Siamo giunti al terzo capitolo della storia di quei piloti che nell’arco di poco più di un decennio si “riconvertirono” in team manager prima e costruttori poi, svolgendo spesso in contemporanea sia l’attività di pilota che quella di costruttore.
Vi ricordiamo i loro nomi: Brabham, McLaren, Eagle (Gurney), Surtees, Embassy-Hill, Amon, Merzario, unitamente a quelli di Enzo Ferrari e Vincenzo Lancia che li precedettero in questa impresa in epoche più remote.
Nelle prime due puntate vi abbiamo parlato della Brabham e della McLaren, in questa terza puntata vi raccontiamo la storia della Eagle fondata dal pilota statunitense Dan Gurney.
La Eagle non ha certamente rappresentato una pietra miliare nella storia della Formula 1 eppure, anche se la sua presenza ha coperto un ristretto arco di tempo, si è resa comunque protagonista; molti appassionati, infatti, la ricordano perché, pur nella sua breve carriera, riuscì ad ottenere una vittoria e perché viene ancora oggi ritenuta come una delle più belle, se non la più bella, monoposto di Formula 1 di tutti i tempi.
Dan Gurney (Port Jefferson, 13 aprile 1931 – Newport Beach, 14 gennaio 2018) è stato un pilota statunitense che ha partecipato ai principali campionati americani quali Champ Car, Cart, Nascar, CanAm e ad alcune competizioni internazionali, non ultime la Formula1 e la 24 ore di Le Mans che vinse nel 1967 in coppia con A.J. Foyt alla guida della Ford GT40 Mk IV. In quella occasione Gurney iniziò la tradizione di festeggiare la vittoria con lo champagne.
Il suo debutto in Formula1 avvenne nel 1959 quando si schierò con una Ferrari 246 ufficiale alla partenza del Gran Premio di Francia sul circuito di Reims. Si qualificò 12° ma fu poi costretto al ritiro in gara. Al suo secondo Gran Premio, in Germania sul circuito dell’Avus, ottenne un prestigioso secondo posto. L’anno successivo passò alla BRM senza ottenere risultati di rilievo; nel 1961 fu ingaggiato dalla Porsche e ritornarono le buone prestazioni tanto che fu confermato anche per il 1962 quando ottenne il suo primo successo in Formula 1 vincendo il Gran Premio di Francia.
Dopo l’esperienza con la Porsche, nel 1963 passò alla Brabham dove rimase per tre anni; con la monoposto anglo-australiana nel 1964 ottenne due vittorie, in Francia e in Messico.
A questo punto si innesta la storia della Eagle di cui parleremo più dettagliatamente nel seguito.
Alla fine del 1965 Gurney costituì il proprio team di Formula1 riuscendo a debuttare già nel 1966 con una propria monoposto motorizzata Coventry-Climax.
I deludenti risultati, dovuti principalmente alla scarsa competitività del motore, indusse il pilota americano a sostituirlo con un V12 da lui stesso commissionato alla Weslake con il quale riuscì a trionfare nel Gran Premio del Belgio del 1967, vittoria che purtroppo si rivelò un fatto episodico. Durante il 1968, stante la scarsa competitività della sua Eagle, Gurney passò prima ad una McLaren e poi ad una Brabham ma senza ottenerne benefici.
Decise perciò di ritirarsi dalla Formula1 per dedicarsi alle gare americane salvo un ripensamento nel 1970, quando disputò tre Gran Premi alla guida di una McLaren; alla fine dell’anno annuncerà il suo definitivo ritiro dalla Formula1.
In sintesi nella sua carriera Gurney ha vinto 4 Gran Premi iridati: Francia (1962 e 1964), Messico (1964), Belgio (1967) e il suo miglior piazzamento in classifica sono i due quarti posti ottenuti nel 1961 e nel 1965.
La AAR Eagle
Già nel 1962 Gurney aveva deciso di creare una propria scuderia per partecipare alle gare americane. Con il supporto della Goodyear ed in consocietà con Carroll Shelby (noto per essere stato il fondatore della Shelby-American che produceva le favolose Cobra), nel 1964 fondò la AAR (All America Racers) con sede a Santa Ana in California.
Per la progettazione delle vetture venne assunto Len Terry proveniente dalla Lotus. Le auto prodotte e gestite dalla AAR vennero “battezzate” Eagle molto probabilmente in onore del suo paese in quanto l’aquila è il simbolo degli Stati Uniti d’America dal 1782. Nel 1968 una Eagle guidata da Bobby Unser conquistava la prima vittoria della marca alla 500 miglia di Indianapolis, vittoria seguita da altri due successi nella classica americana nel 1973 e 1975.
Per partecipare al Campionato Mondiale di Formula1 venne costituita una emanazione europea della AAR, la Anglo American Racers con sede in Inghilterra.
La monoposto Eagle T1G, motorizzata dall’ormai obsoleto Coventry Climax da 2,7 litri, debuttò al Gran Premio del Belgio 1966 ed ottenne i primi punti iridati al Gran Premio di Francia. Alla fine dell’anno i migliori risultati saranno due quinti posti.
Per il 1967 venne commissionato alla Weslake, la cui factory era praticamente adiacente a quella della AAR, un nuovo motore V12 di cilindrata piena (3000cc) e venne ingaggiato Richie Ginther. Quella fu la migliore annata della Eagle in Formula1, segnata dalla vittoria di Dan Gurney al Gran Premio del Belgio.
La Eagle-Weslake era una monoposto molto bella ed efficiente che utilizzava materiali sofisticati come il titanio ed il magnesio.
Il V12 della Weslake sviluppava circa 400cv di potenza ma purtroppo peccava in affidabilità tanto che Gurney fu costretto a ritirarsi ripetutamente per guai tecnici; bruciante fu il ritiro mentre si trovava in testa al Gran Premio di Germania sul circuito del Nurburgring. Oltre alla vittoria in Belgio, l’unico altro risultato degno di nota fu il 3° posto al GP del Canada.
Nel 1968 Gurney riuscì a rimediare un budget appena sufficiente per disputare 5 Gran Premi; non avendo chiare prospettive per il futuro, dopo il Gran Premio d’Italia fu presa la decisione di ritirarsi dalla Formula 1 rinunciando anche ai due successivi Gran Premi in terra americana dove, in verità, troveremo Al Pease al volante di una vecchia Eagle-Climax in Canadà e lo stesso Gurney che riuscì a procurarsi il volante di una McLaren per disputare gli ultimi due Gran Premi in Canadà e negli Stati Uniti.
Alla fine dell’anno Gurney tornò negli Stati Uniti per concentrarsi sulla Indycar forte dei successi di Bobby Unser che quell’anno si era aggiudicato sia il Campionato che la prestigiosa 500 miglia.
Nel 1969 Al Pease si schierò ancora una volta alla partenza del Gran Premio del Canadà con la sua vecchia Eagle-Climax ma quella sua partecipazione rimarrà nella storia per essere stato l’unico pilota di Formula1 squalificato per eccesso di lentezza.
In totale la Eagle ha partecipato a 25 Gran Premi tra il 1966 ed il 1968; nei tre anni di partecipazione la prima guida fu sempre Dan Gurney che ebbe come team mate nel 1967 Richie Ginther; ma occasionalmente altri piloti sono stati ingaggiati almeno una volta per pilotare una Eagle: l’ex Campione del Mondo Phil Hill, Bob Bondurant, A.J. Foyt, Bruce McLaren, Ludovico Scarfiotti.
Dopo il ritiro dalla F1, Gurney si dedicò esclusivamente al ruolo di costruttore d’auto in qualità di proprietario, presidente e amministratore della AAR dedicandosi alla Champ Car e collaborando con la Toyota per lo sviluppo delle vetture destinate al Campionato IMSA GTP la cui massima espressione fu la AAR Eagle Mk III che dominò la categoria. Per la Le Mans del 2012 la AAR costruì la stravagante Delta Wing motorizzata Nissan.
Al nome di Dan Gurney restano legate alcune curiosità: la “Gurney Bubble” , un rigonfiamento sul tetto della Ford GT40 che i meccanici dovettero realizzare per fare spazio alla testa dell’altissimo pilota americano e il “Flap di Gurney”, una piccola appendice applicata sul bordo d’uscita delle ali, una novità introdotta dallo stesso Gurney che a fronte di un significativo aumento della deportanza comporta una trascurabile resistenza all’avanzamento.
A lui spetta anche la prerogativa di essere stato, in occasione del Gran Premio d’Italia del 1968, il primo pilota della storia ad indossare un casco integrale, prodotto dalla Bell.
E la Weslake? Uscita dalla Formula 1 continuò a sviluppare motori ottenendo un grande successo nello Speedway dove, tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80, fu portata al titolo mondiale dall’inglese Peter Collins e dall’americano Bruce Penhall.