Il Brasile vanta una ricca tradizione in tema di piloti di Formula 1; oltre ai tre Campioni del Mondo, Emerson Fittipaldi, Nelson Piquet e Ayrton Senna, ricordiamo gli ottimi Carlos Pace, Rubens Barrichello e Felipe Massa senza dimenticare Boesel, Da Matta, Christian e Wilson Fittipaldi, Gugelmin, Moreno, Nasr, Serra, Zonta e altri.
Le punte di diamante sono rappresentate ovviamente dai 3 volte Campioni del Mondo Piquet (1981, 1983, 1987) e Senna (1988, 1990, 1991); ma non è da meno Emerson Fittipaldi che, oltre ai suoi due titoli iridati (1972 e 1973), può vantare due primati che, come abbiamo accennato nel titolo di queste note, nessuno potrà mai portargli via: è stato il primo Campione del Mondo brasiliano di Formula 1 con la Lotus nel 1972 e nel 1974 ha portato la McLaren alla conquista del suo primo titolo iridato.
Emerson Fittipaldi è nato a San Paolo del Brasile il 12 dicembre del 1946; la sua famiglia è di origini italiane, per la precisione lucane; i suoi supporter lo hanno soprannominato “Emmo”, ma anche “O Rato” (“Il Topo”) per la sua caratteristica dentatura.
Nel corso della carriera in Formula 1, durata 11 anni dal 1970 al 1980, ha conquistato la vittoria in 14 Gran Premi.
Trasferitosi negli USA ha vinto due 500 miglia di Indianapolis, un campionato CART e due campionati USAC, risultando così uno dei piloti più titolati nei massimi campionati di monoposto.
La storia agonistica di Fittipaldi inizia con qualche esperienza nel motociclismo per poi passare all’automobilismo nel 1963.
Dopo eccellenti risultati nel paese natale, nel 1969 si trasferisce in Inghilterra per partecipare al campionato di Formula Ford mettendosi subito in luce guadagnandosi un ingaggio per la Formula 3 con la quale conquistò immediatamente il titolo facendosi così notare da Colin Chapman, patron della Lotus, che lo volle con sè prima in Formula 2 e poi nella massima categoria.
Dopo un buon 1970 ed un deludente 1971, finalmente nel 1972, con una serie di ben 5 successi e 3 podi al volante della mitica Lotus 72 nera e oro, a soli 25 anni arrivò il titolo mondiale risultando così il primo pilota brasiliano Campione del Mondo nella storia della Formula 1 conquistando anche il momentaneo primato di campione del mondo più giovane della storia (record superato in seguito prima da Alonso, poi da Hamilton e infine da Vettel). Alle sue spalle finirono Stewart (Tyrrell), Hulme (McLaren) e Ickx (Ferrari).
Nel 1973 arriva secondo in campionato pur penalizzato da una Lotus poco affidabile e dalla concorrenza interna dello svedese Peterson, sostenuto sfacciatamente da Chapman.
Il culmine fu raggiunto a Monza, quando Peterson vinse davanti a Fittipaldi, non lasciando passare il brasiliano che in caso di vittoria sarebbe rimasto in lizza per il titolo.
Il rapporto con Chapman si incrina e a fine anno si consuma il divorzio.
Per il 1974 Fittipaldi si accordò con la McLaren; apparentemente fu un salto nel buio perché fino ad allora la McLaren aveva vinto solo otto gran premi e la M23, pur avendo disputato una buona stagione nel 1973, non aveva ancora mostrato tutto il suo potenziale. Ma Emerson, avendo ben osservato il comportamento della M23 nel corso del 1973, ne intuì le potenzialità e perciò decise di accasarsi con la McLaren.
Fu la scelta giusta in quanto la Lotus si trovò in grande difficoltà.
Il titolo del 1974 fu conteso fra quattro piloti, Fittipaldi, Regazzoni, Scheckter e Lauda, che finirono nell’ordine vedendo perciò Fittipaldi laurearsi campione per la seconda volta e contemporaneamente regalando alla McLaren il suo primo titolo.
Sull’entusiasmo del brillante risultato il pilota brasiliano non ebbe esitazioni nel firmare con la McLaren anche per il 1975 ma purtroppo la rinnovata M23 mostrò grossi problemi di tenuta di strada e quindi il terzo titolo sfumò. Ancora una volta l’ambiente interno al team si deteriorò, Teddy Mayer contattò Hunt e a questo punto Fittipaldi lasciò il team per fondare una propria scuderia, la Copersucar dal nome dello sponsor, ma la monoposto non raggiunse mai un apprezzabile livello di competitività pertanto nel 1981 si trasferì negli Stati Uniti dove ottenne gli ottimi risultati di cui abbiamo fatto cenno all’inizio di queste note.