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Capitolo 5: La saga dei piloti-costruttori in Formula1, le monoposto di Amon e di Merzario e della Embassy-Hill
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Capitolo 5: La saga dei piloti-costruttori in Formula1, le monoposto di Amon e di Merzario e della Embassy-Hill

Luglio 24th, 2019 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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In questo quinto capitolo abbiamo raggruppato le storie dei team di tre piloti-costruttori la cui frequentazione del campionato del Mondo di Formula 1 è stata molto limitata nel tempo e con ben scarsi risultati.

Nelle prime quattro puntate vi abbiamo parlato della Brabham,  della McLaren,  della Eagle e della Surtees ; in  questa quinta vi parleremo dei team di Chris Amon, Arturo Merzario e Graham Hill.

La AMON AF101

Chris Amon, a cui abbiamo dedicato un intero capitolo, non avendo ricevuto nessun ingaggio  in vista della stagione ’74 decise di fondare un suo team, il Chris Amon Racing, con l’appoggio dell’uomo d’affari John Dalton.

Il progetto della vettura fu affidato a Gordon Fowell che progettò una monoposto con molte soluzioni originali, forse troppe: sospensioni con barre di torsione, serbatoio centrale situato tra il posto di guida ed il motore, posizione di guida avanzata, freni entrobordo e una sofisticata aerodinamica con un’ala che si alzava sopra il muso a cuneo. Il motore era il solito Cosworth.

Purtroppo la monoposto si rivelò particolarmente fragile, i risultati furono alquanto deludenti tanto che Amon, unico pilota del team, finì la stagione alla guida di una obsoleta BRM, con la quale ottenne un misero 9° posto negli Stati Uniti. Con la monoposto che portava il suo nome, la Amon AF 101, Chris riuscì a qualificarsi solo al Gran Premio di Spagna dove poi sarà costretto al ritiro per problemi ai freni. Cercò vanamente di qualificarsi in altre 3 occasioni.

Nella breve permanenza della sua scuderia nei ranghi della Formula1, Amon fu l’unica guida affiancato solo al Gran Premio di Germania da Larry Perkins.

Alla fine dell’anno gli scarsi risultati e le ridotte disponibilità finanziarie decretarono il ritiro dalle competizioni.

Il Team MERZARIO

Arturo Merzario è stato più che altro uno specialista delle ruote coperte; nel 1968 vinse il Campionato Italiano della Montagna alla guida di una Abarth 1000SP;  trionfò al Circuito (stradale) del Mugello con una Abarth 2000 nel 1969 e nel 1970; si aggiudicò la Targa Florio nel 1972 con la Ferrari 312 PB in coppia con Munari e nel 1975 con l’Alfa Romeo 33 TT12 in coppia con Vaccarella; ancora nel 1972 si laureò Campione Europeo Sport con la Osella-Abarth 2000.

Ma seppe distinguersi anche alla guida delle monoposto della massima formula; molti lo ricordano per essere stato lui ad estrarre Niki Lauda dalla monoposto in fiamme conseguenza dell’uscita di strada dell’austriaco sul circuito del Nurburgring nel 1976.

Nel 1972 debuttò in Formula1 con la Ferrari al Gran Premio di Gran Bretagna dove conquistò un ottimo sesto posto e gli venne assegnato il premio della combattività dai giornalisti specializzati.

Dopo un 1973 con qualche modesto piazzamento, nel 1974 la Ferrari gli offrì un ingaggio part-time che Arturo rifiutò e accettò l’ingaggio della Iso-Williams dove rimase fino alla metà del 1975, quando abbandonò il team per divergenze col manager; riuscì poi ad ottenere il volante di una Copersucar-Fittipaldi per il Gran Premio d’Italia.

Nel 1976 gareggiò in Formula 1 con una March privata gestita dall’Ovoro Team March.

Nel 1977 fondò un proprio team per partecipare al mondiale di Formula 1 con una March 761B privata. Per il Gran Premio d’Austria la Shadow sospese Patrese per il mancato arrivo dei fondi promessi dal finanziere italiano Franco Ambrosio coinvolto in vicende giudiziarie; il pilota padovano venne sostituito momentaneamente da Merzario che poi ritornò alla guida della sua March.

Per il 1978 tentò la strada del costruttore di Formula1; per la costruzione della sua monoposto, la Merzario A1 dotata del classico motore Ford Cosworth, si affidò alla factory svizzera di Guglielmo Bellasi.

Purtroppo dopo i primi Gran Premi venne a mancare il supporto finanziario  di uno sponsor e pertanto incontrò grosse difficoltà spesso non riuscendo neanche a guadagnare un posto in griglia; Arturo con la sua rossa A1 riuscì a passare sotto la bandiera a scacchi solo in occasione del Gran Premio di Svezia finendo sedicesimo ma non fu comunque classificato perché finì ad 8 giri dal vincitore.

Al Gran Premio d’Austria debuttò la prima evoluzione della monoposto, la A1b, mentre al Gran Premio d’Italia, grazie al supporto della rivista Autosprint riuscì a schierare una seconda monoposto per Alberto Colombo che comunque non riuscì a venir fuori dalle pre qualifiche.

Nonostante nel 1979 avesse schierato ulteriori evoluzioni della monoposto, la A2 e la A3, ma il risultato non cambiò; allora Merzario giocò l’estrema carta di rilevare il materiale della scuderia dell’ex pilota tedesco Willi Kauhsen, compresa la monoposto WK004 che Merzario ribattezzò A4.

Al Gran premio d’Italia del 1979 Merzario si schierò al via con una singolare sponsorizzazione: l’agenzia di pompe funebri “La Varesina Sofar”.

Per il 1980 Merzario pensava di schierare un nuovo modello ma il progetto non andò in porto.

La A4 venne declassata in Formula2 e ribattezzata M1; con questa monoposto  Arturo disputò il Campionato Europeo nel 1981 e nel 1982. Il team partecipò anche al Campionato Italiano di Formula3 ma ancora una volta le scarse risorse finanziarie impedirono il raggiungimento di risultati soddisfacenti pertanto a metà stagione 1984 il team fu ritirato definitivamente dalle competizioni.

La carriera di pilota invece si prolungò fino agli anni 2000 nelle più svariate categorie.

In sintesi Merzario, pur mostrando brillanti doti di guida, ha partecipato al Mondiale di Formula 1 dal 1972 al 1979 con risultati modesti dovuti prevalentemente alla scarsa competitività delle monoposto che ebbe a disposizione, Ferrari compresa.

La EMBASSY-HILL

Di Graham Hill e della sua scuderia vi abbiamo già parlato in due capitoli, rispettivamente in Graham e Damon Hill: padre e figlio Campioni del Mondo di Formula 1 e 29 novembre 1975, la tragedia del Team Embassy-Hill perciò in questa sede ci limiteremo a darvi solo qualche maggior dettaglio sulla storia della scuderia, storia che si sviluppò nell’arco di soli tre anni a causa della tragedia che la colpì quando forse stava per concretizzare.

Il team fu fondato nel 1973 da Graham Hill con il sostegno finanziario della Embassy di Imperial Tobacco; l’azienda era suddivisa in due rami, la Embassy Hill che si interessava della parte tecnica e la  Embassy Racing destinata a gestire le vetture in gara.

Inizialmente si iscrisse al Mondiale di Formula1 utilizzando una Shadow DN1 affidata al solo titolare Graham Hill ma i risultati furono alquanto scarsi pertanto per il 1974 il team, che aveva cambiato denominazione in  Embassy Racing with Graham Hill,  decise di orientarsi verso una nuova monoposto derivandola dalla Lola T370 di Formula 5000 su cui venne montato un classico motore Cosworth. A Graham Hill fu affiancato Guy Edwards, sostituito  poi da  Rolf Stommelen e, in una sola occasione, da Peter Gethin.

Con Graham Hill alla guida questa monoposto ottenne un punto con il 6° posto al Gran Premio di Svezia, punto che fu assegnato alla Lola in qualità di costruttore del telaio.

Nel 1975 il team riparte con la Lola T370 ma le modifiche apportate ne giustificheranno il cambiamento della denominazione in Hill GH1 segnando così il debutto del team come costruttore.

I piloti titolari erano Graham Hill e Rolf Stommelen cui si aggiunsero in un paio di occasioni Francois Migault e Vern Schuppan. Ma poi nel corso della stagione lo schieramento cambiò perché al Gran Premio di Monaco proprio Graham Hill, ormai 46enne, non riuscì a qualificarsi (lui che nel circuito cittadino aveva vinto ben 5 volte) e prese perciò la decisione di ritirarsi dallo sport attivo per concentrarsi sulla gestione della squadra mentre Rolf Stommelen venne sostituito con Tony Brise, un pupillo di Hill; proprio con Brise la scuderia riuscì ad ottenere i suoi primi punti iridati al Gran Premio di Svezia. In seguito al team si aggiunse per 4 Gran Premi Alan Jones che a sua volta conquistò un promettente quinto posto al Gran Premio di Germania sul difficilissimo circuito del Nurburgring.

L’incidente aereo in cui morirono Graham Hill, Tony Brise e alcuni elementi del team determinò la chiusura della scuderia.

Nei tre anni di partecipazione al mondiale la Embassy Hill ha utilizzato sempre motori Ford Cosworth.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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