Tutti sanno dei successi che la Ducati sta ottenendo nel corso della sua partecipazione alla MotoGP sin dagli inizi nel 2003, molti sono coloro che ancora ricordano le imprese delle 125 trialbero desmo di Taglioni alla fine degli anni ’50, qualcuno forse ricorda anche quel podio conquistato da Spaggiari al Nazioni del 1972 con la Ducati 500 bicilindrica.
Ma probabilmente sono pochissimi coloro che ricordano i (pochi) punti iridati conquistati dalla Ducati in quelle che una volta erano conosciute come le “classi intermedie”: la 250 e la 350.
A portare a Borgo Panigale i primi punti iridati nella classe 250 fu Mike Hailwood che nel 1960 portò al 4° posto al GP del Belgio ed al GP dell’Ulster quella Ducati 250 bicilindrica che Taglioni realizzò per Mike su precisa richiesta del padre del Campione inglese derivandola dalla 175 destinata a partecipare al Motogiro del 1957. Alcune fonti riportano anche di un quinto posto al GP d’Olanda (25 giugno) ma è probabile che sia un errore perché quell’anno Hailwood disponeva anche di una Mondial 250 ed è con questa che probabilmente arrivò quinto ad Assen.
Ma vogliamo ricordare anche i punti conquistati con le monocilindriche di cui non si deve dimenticare che, se pur se profondamente elaborate, erano pur sempre basate sul prodotto di serie: nel 1962, il pilota irlandese Campbell Donaghy al Gran Premio dell’Ulster con una Ducati 250 F3 portava alla casa di Borgo Panigale i primi punti iridati per una monocilindrica di Taglioni conquistando il 5° posto alle spalle dei tre piloti ufficiali Honda – Robb, Redman e Taveri – e alla Guzzi di Arthur Wheeler. Nel 1964 gli sconosciuti piloti statunitensi George Rockett e Douglas Brown alla guida delle loro 250 F3 ottennero rispettivamente il 4° ed il 6° posto al GP USA svoltosi nel 1964 a Daytona.
Salendo di cilindrata, alla classe 350, ricordiamo il quinto posto di Spaggiari al Gran Premio delle Nazioni del 1968 vinto dalla “solita” accoppiata Agostini/MV davanti alle Benelli di Pasolini e Grassetti e alla abbinata cecoslovacca Bohumil Stasa/CZ; l’anno dopo Spaggiari si ripeterà piazzandosi al sesto posto .
Ma le monocilindriche Ducati seppero distinguersi anche in altre manifestazioni di livello internazionale come nelle gare della Mototemporada Romagnola, specialmente con Spaggiari, o alla 24 ore del Montjuich dove ricordiamo, tra le altre, le vittorie di Fargas-Rippa nel 1962 e di Spaggiari-Mandolini nel 1964.
Meritano di essere citate anche le meno note affermazioni al Tourist Trophy di Mike Rogers che nel 1969 si affermò nella categoria Sport Production 250 e di Charles Mortimer che nel 1970 vinse la gara per moto di serie con una 250 Mark3 Desmo alla media di 136,60.
Rimanendo nell’ambito delle gloriose monocilindriche Ducati, vogliamo qui ricordare anche la 450 con la quale Spaggiari partecipò alle gare riservate alla classe 500: nel 1969 e nel 1970 vennero approntate due moto derivate dalla 450 Desmo di serie; il primo anno la moto aveva carter specifici fusi in terra, l’anno successivo verrà derivata più strettamente dalla moto di serie. Dovendo misurarsi con le poderose pluricilindriche dell’epoca Spaggiari si limitò a portarle in gara sui circuiti cittadini del Campionato Italiano e della Mototemporada Romagnola le cui caratteristiche potevano esaltare le doti di agilità della monocilindrica e nel contempo erano eventi comunque prestigiosi perché vedevano la partecipazione dei grandi dell’epoca: Agostini, Hailwood, Pasolini, Read e altri. Non erano previste partecipazioni ai GP per ovvi limiti di competitività.
Nel 1970, alla Conchiglia d’oro Shell di Imola, Spaggiari portò in pista un 450 derivato dallo Scrambler modificato con un assetto di guida più pistaiolo, forse per dimostrare la bontà della ciclistica e l’ecletticità della moto. Si piazzò terzo in mezzo ad un folto gruppo di maxi: 1° fu Giuliano su Norton 750; 2° Vinci su Triumph 750.
Una breve storia dei monocilindrici 250/350 da competizione
Nel 1961 nasce la 250 per la categoria Formula3, prima mono “carter stretti” da 250 cc (Alxcorsa = 74 x 57,8), una moto da competizione destinata ai privati (32CV a 9000 g/min, 4 marce) seguita dalla Diana 250, versione più potente della 250 Monza destinata ai clienti più sportivi (24CV) che poteva essere acquistata con un kit di elaborazione costituito da pistone, carburatore e scarico.
Nel 1963 viene approntata la Mark III SS per gli USA, da cui deriverà la Mach 1 stradale.
Dal Mach 1 di serie deriveranno, nel 1965, la Mach 1/S e le 250/350 SC (Sport Corsa) che invece avevano carter più lunghi sabbiati, telaio doppia culla e cambio a 5 rapporti mentre la veste estetica si rifaceva sempre al Mach 1.
Nel 1966 Farnè portava al debutto la prima 250 Desmo, derivata da una SC.
A questo punto inizia la storia dei “carter larghi” con Gallina che nel 1967 a Modena porta al debutto il prototipo della 350 SC Desmo strettamente derivata dalla serie; a questo prototipo saranno ispirate le Ducati monocilindriche da corsa 250 e 350 derivate dalla serie Ducati Mark 3, nel periodo che va tra il 1967 e il 1969.