La recente vicenda sull’ipotetico rientro di Lorenzo ed il conseguente licenziamento di Miller ha fatto tornare di attualità i dubbi e le discussioni sulla capacità dei vertici Ducati nella gestione dei piloti.
Non ritornerò sull’argomento di cui si è parlato a sufficienza nelle varie sedi, ma vorrei ricordare sinteticamente i precedenti più clamorosi:
- Nel 2004 Bayliss fu estromesso dal Team della MotoGP per scarso rendimento nonostante lui avesse chiesto di essere affiancato dalla squadra di tecnici con cui aveva partecipato al WSBK nel 2001 e nel 2002; nel 2006, con la sua estemporanea e clamorosamente vincente partecipazione al GP di Valencia, dimostrò cosa avrebbe potuto fare con la collaborazione di quel gruppo di tecnici;
- Nel 2009 non dettero il giusto supporto morale a Casey Stoner che si assentò per alcuni GP causa la sua intolleranza al lattosio; due anni dopo Stoner si laureava nuovamente Campione del Mondo ma questa volta in sella ad una Honda. Stoner in seguito tornò alla Ducati come collaudatore, ma uscì di nuovo quando capì che i tecnici snobbavano i suoi feedback.
- Nel 2014 Cal Crutchlow lasciò la Ducati prima ancora di aver completato il primo di due anni di contratto. Deluso dalla moto o dalla gestione?
- E arriviamo al 2018 quando il top management dell’azienda ha deciso di lasciare andare Jorge Lorenzo, uno dei piloti più talentuosi di questa epoca, proprio quando lo spagnolo stava concretizzando il suo apprendistato con dei risultati consistenti. Vien da chiedersi se oggi Lorenzo fosse in sella a una GP19, Marquez avrebbe un vantaggio di 58 punti in campionato?
- E già nel corso di quest’anno si era verificata la rottura con Alvaro Bautista.
- E non dimentichiamo il trattamento riservato a Capirossi e Melandri e la tormentata trattativa per il rinnovo di Dovizioso.
In precedenza anche la Honda aveva questo atteggiamento con i piloti. Poi nel 2004 Valentino Rossi dimostrò che nel motociclismo il valore del pilota vale almeno il 50% di quello del mezzo meccanico. E oggi la Honda, che ha forse imparato la lezione, dichiara di volersi tenere ben stretto Marquez.
Per rendere il massimo il pilota deve sentirsi amato dalle persone che lo circondano, i suoi meccanici e il management, deve sapere che faranno qualsiasi cosa per lui, costruendo così una rapporto di lealtà che lo incoraggerà a spingere al limite ogni volta che gareggia, non solo per la propria gloria, ma anche per quella del marchio che lui rappresenta.
Non appena questo legame si indebolisce, il pilota perde questa spinta emotiva.
Per queste considerazioni il comportamento della direzione Ducati sembra quantomeno particolare; probabilmente la Ducati ha bisogno di una nuova gestione delle risorse umane.