Nel 1972 Checco Costa, sulla scia del successo delle gare americane riservate alle maximoto tanto in auge all’epoca, organizzò una gara per moto derivate dalla serie: la 200 Miglia di Imola, ovvero una gara in cui si dovevano percorrere circa 320 Km tutti d’un fiato.
La gara veniva perciò presentata dai media come la “Daytona d’Europa” con riferimento alla prestigiosa 200 Miglia di Daytona.
Forse in quel momento si accendeva la scintilla che avrebbe portato, anni dopo, alla nascita del Campionato Mondiale Superbike.
Nella lista degli iscritti erano presenti le più importanti case costruttrici europee: Moto Guzzi, Triumph, Norton, BMW.
Anche i piloti erano tutti di rango internazionale: Brambilla, Brettoni, John Cooper, Helmuth Dähne, Jack Findlay, Gallina, Ron Grant, Tony Jeffries, Mandracci, Ray Pickrell, Phil Read, Percy Tait, Walter Villa, Peter Williams. Dagli Stati Uniti arrivava il vincitore di Daytona, l’americano Don Emde, con una Norton Gus Kuhn.
Vista la presenza della Moto Guzzi, anche Ducati ed MV Agusta vollero essere presenti. Per la prima volta dallo storico ritiro alla fine del 1957 di Gilera, Guzzi e Mondial tre squadre ufficiali italiane si sarebbero affrontate in una competizione internazionale.
Ma, mentre Moto Guzzi e l’incognita Ducati potevano contare su mezzi competitivi, la stessa cosa non poteva dirsi della MV il cui progetto risaliva alla metà degli anni ’60 essendo derivata dalla 600 del 1967 le cui origini motoristiche risalivano alla 500 da Gran Premio dei primi anni ’60.
Nonostante questi handicap il conte Agusta, su insistenza di Checco Costa che voleva assicurarsi una massiccia presenza di pubblico attraverso il richiamo di un marchio mitico come quello di Cascina Costa, decise sportivamente di partecipare. E così, appena un mese prima della gara, furono approntate due moto per Agostini e Pagani, ma poi si preferì concentrarsi sulla sola moto di Agostini.
Degli aspetti tecnici di questa moto abbiamo parlato nell’articolo Agostini e la MV Agusta 750 Imola.
Anche le moto della Ducati furono approntate in pochissimo tempo sulla base di alcuni esemplari prelevati dalla catena di montaggio, praticamente delle 750 Sport dotate di testate desmodromiche.
Nel mese di Marzo Taglioni si era recato a Daytona per studiare gli avversari che avrebbe affrontato ad Imola. Furono prelevati dalla catena di produzione 10 esemplari della 750. La differenza più sostanziale era rappresentata dalla distribuzione desmodromica mentre dimensioni ed angolo delle valvole erano quelli di serie. Fu adottato un albero a camme spinto, poi battezzato Imola, carburatori dell’Orto 40 PHM, doppia accensione; il motore così preparato erogava 84 CV a 8800 giri. Il cambio a 5 marce e la frizione in bagno d’olio erano derivati strettamente dalla serie. Stranamente gli scarichi erano disposti asimmetricamente: lo scarico destro era basso mentre quello sinistro era rialzato. Il telaio era anch’esso strettamente di serie tant’è che manteneva gli attacchi del cavalletto centrale; la forcella era a perno avanzato, la ruota anteriore aveva diametro ridotto da 19” a 18 “. Il peso risultante era di 178 Kg.
La livrea, ripresa dalla 500 GP, era ispirata a quella color argento delle GP anni ’50 ma, come quella della 500, il colore diventò lucido con l’aggiunta di una speciale polvere di alluminio mentre per il telaio fu adottato un colore verde normalmente utilizzato per i motori marini. Il serbatoio aveva una caratteristica striscia trasparente laterale per controllare velocemente il livello del carburante vista la lunghezza della gara.
La guida delle moto venne offerta a Saarinen, Sheene, Pasolini e Grant che però rifiutarono. La Ducati aveva in casa il 39enne Bruno Spaggiari, fedele pilota Ducati sin dagli anni ’50; affidò una moto a lui, una a Ermanno Giuliano, anche lui già pilota Ducati ed una ad Alan Dunscombe, pilota proposto dall’importatore inglese Vic Camp ed infine ingaggiò Paul Smart con l’intermediazione della moglie, sorella di Barry Sheene.
Il prototipo, ancora con la livrea della 750 Sport, fu provato a Modena già nel mese di Marzo. Successivamente, nel mese di Aprile fu deliberata da Spaggiari la versione definitiva; in quella stessa occasione Smart eguagliò il record di Agostini con la MV 500.
Alle moto iscritte alla gara furono assegnati i numeri 9, 16, 39 e 45 rispettivamente per Spaggiari, Smart, Dunscombe e Giuliano per i quali furono spedite ad Imola 7 moto.
Le prove andarono molto bene per le Ducati; Smart e Spaggiari fecero segnare quasi tutti i tempi migliori.
Il giorno della gara, si radunò una folla incredibile.
La pista di Imola era ancora nella versione senza varianti, un bellissimo circuito che si snodava lungo le colline che circondano la città di Imola.
La 200 miglia si disputava su 62 giri, la partenza era da fermi, con il motore acceso ed era prevista la fermata ai box durante la corsa per il rifornimento.
La gara si rivelerà un trionfo per la Ducati con Smart (era il giorno del suo compleanno essendo nato il 23 aprile 1943) e Spaggiari che conclusero nell’ordine lottando per la vittoria fin quasi al traguardo. In realtà Spaggiari era in testa a tre curve dalla fine ma subito dopo le Acque Minerali, arrivato in prossimità della Rivazza, la moto incominciò a perdere colpi per scarsità di benzina e Smart lo superò sul filo di lana. Terzo si classificò Walter Villa su Triumph mentre Agostini, dopo una sfuriata iniziale, durata appena 4 giri, fu superato dalla coppia di ducatisti, incominciò gradualmente a perdere terreno finché al 40° giro, quando era in fase di rimonta e si era portato a soli 7 secondi dalla testa della gara, la moto incominciò a fumare costringendolo al ritiro due giri dopo.
Le Ducati fecero un solo rifornimento che effettuarono quasi in contemporanea. Andò male qualcosa durante il rifornimento di Spaggiari? Qualcuno, malignamente, ipotizzò che la Ducati, essendo interessata al mercato inglese, volle “favorire” il britannico Smart.
Agostini si dovette accontentare del miglior giro in gara con il tempo di 1’ 52” 1, migliore di più di 2 secondi della pole position.
Giornata felice per il vincitore che, oltre al suo compleanno, festeggiò la vittoria con un premio da 7 milioni (di lire) ed ottenne in regalo la moto con cui aveva trionfato.
A presto la seconda parte dell’avventura Ducati alla 200 Miglia di Imola.
Agostini si abbandonò ad un amaro sfogo “C’erano ancora molti giri da compiere e più di una probabilità per recuperare. Non so proprio se fossi riuscito a farcela, però avevo realizzato il giro record come i miei due antagonisti e sette secondi sono una inezia nel contesto di una maratona del genere. Chissà..!”
Enzo Ferrari volle complimentarsi con la casa di Borgo Panigale per il prestigioso successo.
Nel 1973 la gara viene divisa in due manche da 32 giri ciascuna; si assisterà al trionfo di Jarno Saarinen, primo pilota a vincere nello stesso anno sia a Daytona che ad Imola, con la agile e leggera Yamaha TZ 350; Spaggiari arriverà ancora una volta secondo con la Ducati dotata di un motore a corsa corta; è la gara che segna il canto del cigno delle F750 4 tempi.
Nel 1974 è la volta di Agostini che, in sella alla Yamaha TZ 700, bissa l’impresa di Saarinen precedendo Roberts e Lansivuori; questa gara resterà famosa perché Roberts porta per la prima volta in gara gli pneumatici slick.
Nel 1975 la vittoria va a Cecotto, che si ripeterà nel 1978 e nel 1980.
Sopra, nell’ordine: Saarinen (5), Agostini (10), Cecotto (7), Roberts (2)
Per completezza riportiamo l’albo d’oro della 200 miglia di imola:
- 1972 Paul Smart (Ducati 750)
- 1973 Jarno Saarinen (Yamaha TZ 350)
- 1974 Giacomo Agostini (Yamaha TZ 700)
- 1975 Johnny Cecotto (Yamaha TZ 750)
- 1976 Steve Baker (Yamaha TZ 750)
- 1977 Kenny Roberts (Yamaha 750)
- 1978 Johnny Cecotto (Yamaha TZ 750)
- 1979 NON DISPUTATA
- 1980 Johnny Cecotto (Yamaha TZ 750
- 1981 Marco Lucchinelli (Suzuki 500)
- 1982 Graeme Crosby (Yamaha 500)
- 1983 Kenny Roberts (Yamaha 500)
- 1984 Kenny Roberts (Yamaha 500); ritiratosi ufficialmente l’anno prima, Roberts decide di disputare le 200 Miglia di Daytona ed Imola e la 8 ore di Suzuka; vincerà entrambe le 200 Miglia eguagliando il record di Cecotto di 3 vittorie ad Imola
- 1985 Eddie Lawson (Yamaha 500)
- 1986 Marco Lucchinelli (Ducati TT1); questa edizione si disputò “stranamente” sul circuito di Misano.
Visto il successo del 1972 e la risonanza mondiale, la Ducati deciderà di mettere in produzione una replica della 750 vincitrice ad Imola, la 750 SS (nota con l’appellativo di “Imola”) che purtroppo verrà messa in vendita solo nel 1974 e non sarà derivata dal modello corsa corta del 1973. E’ questa la prima Ducati bicilindrica a V90° dotata di distribuzione desmodromica e l’unica con i “carter tondi”.