La NSU nasce nel 1873 come fabbrica per la produzione di macchine tessili; in seguito, seguendo le indicazioni dei mercati, passò alla costruzione di biciclette per poi convertirsi, agli albori del XX° secolo, alla produzione di automobili e motociclette. Nel 1969 il capitale della NSU venne acquisito dal gruppo Volkswagen e venne fusa con l’Auto Union, anch’essa assorbita dal colosso di Wolfsburg, dando origine alla Audi NSU Auto Union AG. Nel 1977 il marchio NSU scompariva totalmente dai listini del gruppo finché, nel 1985, il nome della NSU scompariva anche dalla ragione sociale che diventava semplicemente Audi AG.
Il management della NSU intuì subito il potere delle competizioni sportive come veicolo pubblicitario, tanto che già dal 1900 si impegnò nelle competizioni motociclistiche.
L’esordio nel Mondiale della NSU avvenne nel 1951, quando il motociclismo tedesco fu riammesso nei ranghi sportivi internazionali dopo l’embargo susseguente alle vicende della seconda guerra mondiale; la moto era una 500 4 cilindri che non ebbe successo però servì come base di partenza per la realizzazione della Rennfox 125 monocilindrica e della Rennmax 250 bicilindrica. Le due moto monopolizzarono le rispettive classi nel biennio 1953/54 con Werner Haas che si aggiudicò la doppietta nel 1953 ed il titolo della 250 nel 1954 mentre il titolo della 125 andava a Rupert Hollaus.
Purtroppo la morte di Hollaus durante le prove del Gran Premio delle Nazioni (Monza) del 1954 ed i sempre maggiori costi delle competizioni al massimo livello indussero la NSU ad annunciare il ritiro dalle competizioni.
Ma le proteste della clientela più legata al marchio convinsero i dirigenti a produrre una moto destinata ai piloti privati; fra questi la casa selezionò i più dotati ai quali offrì assistenza diretta: John Surtees, Sammy Miller, Hermann Muller e Hans Baltisberger.
La moto era la SportMax 250 monocilindrica derivata dalla Max 250 di serie.
La Max era stata presentata al Salone di Francoforte del 1952 ed era entrata in produzione l’anno successivo; con i suoi 15 CV era la quarto di litro più potente in commercio.
Oltre che per le prestazioni, la Max si distingueva dalle altre moto di pari cilindrata per il motore, un monocilindrico quattro tempi monoalbero, caratterizzato da un originale comando della distribuzione, un brevetto della NSU denominato Ultramax-Valve-Control, con il quale l’albero a camme in testa era azionato da una coppia di biellette posizionate sul lato sinistro del cilindro. Il sistema si rivelava più complicato e costoso rispetto ai sistemi più tradizionali ma aveva il pregio di essere più affidabile e silenzioso.
Altra caratteristica peculiare della Max 250 era il telaio in lamiera stampata costituito da due gusci saldati tra loro e dalla sospensione posteriore monoammortizzatore che dal 1955 sarà sostituita da una più tradizionale coppia di ammortizzatori ai lati della ruota posteriore.
Nel 1954 fu presentata la Spezial Max, versione più potente (2 CV), con un serbatoio più capiente e con freni a tamburo centrale anziché laterali; nel 1955 fu approntata la Max 301 OSB con con cilindrata maggiorata a 297cc e telaio e sospensioni riviste destinata al mercato austriaco; con le stesse modifiche arriverà nel 1956 l’ultima versione della 250 tedesca denominata Supermax che verrà prodotta fino al 1963.
Nell’arco della sua vita la NSU Max 250 ha avuto notevole successo tanto che ne vennero prodotte circa 100.000.
Rispetto alla moto di serie, la Sportmax erogava 29 CV a 9.500 giri/min e aveva una diversa ciclistica ripresa dalla Rennfox 125 Campione del Mondo.
Con questa moto Hermann Paul Muller si aggiudicò il Campionato del Mondo nel 1955 precedendo in classifica Cecil Sandford (Moto Guzzi) e Bill Lomas (MV Agusta); il titolo gli fu assegnato a tavolino in seguito ad una squalifica comminata a Bill Lomas.
Era infatti accaduto che al Gran Premio d’Olanda il vincitore, appunto Bill Lomas, durante una sosta al box per fare rifornimento non aveva spento il motore come richiesto dal regolamento; inizialmente fu retrocesso al secondo posto (provvedimento che non lo avrebbe privato del titolo) ma, a seguito di un ricorso, al termine della stagione la Federazione comminò la squalifica al pilota britannico, assegnando così di fatto il titolo a Muller.
La NSU ha prodotto circa 34 Sportmax; i piloti che la acquistavano avevano la possibilità di acquistare anche un motore di riserva; per anni è stata una delle 250 più competitive tra quelle destinate ai privati tanto che risultò competitiva fino ai primissimi anni ’60.
La NSU Sportmax 250 contribuì a dare slancio alla carriera di due grandi del motociclismo britannico: John Surtees e Mike Hailwood.
Un breve accenno alla vita agonistica del pilota che portò al titolo iridato la NSU Sportmax 250.
La carriera motociclistica di Hermann Paul Müller (Bielefeld, 21 novembre 1909 – Ingolstadt, 30 dicembre 1975) ebbe inizio nel 1929; a partire dal 1937 si dedicò anche alle corse automobilistiche nella categoria Gran Prix ala guida di una Auto Union con la quale nel 1939 conquistò il Gran Premio di Francia.
Alla ripresa delle competizioni, nel secondo dopoguerra, ritornò alle gare alla guida di una DKW conquistando quattro titoli nazionali tedeschi tra il 1947 ed il 1951.
Gareggiò poi nel Motomondiale fino alla fine del 1955, quando conquistò il titolo della 250 pochi mesi prima di compiere 46 anni.