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Capitolo 1: La saga dei piloti-costruttori in Formula 1, Jack Brabham
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Capitolo 1: La saga dei piloti-costruttori in Formula 1, Jack Brabham

Luglio 20th, 2019 Fabio Avossa Piloti, storie e glorie

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Nell’arco di poco più di un decennio alcuni piloti di Formula1, forse per vocazione o forse perché non riuscivano ad ottenere un buon volante oppure per soddisfare il desiderio di veder realizzata una monoposto secondo le proprie idee, si “riconvertirono” in team manager prima e costruttori poi, svolgendo spesso in contemporanea sia l’attività di pilota che quella di costruttore.

Ovviamente erano tempi in cui la tecnica delle monoposto non era così sofisticata come quella attuale ed era sufficiente procurarsi un buon motore dedicandosi  solo alla parte telaistica; sicuramente la disponibilità del mitico Ford Cosworth DFV favorì queste iniziative o forse nacque proprio per favorirle.

In qualche caso – Surtees e McLaren – dettero il proprio contributo già in fase di progettazione, ma in tutti i casi seppero dare il proprio prezioso apporto nelle fasi di collaudo e sviluppo.

Il caso più emblematico è sicuramente quello di Jack Brabham che riuscì addirittura a laurearsi campione del mondo alla guida di una monoposto che portava il suo nome. Altri due, McLaren e Gurney, riuscirono a vincere un Gran Premio con una monoposto costruita dalla loro factory, impresa che invece non riuscì agli altri.

Vi ricordiamo i loro nomi, in ordine strettamente cronologico rispetto alla data di fondazione: Brabham, McLaren, Eagle (Gurney), Surtees, Embassy-Hill, Amon, Merzario.

Non abbiamo compreso in questo racconto la storia della Copersucar-Fittipaldi in quanto il nome dei fratelli brasiliani fu utilizzato per dare lustro alla nascita di questo nuovo team; infatti Emerson fu lautamente pagato per guidare la monoposto che portava il suo nome.

Ci preme però qui ricordare due illustri precedenti: Vincenzo Lancia ed Enzo Ferrari.

In questa prima puntata vi raccontiamo la storia della Brabham

La Brabham MRD (Motor Racing Development) fu fondata nel 1962, da Jack Brabham e dal tecnico Ron Tauranac (Gillingham, 13 gennaio 1925); quest’ultimo, dopo la cessione della Brabham a Bernie Ecclestone, fondò poi la RALT.

Parallelamente il pilota australiano costituì il team Brabham Racing Organisation mirato alla gestione sportiva delle monoposto di Formula 1 costruite dalla MRD.

La factory non si limitò a costruire vetture per il proprio team ma allestì anche vetture biposto e monoposto (anche per la 500miglia di Indianapolis) da vendere ad altre scuderie o a privati; in tal modo riuscì a finanziare la propria attività sportiva prima dell’avvento degli sponsor.

Le vetture venivano identificate con la sigla BT (dalle iniziali dei cognomi dei due soci fondatori) seguita da un numero progressivo.

La Brabham ha partecipato al campionato del Mondo di Formula 1 fino al 1992.

Jack Brabham (Hurstville, 2 aprile 1926 – Gold Coast, 19 maggio 2014) è stato tre volte Campione del Mondo di Formula 1, nel biennio 1959/60 con la Cooper e nel 1966 proprio con una monoposto che portava il suo nome. Il pilota australiano sarà alla guida delle sue monoposto fino a tutto il 1970 anno in cui annunciò il ritiro e cedette la scuderia al socio Tauranac.

La sua attività agonistica era iniziata nel 1948; avendo ottenuto un discreto successo nelle gare australiane si trasferì in Inghilterra nel 1955, anno in cui debuttò anche in Formula1.

Poi, nel 1962, forte dei suoi studi tecnici e delle esperienze pratiche come meccanico, fondò la MRD.

Nella sua carriera ha vinto 14 Gran Premi.

La Brabham ha partecipato a tutti i Campionati di Formula 1 dall’anno della sua fondazione fino al 1992, con la sola eccezione del 1988 quando non riuscì ad ottenere da nessun costruttore la fornitura dei motori.

Il team ha conquistato quattro titoli iridati: come abbiamo visto nelle note introduttive fu proprio Brabham che nel 1966 riuscì a regalare al suo team il primo titolo mondiale piloti, titolo replicato da Denny Hulme l’anno successivo; altri due titoli arriveranno nel 1981 e nel 1983 per merito di Nelson Piquet quando la scuderia era stata ceduta, già dal 1972, a Bernie Ecclestone.

Quando, tra il 1961 ed il 1965, vigeva la formula dei motori da 1500cc vennero adottati i motori V8 della Coventry Climax poi, con l’avvento della regolamento che prevedeva motori da 3000cc, non essendoci ancora motori disponibili sul mercato, venne adottato un motore fornito dall’australiana REPCO i cui tecnici realizzarono un V8 monoalbero da 300CV partendo dal monoblocco in allumino di un motore di serie della Oldsmobile; poi, alla fine del 1968, la Brabham passò  al “canonico” Cosworth DFV.

Nel corso degli anni il team avrà diversi fornitori di motori: Alfa Romeo (1975/1979), Cosworth (1980/81), BMW turbo (1982/1988), Judd (1989/1990), Yamaha (1991) e infine nuovamente il Judd nel 1992. A proposito di motori ci sembra giusta questa sede per ricordare che la factory motoristica Judd fu fondata dallo stesso Jack Brabham,  insieme a John Judd, nel 1971.

Il debutto della Brabham avvenne al Gran Premio di Germania del 1962 sul circuito del Nurburgring; Jack alla guida della BT3 fu costretto al ritiro.

La prima vittoria arrivò nel 1964, al Gran Premio di Francia, ad opera dell’americano Dan Gurney alla guida della BT7.

Nel corso della sua partecipazione al Mondiale di Formula 1 il team ha disputato 394 Gran premi vincendone 35; nelle sue file hanno militato, oltre ai già citati Gurney, Hulme e Piquet, gli italiani Patrese, De Angelis, De Cesaris e Modena, ma anche Rindt, Ickx, Graham Hill, Reutemann, Fittipaldi, Pace, Watson, Lauda, e ancora l’americano Ricky Mears, Stommelen, Surer, Warwick, Brundle e altri.

Come curiosità ricordiamo la partecipazione ad alcuni GP del 1990 di David Brabham, figlio del fondatore, e nel 1992 della nostra Giovanna Amati.

Inizialmente le vetture avevano soluzioni tecniche molto tradizionali, ma nel tempo la Brabham seppe esprimere anche uno spirito innovativo, dovuto principalmente all’avvento del progettista Gordon Murray; ricordiamo il famigerato “ventilatore” montato sul retro della BT46B al Gran Premio di Svezia del 1978, finalizzato a creare un “effetto Venturi” sotto la vettura, poi vietato,  e la BT55 del 1986 molto bassa, soprannominata perciò “sogliola”,  tanto da costringere il pilota in una posizione quasi sdraiata e la BMW a realizzare il motore con la bancata inclinata di 70° su un fianco.

A partire dalla seconda metà degli anni ’80 la scuderia incominciò a patire gravi problemi finanziari fino alla chiusura definitiva avvenuta nel 1992.

Nel 1988 Bernie Ecclestone cedette il team prima all’Alfa Romeo poi allo svizzero Luhti che a metà stagione venne arrestato per frode fiscale; a questi subentrò il gruppo giapponese Middlebrige.

L’ultimo Gran Premio disputato dalla Brabham risale al GP d’Ungheria 1992, con al volante della BT60B il solo Damon Hill.

In seguito ci sono state diverse iniziative di imprenditori interessati a riportare il marchio Brabham in pista, ma a tutt’oggi nessun di questi progetti si è concretizzato.

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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