualificarsi per il Gran Premio d’Italia del 1962, con la monoposto motorizzata OSCA,  e del 1963 con la monoposto dotata di un motore Ferrari “Tipo 178”, 6 cilindri a V di 120°.

La De Tomaso 801

Dopo aver subito lo smacco del fallimento della F1 (che in fondo era sempre un progetto basato su un telaio Cooper di Formula Junior), De Tomaso si impegnò nell’impresa di costruire la sua prima vettura da Formula 1 totalmente originale.

Affidò il progetto al famoso ingegnere Alberto Massimino; questi aveva lavorato in Fiat, era stato l’artefice della prima vettura  Ferrari e aveva partecipato allo sviluppo di alcune Maserati quali la 4CLT, la 250F di Formula1 vincitrice del Campionato Mondiale nel 1957 e la sportiva A6.

Massimino progettò un motore che usciva fuori dai canoni dell’epoca che vedevano  una prevalenza di 4 cilindri in linea (Maserati, OSCA, Coventry Climax, Alfa Romeo) con due sole eccezioni, il Porsche flat raffreddato ad aria  ed il più sofisticato V6 della Ferrari; la soluzione di Massimino prevedeva invece un plurifrazionato  V8 a 135 gradi il cui angolo a V incredibilmente basso rendeva il motore quasi piatto, contribuendo così a mantenere un baricentro molto basso; la realizzazione del corpo vettura fu affidato ancora una volta a Fantuzzi.

La monoposto, denominata 801, fece il suo debutto a Monza in occasione del Gran Premio d’Italia 1962 con il pilota argentino Nasif Estefano che non riuscì a classificarsi. Dopo quel deludente debutto la De Tomaso 801 non si vide più nel corso del 1962. Nel 1963 ne fu richiesta l’iscrizione ai Gran Premi di Monaco, Reims e Silverstone, ma l’auto non si presentò mai; partecipò invece ad una prova fuori campionato, il Gran Premio di Roma disputato a Vallelunga, affidata ancora a Nasif Estefano che riuscì a qualificare la vettura al 9 ° posto in griglia su 19 partecipanti. fortunatamente fu costretto al ritiro già dal primo giro per un problema alla frizione.

Dopo l’ulteriore insuccesso di Vallelunga, la 801 venne ritirata definitivamente dalle competizioni.

Nei piani del costruttore argentino c’era quello di realizzare un motore V12 ed un nuovo telaio, ma alla fine, per motivi vari, non se ne fece nulla e la Scuderia De Tomaso scomparve momentaneamente dal mondo dei Gran Premi; ritroveremo una De Tomaso schierata nella griglia di un Gran Premio di Formula 1 solo 7 anni più tardi, nel 1970.

La De Tomaso 505 (nota anche come 308 o 505/38)

Alla fine del 1969 De Tomaso, spinto anche da Frank Williams che era alla ricerca di una monoposto da gestire con il suo team e da affidare all’astro nascente Piers Courage, decise per il rientro in Formula 1 e commissionò all’ing. Dallara il progetto di una monoposto destinata ad ospitare il classico Ford-Cosworth DFV, un V8 da 3000cc.

Purtroppo anche questa irruzione della De Tomaso in Formula 1 non fu fortunata infatti la monoposto del costruttore argentino non riuscì mai a prendere punti in un Gran Premio iridato e, episodio che probabilmente segnò la fine del progetto, il 21 giugno fu protagonista di un incidente durante il Gran Premio d’Olanda 1970 in cui il pilota Piers Courage perse la vita.

Accadde che sulla monoposto si ruppe la sospensione anteriore sinistra al Tunnel Oost, una curva velocissima , andando a sbattere con inaudita violenza contro le barriere; il distacco del motore provocò la fuoriuscita della benzina che incendiò istantaneamente la carrozzeria della De Tomaso, costruita in magnesio. Per Courage non ci sarà praticamente nulla da fare, a causa del distacco di una delle ruote anteriori che impattando contro la testa del pilota gli portò via il casco e gli provocò diverse fratture al collo che non gli dettero scampo.

Quell’anno la 505 riuscì a prendere il via in sole 8 occasioni su 11 Gran Premi in cui tentò di qualificarsi in griglia finendo la gara solo due volte, a Monaco e in Canada, rispettivamente con Courage (partito da una buona nona posizione) a 22 giri dal vincitore e con Tim Schenken a undici giri dal vincitore.

Venne costruito un solo esemplare della 505; la vettura, inizialmente molto pesante, fra il Gran premio di Spagna ed il Gran Premio di Monaco venne sottoposta ad un’opera di alleggerimento di circa quaranta chili che la rese più competitiva, tanto da consentire a Courage di conquistare un buon risultato, anche se in una gara che non assegnava punti  per il mondiale. Quest’unico sprazzo di competitività della 505, corroborato anche da un buon risultato finale, fu il terzo posto conquistato da Courage il 26 aprile al BRDC (British Racing Drivers Club)  International Trophy a Silverstone, una gara non valida per il Campionato del Mondo,  concluso nello stesso giro del vincitore Amon su March-Ford,  dietro a Stewart (March-Ford) e davanti a McLaren (McLaren-Ford) anch’egli a pieni giri.

Dopo l’incidente mortale di Courage fu ingaggiato Brian Redman che poi, visti gli scarsi risultati, fu sostituito da Tim Schenken con il quale però i risultati non furono migliori.

E l’avventura della De Tomaso in Formula 1 si chiuse per sempre.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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